YOKO, intervista: il nuovo EP “Hyperpop”

YOKO

YOKO, la band rivoluzionaria e cantautoriale, regala “Hyperpop” un EP di grande spessore.

La sensazionale band romana, nata nel 2018, composta da Valentino Puccio, Tiziano Capponi, Marco Marcatili e Mario Gennari, con il suo stile unico è entrata immediatamente nelle più ambite playlist dei principali digital store.

In seguito al successo del singolo “Tra Melbourne e Tiburtina“, è arrivata l’ora di una sorpresa molto bella firmata YOKO, intitolata “Hyperpop” (The Bluestone Records/Talentoliquido/Believe Digital).

La grande personalità di “Hyperpop“, travolge fin dal primo ascolto, l’EP possiede un tripudio eclettico e travolgente di brani pieni di energia.

Abbiamo raggiunto Tiziano Capponi, nel corso dell’intervista ha raccontato segreti e novità degli YOKO, inoltre ha parlato del nuovo Ep, “Hyperpop“.

YOKO

“Hyperpop”, è un condensato di sonorità sbalorditive e di riflessioni autentiche, quale filo conduttore lega i brani? Come avete scelto il titolo del vostro nuovo EP?

Probabilmente il filo conduttore tra i brani è che nascono da esperienze personali, raccontano delle nostre vite, di ciò che ci è capitato. Il titolo lo abbiamo scelto sostanzialmente perché ci piaceva come suonava la parola Hyperpop, sappiamo che è un genere musicale, nel quale però il nostro EP stilisticamente non rientra.

YOKO

YOKO è emblema di innovazione e prestigio, quando è arrivata la vostra attuale formazione? Com’è nato il vostro nome d’arte?

Suoniamo insieme dal 2018. Con Mario e Marco eravamo in classe insieme alle superiori. Finita la scuola ci siamo persi di vista per circa cinque o sei anni, ci siamo ritrovati quando abbiamo deciso di iniziare un progetto musicale insieme. Valentino è stato l’ultimo ad unirsi alla formazione su suggerimento di Marco, col quale aveva collaborato in passato. Il nome YOKO viene da una canzone che fa parte del nostro repertorio e che è ancora inedita, eravamo particolarmente legati a questo brano perché è pieno di tempi dispari e armonie particolari, quindi abbiamo deciso di chiamarci così.

Quando avete iniziato ad avvicinarvi alla musica? Partecipereste a un talent?

Ci siamo tutti avvicinati alla musica nel periodo adolescenziale, chiaramente ognuno di noi ha fatto esperienze musicali diverse durante il suo percorso formativo. Partecipare ad un Talent? Boh, forse siamo un po’ vecchi per questo genere di format, se dovesse presentarsi l’occasione sicuramente pondereremo la cosa.

Le tracce contenute in “Hyperpop” sono dense di emozioni, quanto sono autobiografiche?

La componente autobiografica è totale, tutti i brani raccontano di esperienze che abbiamo vissuto ed elaborato, dal primo all’ultimo.

Come nascono i vostri brani? Arrivano prima le parole, o le melodie?

Non esiste propriamente un modo prestabilito, a volte nascono prima i testi sotto i quali scriviamo la musica, altre volte avviene il contrario, altre volte ancora si suona in saletta e si sviluppano le due cose simultaneamente. Per quanto riguarda gli arrangiamenti proviamo continuamente le canzoni, fino allo sfinimento, cercando di trovare le soluzioni migliore per far convivere le idee musicali di tutti e quattro.

YOKO

Ascoltando i vostri brani spicca immediatamente la vostra straordinaria originalità, quali artisti hanno influenzato il vostro background artistico?

Credo sia difficile dire con precisione quali sono gli artisti che ci hanno influenzati, perché essendo un gruppo siamo la somma di quattro esperienze musicali differenti. I nostri background musicali interagiscono tra di loro nella fase creativa e quello che poi viene fuori siamo noi, gli YOKO. Credo che sia nostro interesse non assomigliare a nessuno, vorremmo essere riconoscibili il più possibile.

La vostra musica si può identificare in un genere soltanto vostro, estremamente innovativo e rivoluzionario, in quale emozione rispecchiate più assiduamente i vostri brani musicali?

Più o meno tutti i nostri brani sono caratterizzati da una certa aggressività, che è una sorta di mezzo per sfogarsi evitando di implodere, quindi se proprio dovessi accostare un sentimento alla nostra musica direi un qualcosa tipo “Senso di liberazione”.

Sanremo è alle porte, seguirete la kermesse Sanremese? Partecipereste alla gara canora? Quale brano del festival della città dei fiori portate nel cuore?

Personalmente (Tiziano), non ho mai seguito Sanremo, non so gli altri e credo che il nostro progetto sia poco in linea con gli standard del programma. Certo, se dovesse capitare di avere la possibilità di parteciparvi sarebbe una grande occasione per un gruppo emergente come noi, quindi semmai arriverà una proposta vedremo il da farsi.

Siete una delle migliori proposte dell’attuale panorama indie-rock italiano, con quali artisti vorreste collaborare in futuro?

Fammi pensare, Mario probabilmente vorrebbe collaborare con David Gilmour, Valentino immagino o con Slash o con Elisa magari, che so piacergli molto. Quindi per rimanere con i piedi per terra dico che vorrei collaborare con Elvis Presley.

Qual è il luogo perfetto per il vostro concerto ideale?

Adesso che siamo dei perfetti sconosciuti il luogo ideale è ovunque purché ci sia un pubblico, se parliamo del luogo dei sogni ti direi l’Olimpico o un qualsiasi stadio gigante da riempire di persone.

A distanza di circa un mese dall’uscita del singolo “Tra Melbourne e Tiburtina”, come avete vissuto il grande successo che ha catapultato il brano nelle classifiche?

Siamo contenti che “Tra Melbourne e Tiburtina” sia piaciuta, le canzoni nascono dalla necessità di tirare fuori qualcosa che hai dentro, sono un mezzo comunicativo. Se il pezzo arriva alle persone e queste riescono a farlo proprio allora si può essere solo contenti di questa cosa.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

Sicuramente scrivere e lavorare a nuova musica, dedicarci alle performance live e magari progettare l’uscita di un album intero.