Veronica Vitale, intervista: “La musica è arrivata nella mia vita come un miracolo”

Veronica Vitale

Veronica Vitale, artista italo americana, poliedrica e folgorante, è unica, autentica ed estremamente emozionante.

La musica di Veronica Vitale dona un contributo importante, scalfisce in maniera indelebile, trasmette messaggi emblematici lasciando un segno indelebile nell’anima.

Veronica Vitale I-VEE è una cantautrice, compositrice, pianista e produttrice musicale d’avanguardia appartenente alle correnti di pensiero del nuovo futurismo, ultra-dinamismo ed avant-pop. Inoltre è imprenditrice per l’industria discografica statunitense, attivista per i diritti dell’infanzia, per l’emancipazione femminile e per lo sviluppo sostenibile, socialmente impegnata nella lotta contro il bullismo e l’abuso di potere. Si afferma prima in Germania nel 2010 con l’album di debutto “Nel mio bosco Reale“, per il quale ha ricevuto il riconoscimento di artista internazionale al Der Musikmesse International Press Award MIPA. È stata l’unica voce italiana coinvolta nella campagna di raccolta fondi “Song’s for Japan” promossa da Lady Gaga a supporto delle vittime dello tsunami e del terremoto di Fukushima del 2011. Successivamente la versione acustica del brano “Under the Sky of Another Dream” ha visto la partecipazione straordinaria di Leon Hendrix, fratello di Jimi Hendrix.

Veronica Vitale


Ha collaborato con la vincitrice di American Idol Jess Lamb & The Factory, producendo i brani “Lovers on the Run” e “Sweet Dreamer”, che si aggiudicano il Cincinnati Entertainment Awards nel 2016. Dal 2013 al 2018 ha collaborato con il Maestro Stelvio Cipriani nella composizione di “Catechismo della Chiesa Cattolica” di Gjon Kolndrekaj ed è stata selezionata come voce ufficiale del nuovo remake di “Anonimo Veneziano – To Be The One You Love”. Durante la pandemia, compone la preghiera per l’umanità “Hymn To Humanity”, poi rilanciata in una versione corale che unisce oltre 200 voci, una per una nazione, e 25 lingue differenti per un messaggio di pace e fratellanza universale. Fonda “Artist United – Organizzazione Non Profit e Piattaforma Artistica gratuita” per coinvolgere artisti di ogni nazione in progetti per il sociale. È stata la prima artista italiana indipendente a firmare negli Stati collaborazioni esclusive con alcuni dei nomi leggendari del panorama americano, da Bootsy Collins all’artista multi-platino The Mad Stuntman, passando per Ouiwey Collins. A settembre 2021 torna nel suo Paese d’origine con il brano “Transparent”. Il 12 novembre 2021 pubblica il brano “Nobody Is Perfect” con Bootsy Collins, brano che ha ricevuto endorsement dal padre di Micheal Jackson, Joe Jackson.

Il nuovo Ep di VERONICA VITALE I-VEE, “NOBODY IS PERFECT EXPERIENCE“,  contiene il brano “NOBODY IS PERFECT” con BOOTSY COLLINS, il bassista leggendario di James Brown e special guest di “An Evening With Silk Sonic”, il nuovo progetto del duo Bruno Mars e Anderson .Paak.

NOBODY IS PERFECT EXPERIENCE” è disponibile su tutte le piattaforme streaming e in digital download.

Abbiamo raggiunto Veronica Vitale, nel corso dell’intervista si è raccontata mostrando una sua versione inedita, abbiamo chiacchierato toccando diversi punti della sua fantastica carriera e ci ha raccontato aneddoti segreti del suo nuovo Ep “NOBODY IS PERFECT EXPERIENCE“.

Veronica Vitale


Sei un’artista eclettica e internazionale, compositore, pianista e music producer d’avanguardia e dell’arte generativa. Quando hai iniziato ad approcciarti al mondo della musica? C’è stato un momento in cui hai compreso la sua valenza nella tua vita?

La musica è arrivata nella mia vita come un miracolo, mi ha salvato da bambina e continua a farlo oggi. È iniziato tutto con un pianoforte che arriva, mentre il resto del mio mondo scompariva. Con l’arte, la musica e la cultura ho capito che si può guarire dalla solitudine, dall’ipocrisia della gente, dall’odio e fare di un’anima devastata, una cattedrale.

Il tuo genere musicale si colloca nel settore del pop/rock d’avanguardia e della musica alternativa e sei tra i fondatori della “Musica Liquida”. Quali sono gli artisti che hanno influenzato il tuo background artistico? 

Nel mio background ci trovi ingredienti sparsi, musica celtica e colonne sonore, cui amore è nato attraverso le pubblicità che guardavo da casa di mia nonna. Secret Gardens, Johnny Cash, Seven Lions, Eminem, Lacuna Coil, Linkin Park, Roberto Cacciapaglia, Lana del Rey, Hans Zimmer, oggi ascolto Kid Laroi, The Girl in Red, Billie Eilish e tanto lo-fi e bedroom pop.

Sei una grande attivista per i diritti dell’infanzia, per l’emancipazione femminile e per lo sviluppo sostenibile. Quanto avverti la responsabilità di intraprendere un cammino decisivo e incisivo lanciando messaggi così rilevanti?

Avverto questa necessità come un dolore. Non puoi guardare dall’altra parte.

Hai firmato il tuo primo contratto discografico nel 2010 a Francoforte, cosa diresti alla te stessa del passato con la consapevolezza di oggi? Cosa provi quando riascolti la tua musica?

Vorrei mandare in una capsula del tempo, l’abbraccio che nessuno mi ha dato. Frankfurt am Main rappresenta il mio debutto professionale. È stato il momento più gelido della mia intera carriera artistica.

Sempre nel 2010 hai pubblicato il tuo album di debutto in italiano, “Nel mio bosco Reale”, per il quale hai ricevuto un grande premio. Cosa hai provato quando hai ricevuto il riconoscimento di artista internazionale al Der Musikmesse International Press Award MIPA 2011?

Per capire quel giorno, devo aprirti una porta secondaria. Da piccola, in prima media, sono stata vittima di bullismo, rientravo tra quei bambini messi da parte, non tra i favoriti, dovevo essere lasciata così, isolata e senza speranze. Durante l’ora di musica non mi facevano toccare le tastiere, e mi venivano dedicate solo parole denigranti. Un giorno in particolare, usando lo stereo della scuola, le mie compagne di classe misero un CD e la canzone che suonava in aula era “Big World” della cantante svedese Emilia. Io dissi soltanto: “che bella canzone” e le bambine mi misero subito a tacere: “Stai zitta tu! Torna a studiare, che non capisci niente di musica…tu sei pazza e non sei capace.” – Certo, in occasione della trentunesima edizione della Musikmesse tedesca, PRG LEA Live Entertainment e DRUM Awards ho ricevuto un importante riconoscimento, ma la verità è che quel giorno, esattamente il 9 aprile del 2011, sul grande palco nella ‘Festhalle’ alle 3 del pomeriggio, io festeggiavo i traguardi della mia vita proprio insieme ad Emilia, la cantante del brano “Big World” alla quale consegnai il premio “Best Female Voice 2011” e che portò via con sé il mio album di debutto. Un riconoscimento diventa inestimabile soltanto, se accompagnato da una storia di valore.

Sei stata coinvolta come unica voce italiana nella campagna di raccolta fondi “Song’s for Japan” promossa da Lady Gaga a supporto delle vittime dello tsunami e del terremoto di Fukushima del 2011. Cosa ricordi dell’esperienza?

La lezione più grande, ovvero che la felicità non ci appartiene, è nostra ospite solo per un po’, non ci è dovuta, è di passaggio. Il mio brano “Il Cielo” girato nelle riserve del WWF, parla della ciclicità della vita, come nei versi: – “ogni goccia di pioggia che impara a cadere, ritrova la sua nuvola” – o della meraviglia, e spiega che siamo tutti responsabili del nostro futuro, tutti interconnessi e legati l’un l’altra.

Hai ricevuto il premio della critica al Concorso Internazionale di Winnenden nel 2014 per il “Gitarren statt Knarren Music Award”, cosa ha rappresentato? Come hai vissuto un riconoscimento talmente significativo?

Composi il brano in due giorni. Per me ha rappresentato l’ultimo traguardo in Germania e l’inizio della mia avventura oltreoceano, tra Seattle, Los Angeles e Cincinnati.

La tua versione unplugged del brano “Under the Sky of Another Dream” ha visto la partecipazione straordinaria di Leon Hendrix, fratello di Jimi Hendrix, alla chitarra. Com’è nata la vostra collaborazione?

Seattle, Washington, Glenn Coggeshell era il mio nuovo manager ed allo stesso tempo, manager di Leon Hendrix. Fu lui ad inviargli il brano mentre erano in studio.

In seguito hai debuttato in qualità di produttrice esecutiva a Cincinnati con Bootzilla Productions realizzando “Inside The Outsider” progetto editoriale, cinematografico e discografico di timbro statunitense, in uscita nel 2022. Com’è stato cimentarti in un mondo nuovo?

“Nel mio campo, ci pianto ciò che voglio”… (In my field, I plant what I want)…. Lo scrissi sulla porta del mio primo studio. Mi sono sentita libera, padrona del mio tempo. Mentre vivevo a Seattle, ero alla ricerca di qualcosa, prevalentemente di me stessa e della mia identità artistica, ma da direttore e produttore esecutivo, ho potuto muovere il passo verso l’avanguardia. Appartenevo ad un mondo che ancora non era accaduto, e che perciò nessuno poteva raccontare, e così l’ho dovuto costruire da me, da zero. Sono un’artista avanti nei tempi, a volte anche di decenni. È doloroso. Lavoro inoltre “meticolosamente” e con “etica” da perfezionista, ma con una bussola morale inflessibile. A Cincinnati ho costruito la mia squadra per intero, dal 2015 in poi. Quando scrivono o dicono “cantante” o “cantautrice” mi incazzo, perché non mi rispecchia. Innanzitutto sono pianista e compositore di colonne sonore, ho un approccio alla musica cinematografico. Ho lavorato e sacrificato tantissimo per diventare l’artista che sono oggi. Un guerriero, non il suo schiavo. Sono cresciuta tra le crepe.

Hai ricevuto dal sindaco di Cincinnati, John Cranley, e da Boozilla Production il premio Act of Lovingkindness Award 2015 con il titolo di “Ambasciatore del Movimento Groovemints Girls” Come hai vissuto la premiazione?

Come momento di accettazione da parte della comunità afro-americana di Cincinnati, ma in generale della città di Cincinnati, Ohio.

Sei stata la prima italiana a supportare il progetto radiofonico del Children Hospital Health Care dell’Ohio, un progetto dedicato all’infanzia e multiculturalismo. Insieme ai medici del Children’s Hospital, hai registrato il tuo battito di cuore per il brano “Pulse of Light” Com’è stato aderire al progetto?

Stavo perdendo al vita nel 2016. Appena in piedi,ho voluto registrare il battito del mio cuore lì, e sostituirlo alla batteria di uno dei miei brani per consegnare a chi mi ascolta non solo una canzone, ma la mia vita. Il progetto con gli studi di Ryan Seacrest installati al Children’s Hospital di Cincinnati, non sono stati di semplice approccio, l’ambiente è asettico e non puoi avvicinarti ai bambini, seiseparato da un vetro, spesso ti guardano solo dalla televisione che è nelle loro camere, ma tu sei lì, pochi muri lontano. C’è tanta vita che scorre, arriva e se ne va mentre ti esibisce in un ospedale. Decisamente la cosa più difficile che abbia fatto. Lì devi diventare come Pegaso.

Nel 2018 hai registrato a Miami il singolo “World Travels” in duetto con The Mad Stuntman Reel 2 Real. Com’è nato il brano?

Ho composto un brano particolare, ambientato in un futuro distopico. In Italia se ne è scritto parecchio nel 2019. Io e Mark Quashie siamo nati lo stesso giorno di Gennaio. C’è un lungo episodio dedicato a questa produzione, disponibile anche su Youtube.

Hai lavorato con il Maestro Stelvio Cipriani nella composizione del progetto “Catechismo della Chiesa Cattolica” di Gjon Kolndrekaj, cugino di Madre Teresa di Calcutta. Cosa porterai con te della vostra collaborazione?

Io ed il Maestro Stelvio, siamo stati grandi amici dal 2013 fino alla fine. Mi ha insegnato tutto ciò so oggi in tema di orchestrazione.

Nel 2019 hai intrapreso la spedizione “25,000 Miles Across America”, percorrendo 40.000 chilometri su strada dall’Atlantico al Pacifico attraversando 25 Stati, per realizzare il docufilm “La Lunga Strada Verso La Felicità” com’è stato vivere un’esperienza così d’impatto? Quando uscirà il docufilm?

Il docufilm deve essere visionato dal nostro studio legale e team advisors prima di una data di pubblicazione, è un progetto crudo, con temi ed argomenti spigolosi, diretti, unfiltered, dedicati al successo, di chi ce la fa da solo, senza compromessi. La spedizione on the road che ha accompagnato alcune scene, ha mostrato aspetti dell’animo dell’artista sotto fatica che il pubblico ignora. La regola è stata fin da subito “si gira sempre senza tagli, filtri e censure”. C’è di tutto.

Ai tempi del coronavirus, hai composto la preghiera per l’umanità “Hymn To Humanity” in risposta all’Emergenza Covid-19 ed all’incombente isolamento della quarantena, un prorompente invito a non perdere mai la speranza. La preghiera è stata rilanciata in una versione corale con oltre 200 voci e 25 lingue, come hai selezionato le voci? Quanto credi che la speranza sia la scintilla della vita?

Sono stati accettati tutti, nessuna selezione, ognuno con pari opportunità e visibilità. Quello che è accaduto con Hymn to Humanity, mi ha dato più di quanto qualunque ufficio stampa, manager e manovra di promozione avrebbe mai potuto offrirmi, in aggiunte alle grandi emozioni umane e motivazionali, e di sincero apprezzamento che ho ricevuto. Un’umile lezione sul “dai e ti sarà dato”, perché quando fai spazio agli altri, respiri meglio anche tu. Abbiamo creato una comunità proattiva, in continuo sviluppo e crescita, persone da tutto il mondo, motivati soprattutto dalla speranza per un mondo migliore.

Hai fondato “Artist United – Organizzazione Non Profit e Piattaforma Artistica gratuita” per coinvolgere artisti di ogni nazione in progetti per il sociale. Quanto conta per te l’inclusività?

Artist United, esattamente la comunità proattiva di cui ti parlavo. Ci si sostiene a vicenda, non ci si scredita, mettiamo a disposizione degli altri le nostre skills ed a volte avviamo raccolte fondi per determinati eventi, con la certezza e testimonianza che quei soldini non si “perdono per strada”. È bello far del bene ma venir coinvolti ed essere presenti nelle nostre stesse azioni. Partecipare ecco. C’è apprezzamento reciproco in Artist United. Se non sei inclusivo, discrimini, dividi, io non voglio far questo nella mia vita. Vorrei dar voce al valore della differenza.

Sei co-produttrice insieme al regista californiano Patrick J. Hamilton del progetto “Prismatic Dojo – La Teoria di Tutti I Colori”, un esperimento visivo e sonoro di musica aurea ed “healing frequencies” zen, psicologia dei colori, energia e vibrazioni che cercano di unire sinfonia e sintonia. Qual è la tua formula segreta per ricercare l’equilibrio che conduce verso la serenità?

Essere diretti, sinceri, soprattutto con noi stessi. Accorgersi delle mancanze, capire le nostre fortune, accettare le nostre sconfitte e vulnerabilità. Ascoltare la voce che abbiamo dentro, che non urla, sussurra. Purtroppo ogni giorno, faccio i conti con molti demoni personali.

Da diversi anni collabori con il cantante e bassista statunitense Bootsy William Collins e con l’artista multi-platino The Mad Stuntman. Cosa provi a lavorare con artisti del loro calibro? Cosa ti hanno insegnato?

A loro, la stampa, chiede la stessa domanda ma inversa. E proprio loro, mi hanno insegnato a rispondere a domande come questa (Smile!)

A settembre 2021 sei tornata nel tuo Paese d’origine con il brano “Transparent”, un canto di rinascita e difesa contro ogni forma di bullismo, abuso di potere e di autolesionismo. Com’è nato “Trasparent”? Quanto sono autobiografici i tuoi testi?

Non ritorno, ma “transito” in Italia e lo dico perché dopo 10 anni di carriera ormai appartengo al resto del mondo. TRANSPARENT è un brano contro chi cerca di annullarci. In ogni brano originale c’è sempre un po’ dell’artista e della sua storia, altrimenti non parliamo di opera, ma di riproduzione dell’opera, che non ha niente a che vedere con l’autenticità. TRANSPARENT è il mio gladiatore che entra nell’arena. Epico, alienato, distinto, è un brano contro il bullismo, ma anche l’abuso di potere. È inoltre composto su una frequenza, di 417 Hz, un solfeggio noto per guarire da traumi del passato.

Da domenica 21 novembre hai pubblicato “NOBODY IS PERFECT EXPERIENCE”, il tuo nuovo Ep contenente il brano “NOBODY IS PERFECT” con BOOTSY COLLINS, il bassista leggendario di James Brown e special guest di “An Evening With Silk Sonic”, il nuovo progetto del duo Bruno Mars e Anderson .Paak. Come ha preso forma il disco? Cosa hai provato collaborando con artisti come Bootsy Collins?

Bootsy è il mio papà artistico, averlo al mio fianco mi ha cambiato la vita. Diciamo che gli Stati Uniti in realtà mi hanno cambiato la vita per sempre. Non c’è stato un solo giorno in cui non mi son sentita una importante, di valore, un’artista con la A maiuscola, ricevo la stessa dignità che ogni giorno dedico all’arte, mentre in Italia, cercano di farmi dimenticare puntualmente chi sono. Non è una cosa che apprezzo molto. Nell’oppressione non si vive bene. Nemmeno circondati da invidia. Crescendo ho vissuto in posti dove l’invidia di alcuni, soffoca talmente tanto la tua esistenza, da farti pensare che ad un assassino come un male minore.

“NOBODY IS PERFECT EXPERIENCE” contiene “Nobody Is Perfect”, è una canzone che racconta di un drammatico addio tra un padre e una figlia, quanto credi che la perfezione si raggiunga non confrontandosi con gli altri ma semplicemente restando fedeli a se stessi?

Sono un’artista meticolosa, che “tende” alla perfezione tecnica, certamente, tramite estenuante esercizio fisico, emotivo, sociale e psicologico, ma preferisco di gran lunga l’idea di “armonia”, non di perfezione. La perfezione non esiste, come dice il mio brano, come nella seconda traccia appunto con “nessun corpo è perfetto”. La stessa “felicità arriva solo in acqua salata, assaporata su labbra tagliate” suggerisce il testo.

La versione “Liquid Fluid”, è caratterizzata da sonorità spaziali che si collocano all’interno di un genere musicale futurista di cui sei pioniere e firmataria del Manifesto dell’arte. In quale emozione rispecchieresti il genere “Musica Liquida e Genere Fluido”?

Stupore, estasi ed empatia. La musica liquida fluida, nel suo avant-pop caratteristico cinematografico, è un’esperienza trascendentale. Supera un certo grado di normalità. Ed io non sono mai stata normale.

L’Ep include tre commentaries (commentari) in cui ripercorri le fasi di produzione della traccia, racconti il messaggio lodevole contenuto nel brano, promuovi il concetto di una nuova estetica della musica, più inclusiva e meno stereotipata, lontana da filtri e canoni di bellezza dettati dalla moda e dai social network, che porta ad una coraggiosa e consapevole accettazione della realtà. Quanto ritieni sia fondamentale amare se stessi ed esprimersi liberamente senza lasciarsi egemonizzare dalle mode?

Non mi fido delle persone che non amano se stesse e tuttavia mi dicono: “Ti amo”. C’è un detto africano che dice: “Fai attenzione quando una persona nuda ti offre una camicia!”.

Cosa rappresentano il mondo dei social network nella tua quotidianità?

Un luogo in cui condividere le pagine del mio Diario Di Bordo e restare in contatto con il linguaggio e “l’estetica” di tutte le generazioni. Amo molto il vaporwave ad esempio, l’astrattismo, l’arte generativa, e futurista. Sto conoscendo tantissimi artisti indipendenti, di ogni settore, anche grafici, davvero in gamba con i quali mi piacerebbe collaborare.

Hai viaggiato moltissimo, qual è il posto più bello dove hai tenuto un concerto?

O.C. Tanner Amphitheater in Zion National Park, Utah

Qual è il tuo più grande sogno nel cassetto?

Ho deciso di non avere cassetti. Solo mensole. Così i sogni li tengo a vista

Quali sono i tuoi prossimi progetti per il futuro?

In diem vivere.