Thelegati, il nuovo album “Senza Paura”, intervista: “tutto richiama al LEGAME che c’è tra di noi che ci consideriamo fratelli, sin da prima che suonassimo”

Thelegati

Thelegati, composti da Cefrone (voce e chitarra), Pelo (voce e basso), LaBionda (batteria), si contraddistinguono fortemente nell’attuale scenario musicale con attitudine punk e sonorità che spaziano dallo stoner al garage rock. Abbiamo raggiunto i Thelegati per un’esclusiva intervista.

Siete vulcanici e originali, come ha preso forma la vostra formazione odierna?

Tutto parte dal 2013 quando eravamo ancora un quartetto, volevamo suonare il blues, il rock’n’roll sempre in napoletano poiché è la lingua che parliamo quotidianamente e quindi quella più facile per far capire determinati concetti. Rimasti in tre per uscita del tastierista dovevamo scegliere se rimpiazzarlo o se continuare in trio e quindi andare a modificare quella che era la nostra idea iniziale, e così con calma e dedizione e soprattutto tanto lavoro è uscito fuori il nostro stile odierno, che molti definiscono originale e noi ne siamo molto fieri.

Qual è la genesi del nome “Thelegati”?

Il nome Thelegati ha più di un senso, nasce prima ancora del progetto stesso, all’inizio che suonavamo Ciro LaBionda (batterista) era un “novellino” suonava lo strumento da meno di un anno ed i nostri amici quando ci esibivano erano soliti a gridargli tra un pezzo e l’altro “stai tutto legato” per il suo modo impacciato di suonare. Una volta formato il progetto abbiamo deciso di tenere questo nome però passando da The Legati (i legati) a Thelegati (Delegati) in quanto ci piaceva definirci “i delegati del blues”. In più tutto richiama al LEGAME che c’è tra di noi che ci consideriamo fratelli, sin da prima che suonassimo.

In quanto tempo è nato il vostro nuovo album?

Come detto sopra, all’inizio eravamo un quartetto, ed avevamo le idee molto chiare su quello che volevamo fare, quando poi ci siamo ritrovati in tre abbiamo dovuto capire come e dove arrivare, cosa fare, come farlo e la prima cosa uscita fu un EP live (Laceno Lake Session) che ci ha dato l’input per capire chi volevamo essere e subito dopo ci siamo messi a lavorare sulle canzoni nuove. Il disco è stato scritto in due anni più o meno, in cui, nel frattempo, abbiamo dato molta più importanza ai Live (nostro punto di forza) in più bisogna aggiungere altri due anni di pandemia che ci ha fermato del tutto per un totale di 4 anni.

A chi dedicate “Senza Paura”?

Premesso che “Senza Paura” è anche il titolo di una canzone del nostro primo disco, una canzone mai suonata dal vivo perché troppo emotiva, la canzone fu scritta per Fabio il fratello di Cefrone (chitarra/voce) primo vero fan del gruppo che ci ha lasciati a soli 36 anni quando eravamo pronti al debutto, poi a tutte le persone che in tutto questo tempo continuano a supportarci e a darci la forza di continuare, lo dedichiamo a noi che ancora oggi “senza paura” facciamo tantissimi sacrifici per portare avanti il progetto.

Qual è il filo conduttore che lega le tracce che compongono il disco “Senza Paura”?

Considerando che lo abbiamo scritto mentre compivamo trent’anni, il filo conduttore è proprio quello, la fine dell’adolescenza, l’ingresso nel mondo adulto, il vivere in una città che amiamo ma che poco ti da, il lavoro, la gente che più spesso ci ripeteva “andatevene via da qua, se no non potete fare niente”, l’amore, insomma come sempre scriviamo di tutto quello che ci accade o che vediamo, possiamo dire che il filo conduttore è la vita

In quale emozione vi rispecchiate quando siete sul palco?

Solitamente rabbia, frustrazione ma anche spensieratezza, diciamo che ci piace sfogare tutte le nostre emozioni quando siamo sul palco.

Qual è il motto che sposate più assiduamente?

Un motto vero e proprio non sapremmo dirlo, ma una cosa possiamo dire per certo è noi sposiamo la sincerità/realtà, non fingiamo mai come siamo nella vita di tutti giorni così siamo in sala, sul palco, sul disco, non ci piace vedere o far vedere quello che non siamo o scrivere di qualcosa che non ci appartiene.

Progetti futuri?

Sicuramente suonare, dal vivo, tanto, portare la nostra musica più lontano e a più persone possibili, sempre che sia di loro gradimento.

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