Riccardo Bianchini, intervista:”ho iniziato ad ascoltare musica da adolescente perdendomi nei primi Pink Floyd e il mio cuore è rimasto lì. Sarei curioso di vedere cosa suonerebbe oggi Syd Barrett”

Riccardo Bianchini

RICCARDO BIANCHINI, trasversale e profondo, pondera con talento e carisma le sue opere contrapponendo sonorità innovative capaci di ammaliare immediatamente.

O è il primo singolo estratto da SALDO MI PONGO NELL’ESISTENZA, album in arrivo a breve, frutto delle sperimentazioni sonore dell’avvocato/musicista, nonché colonna sonora delle speculazioni raccolte nel libro omonimo, dedicato all’opera di RUDOLF STEINER, fondatore dell’antroposofia e pensatore decisamente “laterale”.

RICCARDO BIANCHINI pubblica il proprio primo singolo O e inizia il percorso che porterà a un disco e a un libro che metteranno pienamente in luce una personalità multiforme e decisamente singolare.

Così come non usuale è il lavoro musicale di RICCARDO BIANCHINI, che sceglie un brano strumentale dalla partenza tranquilla ma dall’evoluzione quasi epica, per preannunciare un album che sarà capace di accendere l’interesse.

Abbiamo raggiunto RICCARDO BIANCHINI per un’esclusiva intervista.

In quale emozione ti rispecchi quando canti?

La sorpresa.

Qual è il tuo primo ricordo legato al mondo della musica?


Un concerto dei Nomadi. Quelli veri, con Augusto Daolio. Ero molto piccolo, stavo sulle spalle di mio padre durante una festa dell’Unità. Non capivo praticamente niente di quello che stava succedendo, vedevo tante persone intorno, delle luci sul palco, suoni a un volume troppo alto e avevo sonno. Ma ero felice di essere lì.

Qual è la matrice alla base del tuo nuovo singolo?


E’ un brano strumentale, che racconta una storia che si ripete arricchendosi di nuove voci, girando su se stessa. E nel rimanere dove si trova, vuole spingerti un po’ più avanti. La nostalgia è la base di questo brano.

A chi è rivolto il brano “O”?


A nessuno in particolare e quindi a chiunque. Il brano vuole essere una trasposizione musicale del suono della lettera “o”. Va inteso come una delle possibili storie che si riallacciano a un suono che è spiritualmente collegato all’abbraccio e alla morbidezza, come alle loro polarità della chiusura e del fermarsi. Il brano è rivolto alla parte accogliente di ciascuno di noi.

Qual è il motto che sposi maggiormente?


O hai una soluzione, o sei parte del problema.

Con quali artisti vorresti realizzare un feat.?


Se devo sognare a occhi aperti, lascio da parte anche le barriere dello spazio-tempo: Syd Barrett. Ho iniziato ad ascoltare musica da adolescente perdendomi nei primi Pink Floyd e il mio cuore è rimasto lì. Sarei curioso di vedere cosa suonerebbe oggi Syd Barrett.

Come vivi i social?


Come un male necessario, come del resto quasi ogni cosa che usiamo quotidianamente, dall’osso impugnato dallo scimmione di Odissea nello spazio usato per spaccare altre ossa in avanti.

Progetti futuri?

Non pochi, forse troppi. Insieme all’album di cui fa parte il singolo, sta uscendo in questi giorni anche un romanzo biografico che porta lo stesso titolo dell’album. Sono due progetti collegati: la storia raccontata nel libro e la sua controparte musicale, che è quasi completamente strumentale. Poi c’è un intero lavoro, totalmente diverso, cantautorale, che era quasi finito nel marzo 2020 con lo studio di registrazione già fissato: il mondo si è fermato e mi sono dedicato ad altro. Spero di riprenderlo in mano presto.