Mimmo Cavallo, intervista: “non scordo certo il rapporto con Mia Martini e tutto quanto ci accomunava poi naturalmente devo menzionare l’amico Zucchero col quale con “Vedo Nero” siamo arrivati primi in classifica”

Mimmo Cavallo

Mimmo Cavallo, artista talentuoso e poliedrico, nato a Lizzano, in provincia di Taranto, intimista e originale, è uno dei cantautori più straordinari.

Il magazine Emozionienozioni ha raggiunto Mimmo Cavallo per un’esclusiva intervista.

Il tuo nuovo singolo segna un momento molto particolare, come vivi il tuo ritorno sulla scena discografica?

Ogni viaggio ha le sue pause, le interruzioni, il buio, non c’è sempre il sole. Ma in ogni esilio i sensi sono sempre vigili anche nei momenti di stasi. Per cui si continua a scrivere. Le canzoni arrivano da sole anche se intorno a te intanto sono passati gli anni, tutto è cambiato e  può sembrare che il mondo non ii appartenga più. Riemergere è una specie di deja vu, come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Il “Marenauta” è sempre lo stesso ragazzino di “Siamo Meridionali” di tanti anni fa. Non c’è più l’irruenza giovanile. Il tempo ci ha insegnato ad avere pazienza, a sapere aspettare.

Mimmo Cavallo

In quale emozione ti rispecchi quando riascolti i tuoi brani?

Riascolto  i miei brani sempre cinicamente, come se li avesse scritti un altro. Provo a vedere se mi ridanno sempre la stessa emozione del primo concepimento. C’è un momento, inizialmente, in cui il brano anche se , in maniera confusa,  è già in te. Occorre solo il mestiere per tirarlo fuori, proprio come fa uno scultore davanti a una pietra, o uno pittore di fronte a una tela vuota. L’idea che ti frulla nella testa già ti dà un’emozione. La realizzazione poi può cambiarne in meglio o in peggio l’esito. A volte parti da un’idea, segui un percorso e finisci da tutta un’altra parte. E questo è bellissimo. Ecco riascoltare i brani è rivivere quei momenti, tutto il processo creativo e meravigliarsi di esserne stati capaci.

Come ha preso vita il brano “‘U VURPE”?

Il brano “U Vurpe nasce dopo la lettura di “ Dal molo. E memorie di un vecchio sarago” , un libro di Marco Tarantino. Il pezzo gioca su l’antropomorfismo uomini-pesci. C’è una linea di galleggiamento che divide i due mondi. Sotto il mare, sopra la città. Ma i personaggi che lì vi abitano sono simili. Sono biografie di vite perse e disperse tra i fondali come nelle “postierle” (le viuzze della Taranto vecchia). E’ la voce del popolo nel suo idioma, ecco perché uso anche sprazzi di dialetto. È un teatro, un microuniverso. La vita di una città che tutti amiamo e che, come il puntino rosso di una vecchia TV,  in noi non riesce a spegnersi …” tu no’ te stute mai” , dico  infatti rivolto alla mia città.

Qual è il messaggio principale che hai scelto di veicolare attraverso il tuo nuovo singolo?

Nel CD “Dalla Parte delle Bestie” ( il mio lavoro precedente) parlavo degli ultimi, i bastiancontraire. Probabilmente anche questo lavoro, che uscirà in autunno, in fondo ha la stessa poetica del precedente. Gli “scungegnate”, quelli fuori dal coro, m’affascinano. Anche il nostro mare bellissimo e ferito fa parte di questo discorso. Cerco di entrare nel mosaico della città, nelle viscere 00del nostro territorio ascoltando le voci della gente, il suo idioma…il nostro universo è come un iperluogo di una città inabissatasi che urla la propria dignità. Di questo parlo attraverso le mie canzoni.

A chi è rivolto il brano “‘U VURPE”?

Sembrerebbe rivolto ai tarantini dal momento che parlo di Taranto. In realtà è sempre il Sud l’argomento-faro che mi indica la direzione e che mi ispira. Ogni granello di tutto il sud del mondo ha lo stesso problema. A parer mio contro una certa omologazione è necessaria l’autenticità originale, locale dei luoghi, delle culture differenti. Il sud è ancora tenuto al chiodo. C’è una volontà politica che continua colpevolmente a trascurarlo, non comprendendo le sue potenzialità enormi. Credo che in ultimo sarà il sud a sollevare l’Italia. Tempo aL tempo.

Sei autore di canzoni portate al successo da artisti del calibro di Mia Martini, Gianni Morandi, Zucchero Fornaciari, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni, Loredana Bertè, Syria e Al Bano. Quale aneddoto ricordi particolarmente delle tue innumerevoli collaborazioni?

Canzoni mie interpretate, da altri artisti in realtà erano brani che avevo scritto per me. Sono particolarmente legato a “Caffè nero bollente” (Mannoia) perché è il primo pezzo che ho partorito ma non scordo certo il rapporto con Mia Martini e tutto quanto ci accomunava poi naturalmente devo menzionare l’amico Zucchero col quale con “Vedo Nero” siamo arrivati primi in classifica. E ancora Enzo Biagi. Proprio con quest’ultimo nel primo incontro chiesi al maestro dove fosse nato “ di Lizzano” rispose lui. La risposta mi sorprese non poco perché anch’io ero di Lizzano e non conoscevo la sua famiglia. Dopo un attimo di stupore la situazione venne chiarita in quanto io sono nata a Lizzano provincia di Taranto, lui a Lizzano provincia di Bologna. Ci mettemmo a ridere e fu un momento particolarmente esilarante.

Qual è il motto che sposi più assiduamente?

Ho cercato una logica nella vita per questa insensata vastità dell’universo. Sono affascinato da questi temi scientifici… il cosmo, la luce, il mondo dei quanti. Divoro libri e libri sull’argomento cercando una risposta che forse non c’è. E allora? Ecco, forse occorre vivere senza porsi domande…come fanno le formiche, gli animali. Vivere e basta. Sarebbe questo il motto. Ma poi mi vengono le canzoni e le canzoni, in un certo senso, somigliano alle preghiere. E allora “vivere e basta” non funziona più.

Progetti futuri?

Dopo “U Vurpe, in  agosto,  ci sarà  un altro brano dedicato a Mia Martini che anticipa il vinile in uscita in autunno. Poi, a parte i vari concerti, per l’anno prossimo conto di realizzare un altro LP con un video per l’estate. Tutto da verificare comunque.

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