IBRIDO, il nuovo singolo “Rifacciamo le 6”, intervista: “è come se avessi raggiunto una consapevolezza tale da riconoscere il fatto che nella vita se non siamo noi i primi a volerci bene, nessuno potrà farlo al posto nostro”

Ibrido

Ibrido intraprende la sua carriera artistica nel 2008, portandolo negli anni su grandi palchi e facendo da spalla ad artisti tra cui Finley e Nomadi. Ha raggiunto le finali di Coppa Italia Pass a Cinecittà World, Inedited World Music Festival al Parco Oltremare, One Shot Game di Honiro Label e altri concorsi nazionali. A fine 2019 dà un taglio col passato e inizia un progetto solista con lo pseudonimo attuale, Ibrido, un nome che richiama la duplice identità che ognuno di noi ha, un po’ come la luna, un mix fra la parte visibile e il lato oscuro. Nel 2021 escono “Dentro a quella stanza vuota” e “Testa altrove”, quest’ultimo prodotto al Ninety Studio di Tom Beaver, produttore pluripremiato per i brani di Il Tre, Deddy, Izi e tanti altri. Il 2022 è ricco di produttività, sono in arrivo tanti progetti inediti. Il primo è “Rifacciamo le 6” disponibile dal 21 ottobre 2022 su tutte le piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica. Abbiamo raggiunto Ibrido per un’intervista esclusiva.

In quale emozione ti rispecchi quando canti?

Un mix tra ansia e adrenalina. Per ansia intendo quella positiva, un po’ come quando senti di non essere padrone del tuo corpo, come se ci fosse un qualcosa che ti guida.

Ibrido

Qual è stata la scintilla che ha innescato la tua propensione per la musica?

Nel ‘98 vidi la videocassetta degli 883, “Gli Anni”, quelle che un tempo contenevano i videoclip musicali. È stato pazzesco, c’era un filmato live in Piazza Duomo a Milano con circa 100.000 persone. In quel momento mi hanno attraversato una serie emozioni che ancora ricordo e credo fortemente che quel momento fu decisivo per il mio sogno.

Qual è la genesi del tuo nuovo singolo?

Nasce da un periodo complicato. Ero in uno stato mentale che sentivo non appartenermi, non mi riconoscevo più. Arriva un momento in cui le situazioni vanno affrontate, è inevitabile, più cerchi di evitare i pensieri negativi, più loro faranno di te ciò che vogliono. È importante in quei casi fare un auto-analisi, capire se la situazione in cui viviamo, il personaggio che abbiamo costruito e una serie di altre cose, ci vanno ancora bene oppure no. Da lì è iniziato una sorta di viaggio, ho dovuto indagare su me stesso, scoprire cose che magari ti spiazzano e in questo la psicoterapia può essere utile. A mio malgrado nel tempo ne ho iniziate diverse senza mantenere una costanza, certo hanno sicuramente fatto la differenza anche se il lavoro più arduo è toccato a me. Ho trasformato tutto questo vivere in canzone

A chi si rivolge “Rifacciamo le 6”?

In primis a Michael, è un po’ come se parlassi a me stesso, tant’è che a un certo punto del pezzo cito “diventa stretto questo letto, lo abbraccio, anzi mi abbraccio”. È come se avessi raggiunto una consapevolezza tale da riconoscere il fatto che nella vita se non siamo noi i primi a volerci bene, nessuno potrà farlo al posto nostro. Inoltre il brano rimanda a una persona che c’è stata in tutto e per tutto nel momento del bisogno, ha saputo essere forse più forte di me quando vedevo il buio totale. Non è stato facile affiancarmi in quei momenti lo riconosco, lo ricordo comunque come un periodo significativo dove per la prima volta in vita mia ho affrontato la parte più profonda di me.

Qual è il motto che sposi più assiduamente?

Sii l’adulto di cui avevi bisogno quando eri un bambino

Progetti futuri?

Sicuramente portare a termine il primo disco. Sto lavorando a diversi inediti, il mio obiettivo è sempre stato quello di creare un filo logico tra un brano e l’altro, come fossero capitoli di vita

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