Ganassa: alla scoperta di “Anice” – intervista

Ganassa

Attraverso il suo singolo “Anice“, l’artista milanese cattura l’essenza di una generazione, mescolando con maestria umorismo, malinconia e speranza in un’unica traccia. In un’intervista esclusiva, Ganassa ci svela i segreti dietro il suo ultimo successo e la sua visione artistica unica.

“Anice” è un brano che mescola umorismo, introspezione e un’acuta osservazione della realtà. Qual è stata l’ispirazione dietro questo singolo e cosa ti ha spinto a esplorare questi temi?

L’ispirazione non so da cosa sia arrivata, ma mi ricordo molto bene come: all’improvviso, una sera, ho pensato di fare una canzone intitolata “ANICE”, mi piaceva un sacco il suono della parola e l’immagine del ghiacciolo, e nella mia testa descriveva proprio questo, immagini forti che dessero però la possibilità al pubblico di leggerle anche con umorismo e leggerezza.

Hai descritto “Anice” come un inno alla vita, all’amore e alle sue complessità. Come hai cercato di catturare questa vastità di emozioni nella tua musica e nei testi del brano?

La mia scrittura è strana, è molto lenta ma allo stesso frenetica, per me è come quando cucino: combino piatti con i miei cibi preferiti sperando in scoperte di abbinamenti incredibili, spesso fallimentari. In “ANICE” ho combinato immagini e sensazioni molto diverse, ma l’idea con cui sono partito questa volta era chiara e tonda, volevo “ANICE”.

Il testo di “Anice” affronta temi universali e riflette sulla fugacità della vita. Qual è il messaggio principale che speravi di trasmettere agli ascoltatori attraverso questa canzone?

Di solito non mi arrogo il diritto di dare messaggi particolari, ma in questo brano un piccolo consiglio l’ho voluto dare, specialmente ai futuri grandi: state tranquilli, divertitevi, amatevi e sorridete.

Hai una capacità unica di esprimere emozioni complesse con naturalezza e immediatezza. Qual è il tuo processo creativo quando scrivi testi così evocativi e profondi?

L’immediatezza e la semplicità sono due capisaldi della mia creatività, spesso il viaggio di un’idea è questo: mi viene un’illuminazione a mio parere geniale e incredibile (spesso solo stupida), la scrivo sul mio gruppo Whatsapp e infine la rendo in metrica. Da quel momento in poi possono passare anche anni, ma cerco e aspetto il sound e la canzone giusta per scriverla in musica e disegnarci intorno il brano.

La produzione di “Anice” è stata curata da Alejandro Zannoni e Francesco De Rosa. Qual è stato il loro contributo al sound e al messaggio del brano?

Alejandro e Francesco sono il vero motore di questo pezzo incredibile. Sono onesto quando dico che un ragazzo come me senza menti come le loro non canterebbe neanche “tanti auguri a te”. Alejandro sono anni che rappresenta la colonna portante di questo progetto e la collaborazione con un altro professionista vero come Francesco ha fatto nascere quello che, posso sinceramente affermare, sia il mio brano preferito. Li ringrazio di cuore.

Nel testo di “Anice” ci sono molte metafore audaci che trasmettono significati profondi. Come scegli le parole e le immagini che meglio esprimono il tuo messaggio?

La scrittura non è una dote, è un’ossessione. Per me è la ricerca spasmodica del modo perfetto per esprimere il giusto concetto, nella giusta metrica e sotto al giusto sound strumentale. Per quanto riguarda l’audacia dei significati per me è una “conditio sine qua non” di chi scrive canzoni, per rispetto di chi le scrive e soprattutto di chi le ascolta non è da me “sprecare” versi o addirittura strofe per riempire spazi. Penso che i 3/4 minuti di canzone che crei sono letteralmente il TUO spazio per esprimerti, non ha senso sprecarne neanche un secondo.

“Anice” è stato definito un viaggio attraverso sentimenti contrastanti, dove la malinconia si incontra con la speranza. Qual è stata la sfida più grande nel bilanciare queste emozioni nella tua musica?

Dietro all’audacia con cui esprimo certi concetti in realtà c’è sempre grande premura. Amo scrivere immagine antitetiche, paradossali o vagamente provocatorie, ma dietro la loro scelta c’è sempre un processo di realizzazione del fatto se sia effettivamente un concetto che mi sento di voler esprimere, oppure se sia un concetto facilmente comprensibile da tutti e non fraintendibile.

Nel brano, affronti tematiche relazionali in modo sincero e senza filtri. Come hai trovato il coraggio di esplorare queste esperienze personali nella tua musica?

Nella vita non sono il classico timido, misterioso e affascinante nuovo compagno di classe, sono un libro aperto, mi si legge in faccia quello che penso. Infatti anche nelle canzoni non ho difficoltà a parlare di relazioni, vere o inventate che siano, anche nei loro aspetti più belli, più brutti, più sensuali o ritenuti più tabù

Il singolo è stato accolto molto positivamente dal pubblico e dai critici. Qual è stata la tua reazione a questa risposta e cosa significa per te avere un impatto così forte con la tua musica?

I complimenti fanno sempre piacere, personalmente le mie autocritiche si dividono tra un narcisista megalomane e un disfattista che si autocommisera, quindi avere feedback esterni mi tranquillizza. In generale però la mia cartina tornasole sono sempre le persone, amici o meno, che senza farci caso si rendono conto che un mio brano ha fatto da colonna sonora di un periodo specifico della loro vita, per me è un onore.