Davide Peron, intervista: dal Festival di Castrocaro al nuovo album “Passaggi”

Davide Peron

Davide Peron, intervista: dal Festival di Castrocaro al nuovo album “Passaggi”

Davide Peron

Davide Peron, un cantautore autentico, raffinato, talentuoso e di spessore, è nato nelle incantevoli terre di nord-est, nella provincia di Vicenza, dove la pianura padana incontra le Piccole Dolomiti, l’arte è la sua linfa vitale.

Le canzoni di Davide Peron si nutrono di poesia e sonorità suggestive, tra semplicità e sensibilità, spiccano il suo grande talento e la sua nobiltà d’animo.

La sua incommensurabile umanità è tangibile dalla sua musica e non solo, con Eleonora Fontana, attrice e compagna di vita, sta dando vita a spettacoli teatrali-musicali che trattano tematiche sociali. Abbiamo raggiunto il cantautore Davide Peron, ci ha raccontato la sua esigenza di scrivere e i suoi nuovi progetti.

Sei un cantautore vero, elegante, portentoso e versatile, racconti le radici dell’animo umano nel loro senso più profondo. Quando hai iniziato ad approcciarti all’universo musicale?

Da quando sono piccolo la musica ha sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato a studiare musica alle elementari, poi crescendo ho frequentato il conservatorio per un breve periodo. Ma ho sempre sentito anche l’esigenza di scrivere, di raccontare quello che vivevo. Con il tempo è divenuto naturale legare la musica alle parole e così ho cominciato a scrivere e a comporre le mie canzoni. Sono un ragazzo semplice nato sotto ai monti che da sempre ha passione per la Musica. Da che ho memoria sono sempre stato catturato da quest’arte e più il tempo passa più si fa chiara la certezza di essere in questo mondo per poter dire qualcosa attraverso di lei.Con il tempo altri miei interessi, come per esempio l’incontro con l’altro, l’aspetto sociale, si sono intrecciati in modo naturale: prima con “La Pallottola”, canzone che è divenuta inno di Libera (coordinamento del Veneto), l’associazione di Don Luigi Ciotti che si batte contro tutti i generi di criminalità organizzate. Successivamente l’aspetto sociale è sfociato in un lavoro di ben 7 mesi per un progetto educativo-artistico con un comunità di persone diversamente abili: la creazione di un videoclip della canzone “V’è un angolo di luce” con il supporto sia di uno staff artistico che di uno educativo. Questo progetto è stato considerato tra i migliori progetti di innovazione nei “Percorsi di inclusione sociale 2015” del Veneto. Per questo ho avuto il piacere di essere uno dei 21 protagonisti (oltre a Teresa De Sio, Leandro Barsotti..), nel libro “Dolore No-Te” di Giancarlo Passarella, un libro unico nel suo genere che parla di come il dolore psico-fisico possa diventare costruttore di arte anziché distruttore di vita, e qui ho potuto portare tutta la mia esperienza di cantautore unita al mio essere educatore-pedagogista raccontando come la musica sia uno strumento che uso per aiutare le persone in difficoltà.

Attraverso la tua musica riesci a rapire trasportando in un vortice di emozioni con le tue canzoni magnetiche. Qual è l’emozione che senti più tua cantando?

Ogni emozione che passa attraverso la musica è potente, non saprei preferirne una all’altra. Penso non di essere qui per esibire un talento, bensì di essere un mezzo che la Musica utilizza per arrivare alle persone. Per comunicare emozioni. Quindi ognuna racconta qualcosa di me.

C’è una canzone di un altro artista che avresti voluto scrivere?

Si, ed è l’unica cover che nei miei concerti ho sempre voluto cantare: “Il disertore” di Boris Vian.

Tra le tue numerosissime canzoni: ce n’è una in cui ti rispecchi più assiduamente?

Non c’è una canzone in cui mi rispecchio più delle altre, credo che tutte quelle che ho scritto abbiano un loro posto speciale, raccontino qualcosa di me.

Hai già pubblicato ben 6 album, rinnovandoti costantemente e sorprendendo con canzoni sempre più incantevoli. Cosa provi quando riascolti i tuoi primi brani?

Ogni volta che riascolto le canzoni penso sempre che davvero la Musica mi ha scelto come strumento e di questo ne sono grato. Riascoltando le canzoni mi dico che non sarei mai stato in grado con le mie sole forze di intrecciare parole e musica come risultato. Sono molto grato infatti, in ogni lavoro discografico, di aver lavorato con professionisti importanti: il gioco di squadra è sempre vincente.

Canti testi poetici che emozionano profondamente trasmettendo messaggi importanti. Ricordi la prima canzone che hai scritto?

Sono una persona che non ricorda molto.. ma della prima canzone che ho scritto custodisco caro il testo: il foglio in cui l’ho scritta è nascosto in un posto segreto!

Parliamo di come nascono le tue canzoni: arrivano prima le parole o le melodie?

Non c’è uno schema fisso: in alcune canzoni è arrivato prima il testo, in altre prima la musica. A volte musica e testo contemporaneamente.

Quali sono gli artisti che hanno influenzato particolarmente il tuo background artistico?

Il mio maestro da sempre è Bob Dylan. Ma stimo moltissimo cantautori italiani come Ivano Fossati, De Andrè e Battiato. Anche se da sempre ho l’impressione che ascoltando la musica classica, quando ascolto Bach o Vivaldi o Mozart, tutto sia già dentro lì.

Ti sei distinto al Festival di Castrocaro, come hai vissuto un’esperienza così intensa?

Castrocaro (e gli altri concorsi nazionali a cui ho partecipato tra il 1997 e il 1998 in cui sono arrivato sempre in finale) sono stati dei passaggi che sono serviti a me, e a chi credeva in me, per iniziare a pensarsi al di fuori della cantina di casa dove abitualmente “me la cantavo e me la suonavo”. Li ho sempre affrontati con la giusta dose di incoscienza e riuscendo a dare loro il giusto peso.

Sei stato tra i protagonisti della 66° edizione del festival di Sanremo con esibizione estremamente particolare. Cosa hai provato a cantare nella città dei fiori?

E’ stata una intensa giornata che mi ha fatto vivere questa ”bolla” che è il festival di Sanremo. Un paesino che ribolle in quei giorni. E’ stato bello vedere come si trovino tutti (o quasi tutti) gli addetti ai lavori e anche artisti che non devono partecipare al festival. Ad un certo punto però sono tornato a casa nonostante fossero ancora molte le interviste che mi aspettavano: al troppo caos faccio fatica abituarmi.

Hai aperto i concerti di Willie Nile, Eugenio Finardi, Mariposa e Marco Ferradini. A proposito di grandi artisti, con chi vorresti collaborare prossimamente?

Aprire i concerti di artisti così importanti ti regala tanto. Sono cose che ti rimangono ben fisse nel cuore e nella mente. Di artisti con cui vorrei collaborare ce ne sono molti, e mi auguro possa accadere presto. Uno di questi è sicuramente De Gregori.

Hai portato le tue canzoni sui palchi di festival nazionali ed internazionali (Sommerfest in Germania, Plai Festival in Romania, Meet a Milano e tanti altri) Quali festival ricordi con maggiore affetto?

Li ricordo un po’ tutti perché in tutti quei luoghi ho conosciuto persone che amano la Musica e che cercano di proporla alle persone. E questa è una ricchezza da non perdere.

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“La disobbedienza” è il tuo nuovo singolo che ha preannunciato l’uscita dell’album “Passaggi”. Nel testo de “La disobbedienza”, “Sa volare e cadere”, affronti argomenti realmente molto incisivi per l’evoluzione personale di ciascuno, disobbediendo agli stereotipi e incrementando l’inclusività. Com’è nato il brano? Quale credi che sia la chiave per volare oltre le paure?

Quando ho compreso che siamo tutti di passaggio, tutti con uguale dignità e verità, le parole sono venute spontaneamente. E’ nato così il nuovo singolo: con la voglia di dire che ognuno ha il diritto di poter essere se stesso senza maschere di convenienza. “La disobbedienza” racconta di quanto sia importante dare peso a ciò che siamo e non a ciò che crediamo di rappresentare. In questo abbiamo molto da imparare dagli “ultimi”, dagli “scartati”: le persone considerate non importanti dal sistema e da quest’ultimo dimenticate, sanno insegnarci che il cammino di conoscenza di noi comporta la necessità di esplorare luoghi poco battuti, che scendono in profondità dentro di noi. A volte il percorso è duro e ci porta a dover fare i conti con aspetti difficili da accettare, perché ci mostrano fallibili, vulnerabili, vincibili. E’ proprio per questo che mentre scrivevo il testo della canzone e durante tutta la lavorazione del singolo, ho compreso sempre più chiaramente che forse, gli ultimi, possiamo anche essere noi, che potremmo essere noi gli scartati. Quindi, perché giudicare gli altri attraverso un’etichetta che potrebbe essere la nostra?

“Senza nulla Pensare” è un brano sublime che consente di assaporare le sue note poetiche proiettandosi verso nuovi scenari. Come ha preso forma?

E’ la canzone che è la colonna sonora dello spettacolo teatrale musicale “Turoldo. In cammino verso l’Altro” in cui sono in scena assieme a Eleonora Fontana (attrice e mia moglie) , dove cerchiamo di raccontare il pensiero turoldiano attraverso un dialogo tra le poesie, le omelie di padre David M.Turoldo e le mie canzoni. E’ stato davvero un profeta di cui abbiamo ancora tanto bisogno oggi.

Nella canzone Lieve descrivi magistralmente la vita con le sue sfaccettature, “Sopra il mondo, o dentro la stanza, colora lo sguardo sulla tela dell’anima. Ti rimane un respiro lieve”. Quale è la formula segreta che dona luce ai colori della tua quotidianità?

Sicuramente la mia famiglia vicina, avere tre bambini e una moglie colonna portante di tutto ciò che mi capita. Quando i miei bambini mi guardano, dentro quei sguardi, si cela il mistero del tutto. Il mondo intero assume altri colori fino a quel momento nascosti.

Tra i versi del brano “All’improvviso”, troviamo delle parole fortemente coinvolgenti “All’improvviso come fuori dal tempo”, a proposito come pensi che la consapevolezza possa cambiare radicalmente la cognizione del tempo?

La consapevolezza di vivere in un’ epoca in cui tutto sembra sia “sociale”, in cui conta quasi solamente l’io collettivo, così nella politica come nella religione, e questo io collettivo è di valore perché si fa prassi e sembra che questo solo sia verità… non mi trova molto d’accordo. Rendersi conto invece che l’io persona è un io generante (sempre se teso all’altro nel senso del non-potere, potere che io credo sia un mezzo spesse volte deleterio) cambia il peso del tempo. E’ un argomento difficile e che può essere frainteso, soprattutto in questo periodo di “vaccini si – vaccini no”, ma se lo sguardo è teso al bene comune (vero e non solo a parole) tutto assume una luce migliore per tutti, che metterebbe fine al perpetuo moto “uno contro l’atro” che da sempre accompagna questa carovana che è l’umanità.

Hai preso parte a un libro rivoluzionario ed unico nel suo genere, “Dolore No-Te” di Giancarlo Passerella. Tra le sue pagine hai fatto coesistere le tue due più grandi passioni, la musica e la pedagogia, quanto credi che la musica possa aiutare le persone in difficoltà?

Stare al fianco di persone in difficoltà ti aiuta a vedere il mondo e quindi l’umanità in maniera più leggera e positiva. La Musica abbatte tutti i muri che si ergono tra le persone, riesce ad aprire strade umane altrimenti sconosciute. Per questo la Musica è uno strumento che ho utilizzato sempre nel mio lavoro di educatore-pedagogista che ho fatto per 21 anni e fino ad un anno fa. Essere inserito in quel libro è stato un onore e una condivisione con altri artisti che come me credono in questa “formula” e che porta a risultati incredibili.

Hai ideato degli spettacoli teatrali musicali, come ti sei avvicinato al teatro?

Mi sono avvicinato al teatro dopo che ho incontrato mia moglie Eleonora, attrice di professione. E’ un mondo affascinante e così come nella vita anche nell’arte ho trovato naturale questa unione.

Come pensi che il mondo dei social network abbia rivoluzionato il panorama musicale?

E’ tutto molto più veloce e instabile. Tutto è subito ma nel giro di poco tempo viene spesso dimenticato. La Musica ha bisogno di spazio per maturare e dare frutti. Così come un fiore non si può forzare a farlo crescere in maniera veloce, così è anche la Musica. E i risultati si vedono.. anzi, si sentono.

Nei tuoi testi spicca un grandissimo impegno per il sociale, quanto pensi che la musica possa migliorare la quotidianità?

La Musica da sempre è la colonna sonora delle nostre vite, di tutti. Se si ascolta buona musica o cattiva musica cambia il tono della giornata. Regalare momenti di sollievo, gioia o emozioni che aiutino a staccarsi un momento dalla fatica di tutti i giorni è la più bella cosa che un musicista può regalare a tutti indistintamente.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Stiamo ultimando due nuovi spettacoli teatrali musicali io e Eleonora e non vedo l’ora di debuttare. Poi continuo con la promozione del disco appena uscito e presto tornerò in palco per nuovi concerti. Sono molto occupato a far crescere il progetto LUX.cinema.cultura.società a Recoaro: un teatro ripensato non  solo dal punto di vista culturale ma anche da quello sociale, dove il connubio delle due realtà genera un luogo altro, un salottino, dove i “diversi” non esistono, ma esistiamo NOI, senza differenze, in cui l’arte è la forma di comunicazione. In questa grande avventura, sono accompagnato dalla mia compagna, con la quale condivido il senso. Poi la Musica sta già bussando alla mia porta e chissà…forse arriveranno nuove canzoni!