Claudio Rigo, intervista: “Rimango sempre fedele alla mia identità”

Claudio Rigo

Con entusiasmo ci apprestiamo a entrare nel mondo musicale di Claudio Rigo, un cantautore che ha il dono di catturare le sfumature più profonde delle relazioni umane attraverso la sua musica. Torinese di nascita, ma con il cuore a Milano, Claudio Rigo ha saputo conquistare il pubblico con la sua sensibilità artistica. Il suo nuovo singolo, “Melanie” (PaKo Music Records/Believe Digital) ci invita a esplorare le sfumature dell’amore. In questa intervista esclusiva, attraverso le sue parole e la sua musica, Claudio Rigo, ci offre uno sguardo intimo sul suo nuovo singolo.

Complimenti per il tuo nuovo singolo “Melanie”! Puoi condividere cosa ti ha ispirato a creare questa canzone e qual è il significato dietro il titolo?

Melanie racconta la fine di una storia che in verità non finisce mai, una storia incompiuta che si porta dietro tutti i ricordi e i rimpianti per quello che sarebbe dovuto diventare qualcosa di più, ma che alla fine non è accaduto.

Nel testo di “Melanie”, esplori le dinamiche complesse dell’amore. Puoi raccontarci di più sulla storia e sul viaggio emotivo che hai voluto trasmettere attraverso questa canzone?

Esatto, esploro soprattutto le “complessità” dell’amore, che tutto dovrebbe essere tranne che complesso. Eppure spesso tendiamo a complicarci le cose e facciamo fatica a riconoscere i sentimenti che ci legano ad una persona, fino a quando non la si perde. Ed è solo allora che si comincia a capire quanto fosse importante. Questo il viaggio emotivo che racconto in “Melanie”.

La scelta di utilizzare il pianoforte a coda e registrare in modo organico contribuisce a dare un’atmosfera pura e intima a “Melanie”. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta e come pensi che abbia influenzato il tono della canzone?

Già soltanto vedere microfonare un pianoforte a coda è emozionante. Suonarlo poi ed ascoltare la registrazione che ha colto ogni piccola sfumatura, anche un tasto appena sfiorato, è una sensazione da brividi. E così anche la voce doveva essere leggera sopra quei tasti. Era l’unico modo per interpretare “Melanie” così, pura, senza artifizi.

Come affronti la sfida di tradurre le emozioni e le sfumature di una storia d’amore in musica, soprattutto considerando che il tuo pubblico potrebbe identificarsi con queste esperienze?

So per certo che in tutti noi c’è stata o ci sarà un “Melanie”, e se qualcuno si identifica in questo racconto e lo emoziona, non può che farmi piacere. La musica deve essere condivisione di sensazioni, accade anche a me quando ascolto un brano che mi fa pensare a qualcosa o a qualcuno vicino a me. E quella melodia e quei testi diventano così anche un po’ miei. 

Il brano sembra trasmettere un messaggio di resilienza emotiva e speranza. Cosa ti piacerebbe che gli ascoltatori portassero con sé dopo aver ascoltato “Melanie”?

Mi piacerebbe lasciare un messaggio più di speranza che di rassegnazione. Se “Melanie” finisse con un riavvicinamento, sarei il primo ad esserne felice. 

Hai menzionato l’importanza di mantenere autentica la tua espressione musicale. Come trovi l’equilibrio tra sperimentare nuovi suoni e rimanere fedele alla tua identità artistica?

Non sono bravo nello sperimentare suoni nuovi, rimango un “tradizionalista”, i miei brani prodotti con un arrangiamento poli strumentale suonano ancora in modo classico, piano, chitarre acustiche o elettriche, synth analogici e molta batteria acustica. Rimango sempre fedele alla mia identità, e questo in verità non è l’unico brano per soli piano e voce pubblicato, ce ne sono altri, tutti altrettanto emozionanti. 

“Melanie” è la tua prima traccia del 2024. Hai in serbo altri progetti musicali per quest’anno? 

Un altro brano sicuramente, vorrei pubblicare una ballata prima dell’estate all’insegna della leggerezza, non prendersi troppo sul serio. E in questo caso con un po’ di ritmo, sempre rimanendo sulle sonorità pop melodiche italiane.  

Quali sono le tue aspirazioni per il futuro della tua carriera musicale?

Non ho più un’età in cui posso pensare che questa diventerà la mia professione, oggi l’industria musicale investe quasi unicamente in giovani under 25, guarda l’ultimo Sanremo tante per fare un esempio, o X Factor. Quello a cui punto io è allargare  il bacino dei miei ascoltatori in modo graduale ma costante, utilizzando le opportunità che lo streaming oggi concede, e poi non si sa mai… 

Puoi condividere con i tuoi fan un aneddoto interessante o divertente legato alla creazione di “Melanie” o al processo di registrazione?

Posso dirti che è stata una delle esperienze più belle a livello di registrazione perchè è stata fatta in modo così spontaneo che di più non poteva essere. La parte di pianoforte non era ancora pronta ma lo studio era disponibile solo per quel giorno e così senza neanche sapere come sarebbe andata a finire mi sono presentato puntuale ai Massive Art Studios di Milano e nel giro di un’ora, è uscito tutto d’istinto.   

Come descriveresti il tuo stile musicale e quali influenze ritieni abbiano contribuito maggiormente alla tua evoluzione come artista?

Lo definirei pop melodico, e le influenze sono state sicuramente quelle dei cantautori italiani della mia generazione come Ivano Fossati, De Gregori, Lucio Dalla, Renato Zero, Fabio Concato, tanto per fare qualche nome. Tra i più recenti, direi Cesare Cremonini.

Cosa vorresti dire ai tuoi fan e a chi sta ascoltando la tua musica per la prima volta con “Melanie”?

Gli direi di chiudere gli occhi e di lasciarsi raccontare questa storia di vita e di amore come se fosse anche un po’ la loro.