GIULIO SPAGNOLO, il nuovo album “Beato chi”, intervista: ” le sonorità sono un coinvolgimento di un percorso musicale da ascoltatore e musicista, si percepisce un incrocio tra la world music e il cantautorato proveniente da Manu Chao, De André, Mannarino e Stromae”

GIULIO SPAGNOLO

GIULIO SPAGNOLO, si affaccia nel mondo della musica fin da bambino. All’età di quattro anni gli viene presentato il disco di un grande cantautore della musica italiana, Fabrizio De Andrè, un disco che ascolta ripetutamente per un anno e mezzo. Durante l’infanzia e fin dalle prime scuole, inizia ad arricchire il suo bagaglio musicale con tanti altri grandi artisti che la madre gli propone e non riuscendo a staccarsi dall’ascolto continuo, qualcuno in famiglia capisce che la musica sarebbe stata la sua vita. Studia percussioni presso alcune scuole e accademie di batteria nella provincia di Lecce e inizia a suonare con  le prime cover band nei bar, nelle piazze, nei festival e partecipando a registrazioni per altri dischi. Dopo un periodo di silenzio e di ricerca, scrive il suo primo inedito “Dio e l’uomo” e ora è pronto a promuovere il suo primo disco. Abbiamo raggiunto Giulio Spagnolo per un’esclusiva intervista.

D: In quale emozione ti rispecchi quando canti?

R: vorrei tanto che fosse una sola emozione, cantare ciò che scrivo è un continuo mescolare di gioia, delusione, speranza, amore, rabbia, rimorso, felicità e tristezza che ricomincia da capo.

D:Qual è la genesi del disco “Beato Chi”?

R: “Beato chi” non è nato con l’idea di album, è stata letteralmente una scoperta, il suo vero motivo l’ho trovato nel tempo. Il mio intento era quello di raccontare un viaggio in un brano, solo che non riuscivo a dargli una fine, nessuno atterrava in alcun posto, quindi mi sono spinto nel continuare il racconto di questo percorso che mi ha portato a sviluppare tutto su due tematiche: il viaggio, verso la ricerca in se stessi e il confronto, ovvero il punto di vista di tutti i personaggi che s’incontrano nell’album, dal confronto più remoto tra Dio e l’uomo al punto di vista di un bambino coinvolto tra la madre e un’infanzia difficile, per poi fuggire dalla grande città inseguendo la felicitá. Il raggiungimento di questo obbiettivo ha visto il coinvolgimento di vari studi discografici come Urlo Records dove sono state svolte le sessioni di registrazione dei brani, Funkeria Records dedicato ai lavori del mixaggio e Giovanni Nebbia a conclusione con il master. Ci tengo a ringraziare Paolo Vergara per avermi ospitato nel suo studio dandomi l’opportunità di registrare la pre-produzione per l’inizio dei lavori di recording e per aver registrato il suo prezioso mandolino in “Dio e l’uomo”. Ringrazio Matteo Spano per aver registrato le batterie e per il suo supporto durante la produzione. Ringrazio Alex Fazzi per il suo prezioso lavoro ed intervento al mix, ringrazio Mimmo Alfeo per aver registrato la fisarmonica in “Buongiorno capitano” e un ringraziamento speciale alla mia band, a Gabriele Ratta (chitarra), Chiara Lecciso (Coro), Simone Greco (tromba), Francesco Erroi (Basso).

D: Quali sonorità hanno avuto un ascendente maggiore durante larealizzazione del tuo disco?

R: La discendenza predominante è a stampo cantautorato, volevo riportare nel presente l’immagine di un cantastorie scomparso. Le sonorità sono un coinvolgimento di un percorso musicale da ascoltatore e musicista, si percepisce un incrocio tra la “world music” e il cantautorato proveniente da Manu Chao, De André, Mannarino e Stromae.

D: A chi è dedicato il tuo nuovo disco?

R: Dedico questo lavoro a tutto ciò che mi ha portato a vivere, alla strada, al viaggio, alla ricerca in se stessi e a tutte quelle persone che hanno sempre creduto in me.

D: Qual è il motto che sposi più assiduamente?
R: “Non avrai nulla da dire se non pensi a vivere”

D: Con quali artisti vorresti concretizzare un feat.?
R: Stromae, Manu Chao

D: Cosa porterà il 2023?

R: Grandi sorprese, nuovi percorsi, nuovi videoclip, altri brani, concerti e tante altre news che scopriremo con l’inizio del nuovo anno