ANTONIO ARTESE, il nuovo disco “Two Worlds”, intervista: “insieme con i membri del trio stiamo progettando un tour in Italia e in Europa”

ANTONIO ARTESE

ANTONIO ARTESE, nativo di Termoli, straordinario artista, intenso e profondo, dall’illuminante profondità melodica e spiccata sensibilità armonica, è un pianista jazz e compositore assai interessante. Dalla poliedrica formazione musicale, si è esibito sia come musicista classico che da pianista jazz in Europa, segnatamente in Francia, Spagna, Belgio, Svezia, Inghilterra e Stati Uniti. Artese si è diplomato al conservatorio “Santa Cecilia” di Roma sotto la guida del maestro Massimo Marzi e ha ottenuto il dottorato in “Piano Performance” presso l’Università della California (Santa Barbara), dove è stato allievo di Peter Yazbeck e Paul Berkowitz. Inoltre, ha studiato Filosofia Teoretica presso l’Università di Chieti (Laurea Magna cum Laude) e Musicologia presso il DAMS all’Università di Bologna. Nel corso della sua brillante carriera ha stretto numerose e importanti collaborazioni con nomi altisonanti del jazz come Bill Smith, Maurizio Giammarco, Yuri Goloubev, Gabriele Mirabassi, Lello Pareti, Stefano “Cocco” Cantini, Mirco Mariottini, Gabriele Evangelista, Nate Birkey, Chris Colangelo, Jim Connolly, Luis Muñoz, Klaus Lessmann, Barbara Casini, Stefano Battaglia, Alessandro Marzi. Anche nell’ambito della musica classica, Antonio Artese ha condiviso il palco con svariati ed eccellenti musicisti del calibro di Maria Luigia Borsi, Robert deMaine, Judith Glyde, Andrew Smith, Gilles Apap, Aaron Berofsky, Brad Repp, Alberto Bologni. Ha al suo attivo quattro pubblicazioni discografiche, fra cui il CD in “Piano Solo” intitolato Italian Sketches (1996), The Change (2006), Live in Santa Barbara (2008) e Voyage (2019). Il nuovo progetto discografico Two Worlds è stato presentato in anteprima nella stagione del “Lobero Theatre” di Santa Barbara, in California, e pubblicato da Abeat Records. Attivo promotore culturale, ha dato vita a numerosi festival musicali in Italia, tra cui il Festival Adriatico delle Musiche e l’Adriatic Chamber Music Festival, Brainwaves Festival a Firenze, il ciclo di seminari Corsi Musicali ad Alba e Cryptic Music al Museo Marino Marini di Firenze. Dal 2017 Artese è Dean del Global Academic Program presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Nel 2020, invece, ha fondato il nuovo Argiano Baroque Music Festival, appuntamento annuale a Montalcino (provincia di Siena), oltre a essere stato co-fondatore e direttore artistico della Florentia Consort a Firenze. Da didatta, tiene masterclasses e cicli di lezioni in Italia e negli Stati Uniti. Da venerdì 9 Dicembre 2022 è fuori, “Two Worlds“, il nuovo lavoro discografico del trio del pianista jazz e compositore Antonio Artese, pubblicato dalla nota etichetta Abeat Records, è disponibile su tutte le piattaforme digitali e prossimamente anche in copia fisica. Abbiamo raggiunto Antonio Artese per un’esclusiva intervista densa di curiosità e novità.

Qual è il suo primo ricordo vertente il mondo della musica?

Potrei citarne diversi, ma ricordo da piccolo  – avevo circa 2 anni – mia madre per farmi mangiare aveva trovato l’escamotage di mettere un disco sul vecchio giradischi Phonola. Alle prime note del disco, io ero ipnotizzato dai suoni e dalla musica. Spalancavo la bocca e lei riusciva ad imboccarmi.

Antonio Artese

Qual è stato l’incontro più incisivo nel suo percorso artistico?

Senz’altro l’incontro con il mio maestro Massimo Marzi e la frequentazione a Roma del fertile ambiente culturale a casa sua a Roma. Avevo 15 anni e Massimo mi dava lezioni a casa sua durante il week-end. Rimanevo a dormire da lui e la sera si ascoltava sempre musica, si parlava di letteratura e poesia e arte, fino a tardi. Per un ragazzo di provincia era “ossigeno” puro.

Antonio Artese

Come ha preso forma l’album “Two Worlds”?

Il progetto nasce in occasione del concerto al Lobero Theater di Santa Barbara a Febbraio scorso. Volevo proporre dei brani originali per il trio, e ho lavorato ad una serie di nuove composizioni sul tema delle apparenti dicotomie tra “jazz e classica”, “composizione e improvvisazione”, Italia e USA. Dopo il concerto, al ritorno in Italia a marzo, ho deciso di “fermare” il tutto in un disco, registrando i brani nel nuovo studio di Francesco Ponticelli. Alessandro era libero in quel periodo, e anche Stefano era rientrato brevemente da Boston. Ci siamo trovati ad Arezzo e abbiamo fatto tutto in un giorno.

A chi si rivolge prettamente Two Worlds?

A tutti coloro che apprezzano il jazz acustico, in una formazione da trio classico, e che sono curiosi di ascoltare temi e improvvisazioni originali. È un disco per chi vuole ascoltare e spero voglia scoprirne il messaggio intrinseco e il lavoro che c’è dietro.

Qual è il motto che sposa più assiduamente?

Il motto che mi piace maggiormente citare, è: “Eppur si muove…” celebre frase di Galileo, che esprime una certezza che resiste alle intimidazioni…  È la fiducia nel senso critico e nella scienza, e soprattutto nell’uomo, e il coraggio di affermare le proprie idee, costi quel che costi. Nel 1992 ho letto La Vita di Galileo di Brecht. Mi ha impressionato talmente che ho messo questo motto in calce al mio primo account di posta elettronica…

Progetti futuri?

Insieme con i membri del trio stiamo progettando un tour in Italia e in Europa per proporre il disco TWO WORLDS. Mentre sul lato compositivo, sto lavorando a raccogliere in una pubblicazione una serie di brani per piano solo, composti durante gli ultimi anni, una specie di diario intimo dal titolo UNFILTERED, senza filtri.

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