GIUDITTA, il singolo d’esordio “PECE”, intervista: “il 17 novembre torneremo a Radio Popolare a suonare e a raccontarci, come ospiti, da Matteo Villaci, mentre il 2 dicembre saremo al Bloom di Mezzago per presentare tutto l’EP”

GIUDITTA

GIUDITTA, alternative rock band bresciana, realtà nata nel 2020 dall’incontro di quattro musicisti attivi già da tempo nella scena bresciana. Il progetto, co-fondato da Francesca Cordone (voce e parole) e da Ludovico Di Meco (basso e arrangiamento), ha trovato la sua realizzazione con l’arrivo di Francesco Regazzoli alla chitarra e di Jury Suardi alla batteria.

Nell’estate 2021 si aggiudicano il titolo di “Best Band Lombardia” all’ Arezzo Wave Love Festival, presentando i pezzi “Caro Mio Giuda” e “La Foresta dell’Amore”.

A ottobre 2021 sono ospiti di Radio Popolare della trasmissione JACK, curata da Matteo Villaci, dove hanno l’occasione di registrare live i tre singoli “Pece”, “Caro Mio Giuda” e “Corri Qui”.

Da gennaio lavorano all’EP Giuditta, prima negli studi di Radio Popolare e in seguito presso il Sotto il mare Recording Studios di Luca Tacconi, che curerà anche il mix. L’EP passerà poi nelle mani di Giovanni Versari, che si occuperà del master. Nel frattempo i Giuditta continueranno con la loro attività live.

Abbiamo raggiunto i Giuditta per un’esclusiva intervista.

Come ha preso forma il brano Pece?

“Pece” richiama il colore simbolo del buio, il nero. Siamo nella totale oscurità e l’assenza della luce è così forte da generare un profondo senso di vuoto. Volevamo descrivere una sensazione primordiale: un magma capace di contenere la nostra rinascita, un luogo dove esiste ancora il nostro io, nudo e bambino. Con il nostro EP stiamo per intraprendere un percorso fatto di immagini e riflessioni. “Pece” è il primo passo, forse una premessa: solo conoscendo noi stessi possiamo conoscere il mondo fuori.

A chi si rivolge Pece?

Pur partendo da un vero e proprio luogo intimo, personale, “Pece” parla a tutti e chiede all’ascoltatore di farla propria. In un certo senso, è un invito a scoprire la propria “camera buia”, a cui ciascuno di noi può far ritorno.

Francesca, in quale emozione ti rispecchi quando canti?

Cantare “Pece” non è facile, ma questo vale per tutto ciò che scriviamo. Sembra quasi di uscire dalla propria zona di confort, in cui tutte le parole hanno una sorta di tutela, di spazio amato. E quando escono e diventano voce si devono scontrare con un mondo, fuori, che non è più solo tuo. Un mondo che le assorbirà e te le restituirà in un modo nuovo, a tratti estraneo. Non credo ci sia una parola che possa racchiudere questa emozione: c’è gioia, voglia di portare alla luce tutto questo, ma, allo stesso tempo, tanta paura e ansia per l’essersi esposti davvero.

Qual è il motto che sposate più assiduamente?

“Narrare, sempre e comunque”. Abbiamo la velleità di dire che abbiamo molto da raccontare. La verità è che non vogliamo censure, pensiamo che dar voce oggi sia importante, soprattutto a chi non ne ha. Le nostre canzoni in un certo senso vorrebbero essere ogni volta un manifesto diverso.

Progetti futuri?

Semplicemente non smettere. A breve uscirà un EP di cinque tracce, a cui “Pece” ha fatto da apripista. Ma siamo solo a pagina 1.  Il 17 novembre torneremo a Radio Popolare a suonare e a raccontarci, come ospiti, da Matteo Villaci, mentre il 2 dicembre saremo al Bloom di Mezzago per presentare tutto l’EP. Stiamo continuando a scrivere e non vogliamo smettere: potrebbero esserci delle sorprese prossimamente. L’idea è di continuare con un’attività live durante il 2023: la riteniamo una parte fondamentale del nostro percorso.

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