Tiziano Distefano, intervista: “mi piacerebbe trasformare alcuni dei racconti de La Meccanica Quasistica in un’opera teatrale”

Tiziano Distefano

Tiziano Distefano (Viareggio, 1987) ricercatore in Economia Ecologica, è appassionato di scienze e filosofia. Trova in Saramago, Borges, Munro, Calvino, Morante e Manganelli delle irraggiungibili fonti di ispirazione. La Meccanica Quasistica è la sua prima raccolta di racconti. Abbiamo raggiunto Tiziano Distefano per un’esclusiva intervista.

A chi dedichi “La Meccanica Quasistica”?

Sicuramente la prima persona che mi viene in mente, se penso ad una dedica, è la mia piccola nipote Sofia, una quattrenne piena di energia e curiosità. Lei per me simboleggia un presente in formazione, che si fa futuro giorno dopo giorno. E il futuro è carico di possibilità, speranze ma anche di incertezze e dubbi esistenziali. Questi temi, in effetti, aleggiano in tutti i racconti i quali tentano di esorcizzarli attraverso una narrativa surreale e, a tratti, ironica.

Come nasce il neologismo “Quasistica”?

E’ un termine nato un po’ per caso, quando cercavo un titolo per la raccolta. In realtà, questo neologismo assume significato solo se associato con il suo opposto: Meccanica. Così, il senso dell’intero libro è riassumibile in due concetti contraddittori che danno vita a storie e personaggi inconsueti. Quindi, cos’è il Quasismo? Lo definirei come un esperimento letterario che esplora e rivela il potere creativo dei paradossi e della mescolanza tra le diversità, collocandosi in quella sfocata zona d’ombra che divide realtà e immaginazione.

Qual è il filo conduttore che lega i protagonisti del tuo nuovo libro?

Ognuna delle 24 storie è incentrata su un personaggio diverso, in molti casi neppure umano – c’è un sasso, una libreria, un dado, un albero e persino la Morte in persona! Uno dei temi ricorrenti è sicuramente la questione esistenziale, il bisogno di interrogarsi e di capire il proprio ruolo in un mondo in continua trasformazione. Inoltre, ho deciso di usare uno stile ironico poichè in questo modo è più facile oltrepassare il muro dei nostri pregiudizi ed esplorare l’ignoto, lo strano, l’impensabile.

Qual è il motto che sposi più assiduamente?

L’ironia va presa sul serio.

Progetti futuri?

Sicuramente continuare a scrivere, ho già in serbo una bozza di un romanzo e mi piacerebbe trasformare alcuni dei racconti de La Meccanica Quasistica in un’opera teatrale.