Michele Bravi: “Io ancora un pochino ci credo che le canzoni possano cambiare il mondo”

Michele Bravi

Il cantautore Michele Bravi ripercorre la sua vita, personale e artistica: un percorso, il suo, fatto di cadute e rinascite che lo hanno portato ad essere la persona che è adesso. Dall’infanzia vissuta con i nonni paterni in campagna segnata da un legame conflittuale con i genitori alla vittoria a soli 18 anni della settima edizione del talent X-Factor con il brano “La vita e la felicità” nel 2013 a cui seguono anni difficili di crisi creativa, al riscatto con la partecipazione al Festival di Sanremo 2017 dove si classifica quarto con “Il Diario degli errori” certificato doppio disco di platino fino alla dolorosa vicenda dell’incidente che ha segnato la sua vita. Dopo un lungo lavoro su sé stesso, il cantautore sta vivendo oggi un periodo sereno presentando nuovi progetti musicali.

“Da adolescente ero tanto difficile, trasformavo la difficoltà interiore
in una cattiveria molto forte, dicevo delle cose orribili ai miei genitori,
non so come abbiano fatto a sopportarle”

«Non avevo capito cosa stesse succedendo. Non sapevo benissimo cosa fosse un talent. Mi sono spaventato perché ho capito che non ero pronto (…). Le prime cose pubblicate furono dei flop, discograficamente non ero potente perché non muovevo massa economica, non spostavo persone per i concerti (…). Mi isolo, divento ironicamente un vegetale…»

«Quando tu incontri un trauma nella tua vita devi accettare che l’unico protagonista  è il trauma, e io inizio a toccare con mano l’imprevedibile,
a vederlo concreto, ed è stata una visione orribile (…).
Ho cercato di annullarmi in tutti i modi possibili…»

«Credo che le canzoni possano cambiare il mondo. Il fatto che adesso
ho trovato  persone vicino che credono come me in questa cosa mi rende molto fiero e sono canzoni che nascono col sorriso,
anche nel dolore ma col sorriso
»

Link al podcast: ONE MORE TIME_ Michele Bravi

Michele Bravi è l’ospite della nuova puntata di “One More Time”, il podcast da milioni di streaming ideato e condotto da Luca Casadei e prodotto in collaborazione con OnePodcast. Una lunga e intensa intervista, dal titolo “Michele Bravi, imparare ad amarsi”, disponibile sull’app di OnePodcast e sulle principali piattaforme di streaming audio.

Da piccolo, la sua crescita è legata soprattutto agli amatissimi nonni paterni, due contadini che definisce: «la più grande ispirazione della mia vita, avevano un’attitudine di vivere le cose belle e difficoltà con una naturalezza enorme», diverso è stato il rapporto coi genitori, medici: «Facevo fatica a capire la figura genitoriale, ho restituito a loro un po’ di freddezza, poi negli anni me ne sono scusato, non c’era un motivo, mi dispiace non averla colta quando potevo”. Per lui, l’adolescenza è stata «un periodo davvero troppo tumultuoso, essere stato un mio genitore a quell’età è stato orribile, io chiedo sempre scusa a chi mi ha conosciuto in quel periodo, ero molto concentrato egoisticamente su di me. Io in adolescenza ho peccato tanto di cinismo». Ad acuirlo, il contrasto fra i sogni che coltivava e l’ambiente pragmatico famigliare: «Avevo grandi sogni che sentivo reali. Poter lavorare nella musica, nel cinema, essere un nome nello spettacolo è una cosa che ho sempre avuto… Quando cresci in un contesto molto pragmatico, in quella fase lì mi sembrava di andare contro la mia natura. (…) La vivevo un po’ come un senso di colpa. Ero tanto difficile, trasformavo quelle difficoltà interiori in una cattiveria molto forte, dicevo delle cose orribili ai miei genitori, non so come abbiano fatto a sopportarle. Per fortuna ci siamo perdonati a vicenda tante cose».

A 16 anni si allontana dalla campagna umbra, inizia a fare la spola con una grande realtà come Roma e poi arriva X-Factor: «In Umbria cantavo in una pizzeria con un pianista, una cosa molto segreta, i miei genitori non lo sapevano. Poco prima della maturità mia sorella, Marta, mi dice che mi ha iscritto a X-Factor. Poi parte una successione di cose casuali, riesco a venire a Milano a fare il mio primo provino, tutto si congiunge piano piano senza che io me ne rendessi conto. Non avevo mai capito cosa stesse succedendo. Non sapevo benissimo cosa fosse un talent, una competizione musicale… Il talent va bene e inizia un po’ tutto». In concomitanza alla vittoria di X-Factor l’ammissione al test di medicina «Mio padre mi disse, ‘Dai è andata molto bene, adesso possiamo tornare all’università!’. È un atteggiamento che i miei hanno avuto e hanno tuttora, che però mi aiuta tanto perché io di base sogno troppo, perdo un po’ l’aderenza col reale e mi riportano giù. Andai a fare il test di medicina, la prima cosa che feci fu mettere le crocette senza leggere. (…) Viene fuori che sono stato ammesso, io non sapevo assolutamente niente della parte scientifica, non mi ero impegnato per niente, era stata una pura casualità».

Sulla crisi creativa nel post X-Factor: «Di base sono un po’ timido e misantropo, a volte ho difficoltà a collegarmi con le altre persone; avere tutta quell’attenzione su di me non era proprio piacevole all’inizio. Non capivo quando mi dicevano che era il prezzo da pagare (…). Mi sono spaventato perché ho capito che non ero pronto (…). Mi sono arrabbiato con me stesso per essere stato troppo pigro, sognavo tantissimo ma mi impegnavo poco. (…) Le prime cose pubblicate furono dei flop, discograficamente non ero potente perché non muovevo massa economica, non spostavo persone per i concerti (…). Mi isolo, divento ironicamente un vegetale. A 18 anni ci sono due soluzioni: la tua vita inizia o finisce, non vedi vie di mezzo. Questo per quasi un anno (…), poi mi sono detto, forse quest’occasione l’ho trattata male finora, necessita un impegno diverso, una costanza diversa, un sacrificio diverso: va bene lo spettacolo, la magia, la fascinazione, ma ora mettiamoci anche la parola lavoro. (…) Inizio a indagare, costruire, da lì inizia la consapevolezza di cosa vuol dire vivere in un mercato discografico». Segue lo sbarco su YouTube come nuovo palcoscenico che gli ha permesso di recuperare sicurezza e poi nel 2017 la partecipazione al Festival di Sanremo con “Il Diario degli errori”: «È stato tutto un incastro che non ho mai capito: dopo 3 anni di fermo, senza una carriera alle spalle, Carlo Conti decide di inserirmi nei Big di Sanremo e questo non aveva senso per me. E io continuo a chiedergli perché, anche un anno fa che l’ho rivisto a Roma, e lui ‘Ma Michele, con quella canzone! Ma che dici?’». Un successo che però non ha vissuto come una rivincita su nessuno: «Non c’era la rivalsa dietro, se una persona non credeva in me, nel mio potenziale, devo provare rabbia o fare una cosa che la convinca? Io quel risentimento lì non l’ho mai avuto, se per 3 anni era andata male io sapevo che la colpa era mia, sotto sotto ho sempre detto avevano ragione; non ho mai concordato coi modi, i modi li ho trovati sempre orribili; parlare così a un ragazzino di 18 anni, forse ci voleva più attenzione, quasi genitoriale. Non mi piace il risentimento, la vendetta…».

Sull’incidente che nel 2018 lo ha visto coinvolto: «Io ne ho sempre parlato rendendo protagonista il dolore, anche con grande difficoltà perché, quando parli di dolore sembra che vuoi stabilire un vittimismo che non ti appartiene, che non ti è concesso, sono sempre in difficoltà, lo riconosco. Succede questo fatto orribile. Quando tu incontri un trauma nella tua vita devi accettare che davanti ai traumi non esiste protagonismo, non c’è un protagonista. L’unico protagonista è il trauma e io inizio a toccare con mano l’imprevedibile, a vederlo concreto, ed è stata una visione orribile (…). Ho cercato di annullarmi in tutti i modi possibili».

L’aiuto del suo primo grande amore, all’epoca ancora al suo fianco, e l’inizio di un percorso psicologico per affrontare il trauma: «Quel ragazzo mi ha mostrato una strada e mi ha costretto a compierla nonostante la mia volontà di ribellarmi (…), un aiuto medico di un certo tipo, nell’immediato feci EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing) – non voglio fare divulgazione scientifica però lo dico perché per me è stato salvifico – e inizio a ritrovare un’adesione con la realtà, una possibilità (…). Credo che sia non importante ma necessario suggerire a qualcuno che una strada esiste, non è impossibile, serve tanto impegno e tanto amore».

Dopo un lungo lavoro su sé stesso, il cantautore sta vivendo oggi un periodo sereno con tanta nuova musica: «sto iniziando un nuovo progetto musicale, un nuovo disco, con questo singolo, ‘Odio’, sono molto contento che si sia riaperta questa parentesi musicale, dopo grandi delusioni lavorative e lo dico senza risentimento, le persone che erano al mio fianco pensavo fossero più protettive rispetto alla missione che io riconosco alle canzoni. Io ancora un pochino ci credo che le canzoni possano cambiare il mondo. Il fatto che adesso ho trovato persone vicino che credono come me in questa cosa mi rende molto fiero e sono canzoni che nascono col sorriso, anche nel dolore ma col sorriso. Sono molto orgoglioso di questo. E poi c’è tanta volontà di fare, di costruire, mi piace tanto il mio lavoro perché ha trovato un equilibrio con la vita privata, ho capito che si può fare entrambe le cose, mi auguro di portare aventi questa doppia vita».

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