MARTHA J. svela il cuore di ‘Amelia’ – intervista

MARTHA J.

Emozionienozioni è entusiasta di presentarvi un viaggio musicale unico nel suo genere con la talentuosa cantante Martha J. e il brillante pianista Francesco Chebat. Il loro nuovo disco in quartetto, intitolato “Amelia“, è una straordinaria dedica alla leggendaria cantautrice Joni Mitchell. Accompagnati dal talentuoso contrabbassista Giulio Corini e dal virtuoso batterista Maxx Furian, Martha J. & Chebat Quartet ci regalano un’esperienza sonora avvincente.

L’album, pubblicato dall’etichetta indipendente Clessidra Records, sarà disponibile sulle principali piattaforme di streaming a partire dal 16 febbraio 2024. “Amelia” si distingue per undici brani, sapientemente arrangiati da Francesco Chebat e firmati dalla stessa Joni Mitchell, ad eccezione di due brani in cui si unisce la genialità di Charles Mingus alla poetica di Mitchell.

L’emozione trasmessa da Martha J. e il tocco raffinato di Francesco Chebat creano un connubio perfetto, arricchito dalla maestria di Giulio Corini e Maxx Furian. Questo progetto è molto più di un semplice omaggio, è un atto d’amore in musica, una riflessione sulla profondità dell’anima artistica di Joni Mitchell. Unisciti a noi nel celebrare questa straordinaria creazione musicale, un inno all’amore per la musica di Joni Mitchell. Non perderti l’intervista completa con Martha J. su Emozionienozioni, dove scopriremo i retroscena di questo eccezionale progetto.

Qual è stata la tua principale fonte di ispirazione per creare l’album “Amelia” dedicato a Joni Mitchell?

Joni Mitchell ha fatto parte del mio percorso musicale da quando avevo circa quindici anni. Già in alcuni album precedenti io e il pianista Francesco Chebat (con cui collaboro dal 2008) abbiamo inserito brani di questa iconica cantautrice e spesso li presentiamo anche dal vivo. Dopo l’album dedicato ai Beatles (uscito nel 2021), avevo in mente di “chiudere un altro cerchio” del mio passato musicale, dedicando un album intero a questa artista incredibile, che si è mossa in maniera fluida tra folk, pop e jazz. L’idea era lì da tempo che svolazzava nella mia testa, ma non mi decidevo a far partire il progetto… finché un bel giorno qualcuno mi ha detto: “Dovresti fare un album con le canzoni di Joni Mitchell” e allora mi sono decisa!

Puoi raccontarci il processo di selezione dei brani inclusi nell’album e come avete lavorato sugli arrangiamenti?

Ho iniziato ascoltando più volte tutti gli album di Joni Mitchell, a volte mettendo sul piatto i vecchi dischi, per recuperare (fra gli scricchiolii del vinile ascoltato fino a consumarsi) il senso di stupore e magia dei miei primi ascolti di adolescente. Ho quindi stilato una prima lista di canzoni (circa una trentina), eliminando quelle più “coverizzate” e selezionando quelle che più ci davano la possibilità di mostrare la nostra visione del mondo musicale di Joni Mitchell. Ho trascritto tutti questi brani e, partendo da questi spartiti, ho iniziato a lavorare con Francesco Chebat: ci siamo messi al pianoforte e abbiamo suonato e cantato più volte ogni canzone. Dopo varie selezioni e ripensamenti, sono usciti gli undici pezzi dell’album. Per gli arrangiamenti, Francesco Chebat è stato come al solito superlativo perché, con una sensibilità profonda e grande professionalità, ha saputo creare l’ambiente giusto per ospitare la mia voce. Ha reso attuali le canzoni di Joni Mitchell senza stravolgere l’impianto originale dei brani. Il risultato è che tutti gli elementi dell’arrangiamento rispecchiano il nostro percorso artistico e credo che diano una lettura attuale della musica di Joni Mitchell, evidenziando gli aspetti jazzistici delle sue canzoni.

Qual è stato il ruolo dei tuoi collaboratori nel quartetto nel plasmare il suono e l’atmosfera dell’album?

Il contributo di Francesco è stato prezioso anche nel selezionare e organizzare gli spunti creativi che sono arrivati da me e dagli altri musicisti: mi riferisco a Giulio Corini (contrabbasso) e Maxx Furian (batteria). Questa super sezione ritmica ha dato una spinta di energia e di professionalità a tutto il lavoro, sostenendo in maniera creativa e appropriata le diverse atmosfere di ogni brano dell’album. Lavorare con loro è stato incredibilmente stimolante e soprattutto molto facile: quando hai la fortuna di collaborare con musicisti di questo calibro, senti che la tua voce è sostenuta e seguita in ogni sua sfumatura e tutto sembra fluire nella maniera più naturale, sia nelle ballad che nei brani più incalzanti. Per questo motivo, non vedo l’ora di presentare questo lavoro dal vivo: sono certa che con Francesco, Giulio e Maxx sarà un live pazzesco!

Cosa sperate di trasmettere al pubblico attraverso la vostra interpretazione delle canzoni di Joni Mitchell in “Amelia”?

Vorremmo far conoscere alcuni dei brani di Joni Mitchell che sono meno ascoltati, ma incredibilmente affascinanti. Questo è ovviamente un rischio “commerciale”, ma noi siamo un po’ fatti così: ci piace portare le persone alla scoperta di territori musicali poco esplorati! L’altro aspetto su cui abbiamo lavorato è quello dell’anima più incisiva di Joni Mitchell, quella che più si allontana dalle atmosfere rarefatte dei suoi primi dischi. Infatti, dall’album Court and Spark in avanti, e anche dal vivo, Joni Mitchell ha coinvolto figure come Jaco Pastorius, Herbie Hancock, Peter Erskine, Wayne Shorter… musicisti che hanno spostato il baricentro della sua musica dal folk ad atmosfere contaminate (si può dire jazz-rock???). E proprio questo aspetto più jazzistico e “terreno” che abbiamo voluto evidenziare nel nostro album, grazie anche alla scelta di una ritmica (Maxx e Giulio) molto solida e molto “jazz contemporaneo”!

Come hai bilanciato il rispetto per il materiale originale di Joni Mitchell con il desiderio di aggiungere una tua visione personale alle sue canzoni?

Per noi il segreto per rispettare il materiale originale è partire da uno spartito “basico”, in cui ci sono semplicemente indicati la melodia e gli accordi. In questo modo si crea un punto di partenza neutro che consente di allontanarsi dall’interpretazione “del disco” e permette di concentrarsi esclusivamente sul materiale musicale, nudo e crudo. Cantando e suonando più volte al pianoforte il brano, si evidenziano le caratteristiche che più entrano in risonanza con il nostro mondo musicale e da qui si parte a riarmonizzare, rendere personale la melodia e l’accompagnamento e tutti gli altri elementi dell’arrangiamento.

Cosa significa per te rendere omaggio a Joni Mitchell in un anno così importante per la sua carriera?

Uno dei motivi che mi ha fatto decidere di partire con questo progetto è stato che non volevo dedicare a Joni Mitchell un album “postumo”, perché odio le celebrazioni “a posteriori”: se uno è bravo e ti piace, dimostraglielo quando è vivo, non quando non c’è più! Quando abbiamo iniziato a concepire questo progetto, non ci eravamo resi conto del fatto che in questo periodo Joni Mitchell avrebbe compiuto ottant’anni. Ce ne siamo accorti quando ormai l’album era registrato e in fase di pubblicazione, leggendo le notizie sui social media. Un segno del destino? Chi lo sa! Comunque mi fa piacere pensare di aver realizzato questo progetto in un momento così bello e importante per Joni Mitchell, un momento in cui tutto il mondo sta celebrando la sua carriera.

Oltre alla pubblicazione di “Amelia”, quali sono i tuoi progetti futuri e cosa possiamo aspettarci dalla tua musica nei prossimi mesi?

Spero di portare questo progetto dal vivo, perché è sul palco che ci piace condividere la nostra musica. Come ho detto prima, il quartetto è stato meraviglioso in studio ma dal vivo può trasmettere tanta energia e tante emozioni diverse che ci piacerebbe condividere con le persone “in presenza”! Per quanto riguarda i progetti futuri, mi piacerebbe fare un album con brani originali (di Chebat e miei). Un po’ di materiale c’è già: vedremo cosa ci verrà voglia di fare, dopo questo nuovo viaggio musicale nel mondo di Joni Mitchell.