Sakküra, intervista, il nuovo singolo “Wall Maria”: ‘la musica ha sempre fatto parte della mia vita’

Sakküra

Sakküra, intervista, il nuovo singolo “Wall Maria”: ‘la musica ha sempre fatto parte della mia vita’

Eccezionalissimo, bravissimo e bellissimo, il cantautore Sakküra, è l’idolo di intere generazioni, a soli 16 anni aveva già egemonizzato TikTok ( quando ancora il celebre social network si chiamava Musically).

Sakküra, il suo vero nome all’anagrafe è Mattia Sacchetti, è nato a Terracina, il 28 luglio 1998.

Giorno dopo giorno, negli anni, il pubblico di Sakküra è incrementato, continua a crescere a dismisura, su TikTok vanta più di 550k, il cantautore Sakküra è acclamatissimo sul web e non solo.

Nutre un amore viscerale per il mondo degli anime, una passione che è grande fonte di ispirazione per la sua arte.

La musica di Sakküra è originalissima ed estremamente raffinata, introspettiva e contemporaneamente fortemente inclusiva, il suo immenso talento rende il mondo migliore, è un artista davvero straordinario.

Nel 2020 Sakküra, con Marco Canigiula, ha firmato il suo primo contratto discografico con Cantieri Sonori.

In seguito al grandissimo successo dei suoi primi singoli,  “Dio Brando“, “Ghoul” e “Ghostface“, arriva finalmente “Wall Maria“, l’attesissimo nuovo singolo di Sakküra.

Il nuovissimo singolo di Sakküra, “Wall Maria”, è ufficialmente in rotazione su tutte le radio e sulle piattaforme digitali, una canzone intensa e rivoluzionaria che combina le sonorità dance degli anni ‘90, al rock e al ritmo hip hop. Il testo profondo e poetico di “Wall Maria” consente di conoscere a fondo i sentimenti più autentici, tra amore e odio, oltrepassando le difficoltà. I giganti presenti all’interno della canzone, insieme ai muri, rappresentano i vari problemi della vita, le paure, le ansie e le sconfitte. Il video è stato prodotto da Cantieri Sonori, a cura di And If Agency.

Abbiamo raggiunto Sakküra per parlare del suo nuovo singolo, nel corso dell’intervista si è raccontato tra ricordi e aneddoti inediti.

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Sakküra, rievoca la fioritura, la rinascita verso orizzonti sconfinati, è uno pseudonimo estremamente accattivante ed emblematico, come hai scelto il tuo nome d’arte?

Il mio nome d’arte nasce banalmente dalla fusione del mio vecchio soprannome, usato dai miei amici d’infanzia, “Sakkoz” e “Sakura”, uno dei personaggi femminili di Naruto, un anime che mi accompagna dall’infanzia. La cultura orientale però mi affascina molto ed uno dei miei sogni è proprio quello di riuscire a viaggiare e, chissà, magari anche vivere in Giappone.

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Il tuo nuovo singolo “Wall Maria” è davvero magnetico, prosegue il filone che hai definito anitrap, hai preso ispirazione dalla splendida serie anime “Attack on Titan”. Racconti una storia d’amore che riesce a superare ogni avversità. Com’è nato il brano? Quanto credi che l’amore possa essere il motore del mondo?

L’amore mi ha aiutato in un momento particolarmente buio della mia vita. Ho avuto la fortuna di trovare una persona con cui condivido ed ho condiviso molto, sia in positivo che in negativo. Insieme siamo riusciti a superare periodi difficili. Wall Maria parla di quanto sia importante non sentirsi soli davanti alle avversità e di quanto il passato sia rilevante, ma non ci definisca. Non siamo solo sofferenza, ma anche speranza.

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Come hai scelto i luoghi in cui ambientare il videoclip ufficiale di “Wall Maria”?

Per l’ambientazione del video abbiamo cercato un posto che potesse ricordare le mura di Attack on Titan. Le mura, sia nell’anime che in Wall Maria, hanno un significato ambivalente: se da una parte proteggono gli esseri umani dai Giganti, dall’altra li tengono costretti in una dimensione di ignoranza e terrore. Per questo il Parco degli Acquedotti ci è sembrato il posto ideale per girare il video.

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La tua voce da brividi riesce a regalare costantemente emozioni nuove. Quando hai iniziato ad approcciarti al mondo della musica?

Diciamo che la musica ha sempre fatto parte della mia vita. Un rapporto più  “intimo” è iniziato tra i 16 ed i 17 anni, quando ho iniziato a fare beatbox. Lo step successivo è stato creare le mie prime basi “casalinghe”, mixando suoni di beatbox con una loop station. Poi ho iniziato a lavorare con Cantieri Sonori.

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Sei diventato famosissimo su TikTok quando ancora si chiamava Musically, com’è stato ritrovarti improvvisamente travolto dalla notorietà? Come vivi il rapporto con il tuo pubblico?

In realtà non credo di essermi veramente reso conto della mia notorietà. Mi stupisco quando ricevo messaggi di fan timorosi che magari mi hanno incrociato per strada, ma hanno avuto paura di fermarmi. Mi piace parlare con i miei fan e cerco di tenermi attivo sui social soprattutto per instaurare un rapporto con loro. Sapere che le persone apprezzano il mio lavoro mi rende felice, se riesco a suscitare emozioni mi reputo molto soddisfatto ed apprezzo molto il confronto con chi, con educazione, mi dice la propria opinione. Poi se quest’ultima è positiva ancora meglio.

Com’è lavorare a stretto contatto con il grande Marco Canigiula? Quanto ha influenzato la tua evoluzione artistica?

Marco Canigiula è un grande professionista. Sin dal principio mi ha incoraggiato e sostenuto nel mio progetto. La sua filosofia si basa sulla libertà di espressione, con lui non mi sono mai sentito costretto in determinati limiti, anzi, mi ha sempre spinto a superarli. È anche grazie a questo suo atteggiamento che sono riuscito ad evolvermi dopo solo 4 brani rilasciati.

Il tuo primo singolo “Dio Brando” è un brano che riesce a scuotere l’anima e a infondere forza, canti “sono intrappolato in una gabbia di vetro, ora voglio due ali per andare in cielo”, la musica rappresenta le tue ali verso la libertà?

Assolutamente sì, chi mi è stato vicino da quante volte sono stato prossimo a ricevere un’ “occasione”, ma poi si è rivelata essere solo fumo, da qui anche il verso “ogni volta che ce la sto per fare, il demonio mi fa cascare”. Dio Brando è il suono della rivalsa contro chi non ha creduto in me e contro le mie stesse paure ad addentrarmi in un mondo in cui, si sa, è difficile affermarsi e farsi ascoltare.

“Mi alzo dal letto è mezzogiorno e mezzo”, inizia proprio così la tua hit “Ghoul”. Sei più mattiniero, o preferisci svegliarti tardi come nel testo della canzone? Qual è il tuo momento preferito della giornata?

Io sono un gufo. Sono estremamente più produttivo di notte, questo sin da quando sono piccolo, perciò mi riduco a svegliarmi sempre molto tardi. La notte è decisamente il mio momento preferito della giornata, quando tutti sono a letto, fuori il mondo è fermo ed il mio cervello si sente abbastanza tranquillo da iniziare a lavorare.

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“Ghoul” è un brano immensamente profondo, quanto sono autobiografici i tuoi testi? Come prendono forma le tue canzoni? Arrivano prima i titoli, le melodie, o i testi?

In tutti i miei testi ci sono dei riferimenti alla mia vita. In Ghoul sono più nascosti. Ghoul parla della vita di un tossicodipendente, che io non sono per fortuna. Ma allo stesso tempo i riferimenti alla figura materna e paterna sono in parte ispirati anche alla mia vita. La creazione del brano di solito parte dalla base, una bozza di beatbox, da lì seleziono gli anime più adatti per trasmettere il messaggio che voglio inviare e poi procedo con la scrittura del testo.

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Quali sono attualmente i tuoi progetti per il futuro?

Spero di avere la possibilità di continuare a sperimentare. In cantiere c’è già qualcosa di completamente nuovo rispetto ai brani precedenti. Adoro le sfide e provare cose nuove mi fa sentire soddisfatto e stimolato. Inoltre spero di riuscire a raggiungere anche altre fasce d’età.