YKO, il nuovo singolo “In The Name”, intervista: “i due nomi che più di tutti hanno scalfito il mio percorso, sono Sebastian Bach’singer degli Skid Row e Foy Vance, artista irlandese che reputo essere l’essenza di tutto ciò che un artista dovrebbe essere. Proprio quest’ultimo, con la sua musica, ha segnato in maniera significativa quella che è la mia visione della musica”

YKO

YKO, il suo vero nome all’anagrafe è Enrico Bellotta, proviene da Caserta, classe 1985, cantautore, compositore e musicista, è un artista di spessore con un prorompente talento raffinato, introspettivo e fortemente internazionale.

Abbiamo raggiunto YKO per un’intervista piena di sorprese e novità.

In quale emozione ti rispecchi quando canti?

Gioia. Cantare per me significa semplicemente chiudere gli occhi e immaginare mondi davanti a me. In queste immagini, spesso vedo sorrisi che rendono il canto la mia cura.

YKO

Hai aperto i concerti di nomi di fama internazionale come gli Evanescence, i Disturbed, i Yellowcard, i Kongos, i Vanilla Sky e i Tigertailz, com’è stato calcare lo stesso palcoscenico di artisti del loro calibro?

Sicuramente, aver avuto modo di osservare da dietro le quinte artisti di calibro internazionale, mi ha permesso di “rubare” tanto. Le sensazioni che mi hanno preceduto sicuramente sono state emozione, un pizzico di timore, ma una volta saliti lì, davanti a migliaia di persone, la voglia di far ascoltare il mio mondo ha vinto su tutto, trasformando quei momenti in una enorme festa in musica.

Cosa rasenta la musica nella tua quotidianità?

La musica, per me, rappresenta davvero ossigeno. Un bisogno costante, quello di cantare, scrivere, comporre, ma anche semplicemente scoprire musica nuova, ricercare sonorità che possano arricchire sia la mia arte che il mio essere. Mi definisco “tossico di musica” e, come una droga, non riesco a farne a meno.

YKO

Quali figure hanno scalfito particolarmente il tuo percorso artistico?

Dunque, il mio percorso inizia tanto tempo fa. Da piccolo amavo tutto quella che era la scena Hard Rock della Los Angels degli anni 80. Sicuramente, i due nomi che più di tutti hanno scalfito il mio percorso, sono Sebastian Bach’singer degli Skid Row e Foy Vance, artista irlandese che reputo essere l’essenza di tutto ciò che un artista dovrebbe essere. Proprio quest’ultimo, con la sua musica, ha segnato in maniera significativa quella che è la mia visione della musica.

Qual è la genesi del tuo nome d’arte?

Essendo una persona che scrive i propri pensieri e canta le proprie emozioni, il nome viene fuori dall’amore che provo nei confronti della mia piccola nipotina, da sempre mia fan, che in tenera età il suo chiamarmi zio “Yko”, ha fatto sì che io diventassi artisticamente YKO.

I tuoi brani sono fortemente introspettivi, quanto sono autobiografici i tuoi testi?

Come detto prima, io non riesco a cantare o scrivere musica che non disegni una situazione vissuta realmente o uno stato emotivo realmente provato. Da sempre, ho usato la musica come mezzo per comunicare al mondo tutto quello che provavo. Ogni singola canzone è un’esperienza davvero vissuta.

Il tuo nuovo singolo “In The Name” combatte con fervore la violenza, quanto credi che oggigiorno possa essere rilevante ricongiungersi alla parte più autentica di noi stessi?

Penso che sia un processo necessario quello di ricongiungersi alla vera Essenza. Nell’osservare il mondo che mi circonda, noto sempre più spesso che le persone temono di accettare la loro natura. Paura dettata dal giudizio altrui, da un non piacersi, dal timore di non sentirsi mai abbastanza. In un mondo in cui ogni cosa sembra irreale e finta, credo che l’unica da fare, sia stringersi intorno alla propria Essenza.

A chi è rivolto il tuo nuovo singolo?

“In the Name” è rivolto a tutti coloro che hanno creduto in qualcosa. È rivolto a tutti quelli che si sono sentiti feriti e delusi per aver creduto in una fede, in un ideale, in una promessa.

Avrà un videoclip ufficiale?

Assolutamente si! Seguite la mia pagina IG (https://www.instagram.com/ykoofficial/) per sapere quando!

Qual è il motto che sposi solitamente?

”Be yourself always”. Sii te stesso sempre. Un mantra che mi accompagna dal mattino fino a sera. Prometto a me stesso ogni giorno di non mentire a me stesso, di non sentirmi sbagliato, quindi, di essere semplicemente ciò che sono.

Progetti futuri?

Oltre a lavorare sulle ultime sfumature del mio album d’esordio, che spero possiate ascoltare il prima possibile, sto organizzando mini tour per promuovere il nuovo singolo.

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