Violet Blend, intervista: “abbiamo in previsione un tour europeo che non vediamo l’ora di annunciare! Il 2022 è stato un anno di grandi soddisfazioni per noi, il 2023 non potrà essere da meno”

Violet Blend

Violet Blend, straordinaria band metal alternativa italiana, caratterizzata da vocalità intense, ricca potenza sonora e sfrenata energia. Fondata nel 2014 a Firenze, la band è composta da Giada Celeste Chelli (voce e pianoforte), Michel Agostini (batteria), Ferruccio Baroni (basso) e Alex Robert Paoli (chitarra).

In termini di tour, i Violet Blend hanno aperto per band rinomate come Radiohead, Garbage, Chris Slade (AC/DC), Vinnie Moore (Alice Cooper), Eva Poles (Prozac+) Finley, Rezophonic (Mario Riso, Cristina Scabbia) e la band britannica Antimatter. Inoltre, la band ha vinto numerosi premi, tra cui Band Rivelazione del 2019 dal F.I.P.I. – Federazione Internazionale Proprietà Intellettuale, #insiemeperlamusica 2020 di Elio e le Storie Tese, Trio Medusa, Cesvi e Radio Deejay, e il Premio Et Music a Sanremo Rock 2019.

Il loro album di debutto, White Mask, ha ricevuto grandi elogi da pubblico e critica, sia localmente che all’estero.

Mentre il nuovo album, Demons, continua questo viaggio spostando l’attenzione più sul personale.
Abbiamo raggiunto Giada Celeste Chelli dei Violet Blend per un’esclusiva intervista densa di curiosità e novità.

In quale emozione vi rispecchiate quando siete sul palco?

La prima emozione che mi viene in mente quando siamo sul palco è la gioia, un senso di libertà, di spensieratezza e di divertimento pari a pochissime altre cose nella vita. Salire sul palco è anche molto eccitante, adrenalinico, ti fa sentire vivo ed invincibile. Queste emozioni positive però coesistono con altre negative, quali l’ansia da prestazione, il timore di mostrarsi agli altri ed il nervosismo creato dall’aspettativa generata. Quando saliamo sul palco si scatena dentro di noi una tempesta di emozioni e sentimenti contrastanti che per la maggior parte del tempo volge al positivo fortunatamente.

Come ha preso forma la vostra formazione odierna?

La prima formazione dei Violet Blend comprendeva soltanto me alla voce ed al pianoforte e Michel Agostini alla batteria. La musica ci appariva come un vero parco giochi, volevamo sperimentare e farci trascinare in ogni direzione l’istinto ci dicesse di andare. Cominciammo fin da subito a comporre e ad arrangiare brani, producevamo una quantità fuori misura di materiale creativo che spaziava nei generi e nelle forme musicali. All’epoca dovevamo ancora scoprire la vera identità della band, volevamo che fosse autentica e che rappresentasse realmente le nostre personalità. Dopo qualche tempo insieme e qualche manovra di assestamento entrammo in studio di registrazione per materializzare tutte le idee che avevamo, fu in quel momento che entrò in gioco Ferruccio Baroni, il bassista, a completare la formazione. Dal suo ingresso nel 2017 abbiamo iniziato a produrre album, ad andare in tour e a lavorare sodo, il resto è storia.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente la vostra musica?

Nella nostra musica uniamo diversi generi, forme e stili musicali che derivano dai nostri percorsi accademici ed artistici. Proveniamo tutti da percorsi musicali discretamente diversi e questo si riflette fortemente sui nostri brani, cerchiamo di rispecchiare le nostre personalità ed inclinazioni musicali in ogni canzone. Per questo motivo possiamo dire di essere influenzati da generi più che da artisti o band del panorama musicale. Io provengo dall’ambiente accademico, ho iniziato a studiare musica da piccola, il mio primo strumento è stato il sassofono, poi il canto e infine il pianoforte. Ho una laurea magistrale in musicologia, la musica tradizionale ha sempre fatto parte della mia educazione, ma il rock e il metal sono sempre stati una grande passione, infatti all’università mi sono specializzata in popular music con due tesi sull’evoluzione del rock e su Frank Zappa. Da questo provengono tutte le citazioni e le forme classiche che si ritrovano nei nostri brani. Michel ha solide radici affondate nel metal, ma è un batterista estremamente versatile con un enorme bagaglio accademico alle spalle, riesce a passare dal jazz all’heavy metal con facilità. Ferruccio è un amante del progressive e dei virtuosismi musicali, il suo stile al basso è un bel mix di sonorità e ispirazioni molto diverse tra loro, nelle nostre composizioni infatti il basso ha sempre un ruolo centrale a cui affidiamo quasi tutti i riff. Tanti generi e tanti ispirazioni musicali si combinano nel nostro sound, l’elemento fondamentale è che ognuno di noi deve sentirsi libero di esprimersi quando facciamo musica.

Qual è il messaggio principale che avete scelto di veicolare attraverso il brano “The Voices In My Head”?

Voices In My Head è una conversazione interiore che urla invece di sussurrare. Il brano parla di insicurezza, paura e del dubbio di non essere all’altezza. È un’urgenza furiosa, un bisogno violento di liberarsi di tutte quelle catene mentali e pensieri che ti impediscono di vivere liberamente. Abbiamo scritto la canzone istintivamente ed è venuta fuori così come la sentite. Volevamo esorcizzare e mettere a tacere tutte quelle voci che continuavano a gridarci nella testa che non ce l’avremmo fatta e che non eravamo abbastanza. Lottiamo ogni giorno per farci spazio nel mondo, cercando affermazione e consenso da parte degli altri e questo ci fa perdere ciò che è importante nella vita e ciò che realmente siamo. Sentivamo il bisogno di recuperare ciò che è veramente importante, fuggendo da questa prigione che ci siamo costruiti attorno per farci amare dagli altri. Questa canzone ci ha uniti ulteriormente come band, ci siamo messi a nudo e abbiamo affermato insieme che nulla può fermarci e quelle voci rimarranno solo un rumore di sottofondo.

Come avete vissuto il set del videoclip ufficiale del vostro nuovo singolo?

Girare il videoclip è stato molto divertente ed appassionante, ma allo stesso tempo è stata anche una grande sfida per noi. Volevamo un video che fosse molto cinematografico, più simile ad un film che ad un video musicale, e che rappresentasse la vita solitaria e delirante di una donna ricoverata in un centro di salute mentale. Abbiamo studiato attentamente tantissimi film che trattano il tema della follia e della solitudine, volevamo capire ed imparare dai grandi del cinema per cercare di rappresentare queste emozioni così intime e difficili al meglio delle nostre capacità. Il set stesso è stato oggetto di un intenso studio, lo consideriamo un elemento fondamentale per la nostra personale rappresentazione della follia. La stanza vuota, bianca e luminosa, rappresenta il senso di vuoto, di abbandono, di ansia, di pressione, la sensazione di perdersi in un mondo a cui non importa di te. Le scritte che ricoprono la quasi totalità della stanza, rappresentano la confusione, le incertezze, le paure e l’inquietudine dentro la testa, sensazioni che restano imprigionate e nascoste dietro le maschere che indossiamo ogni giorno per presentarci all’altro. Il sentimento che aleggia durante il video è l’ostentata indifferenza, con cui il medico e l’infermiere trattano la paziente, ignorandone completamente i bisogni e contribuendo così alla sua follia, diventando loro stessi le voci che urlano nella sua testa.

Qual è il motto che sposate più assiduamente?

Ci ispiriamo ad una celebre massima di Winston Churchill: “Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale, ciò che conta è il coraggio di andare avanti.”

Cosa porterà il 2023?

Stiamo elaborando nuovi brani e sicuramente il 2023 vedrà l’uscita di un nuovo lavoro. In primavera riprenderemo a suonare dal vivo, abbiamo in previsione un tour europeo che non vediamo l’ora di annunciare! Il 2022 è stato un anno di grandi soddisfazioni per noi, il 2023 non potrà essere da meno.