The Heron Temple, da X Factor al nuovo disco W.A.U, intervista:”tutto ciò che c’è in quel segmento tra Arctic Monkeys, Paolo Nutini o Chet Faker ci unisce, ma poi ci influenziamo a vicenda condividendo i nostri artisti preferiti”

The Heron Temple

The Heron Temple, duo intenso e originale, nato nel 2016, composto da Valerio Panzavecchia e Vincent Hank. Nel 2017 dopo l’esperienza ad X Factor 11 esce in anteprima su Rolling Stone Italia il primo singolo “Vulnerabile” che entra nella Viral 50 di Spotify e va on-air in alcune delle principali radio italiane tra cui Radio Italia, Rai Radio 1 e Radio Deejay. Successivamente pubblicano “Milano ti divora” insieme ad un videoclip live completamente stripped. I The Heron Temple nel 2018 portano in giro le loro canzoni in un tour acustico che attraverserà tutta Italia, per culminare al “The Boiler House” di Londra (Uk). Parallelamente la band condivide il palcoscenico con alcuni dei migliori artisti del panorama musicale italiano: La Rappresentante di Lista, Fabri Fibra, Fabrizio Moro, Willie Peyote, Edoardo Bennato. Il 17 Giugno 2021 pubblicano il brano “Sciogliersi un po’” seguito ad ottobre dalla release di “Coltelli”; il brano entra nella playlist editoriale “Rock Italia” di Spotify ed il videoclip ufficiale esce in anteprima su Sky Tg24.

Il 2022 è un anno cruciale per i The Heron Temple. Il 6 Gennaio la band pubblica “Falliscono i locali” seguito a Giugno da “Ci facciamo male” che anticipa l’uscita del disco di debutto “W.A.U“.

Il magazine Emozionienozioni ha raggiunto il duo The Heron Temple per un’esclusiva intervista.

Com’è nata la vostra formazione odierna?

I The Heron Temple nascono come un duo e formalmente lo sono ancora. Noi due scriviamo i testi, arrangiamo ed orchestriamo i brani, ma il nostro ultimo disco W.A.U è stato pensato come un album full band. Per questo motivo abbiamo sentito l’esigenza di portare con noi dal vivo tre fantastici musicisti, che riescono a dare giustizia a tutto ciò che W.A.U rappresenta per noi. Ovviamente lavorare con altri musicisti offre una vasta gamma di soluzioni durante i concerti ed era proprio ciò che volevamo: condivisione, emozione, pancia e cuore. 

Qual è la genesi del nome “The Heron Temple”?

Quando abbiamo iniziato a scrivere le prime canzoni non avevamo ancora un nome. I brani inizialmente erano in inglese e volevamo qualcosa che suonasse “moderno” ma che rispecchiasse allo stesso tempo la nostra visione della musica. Il tempio (Temple) ci restituiva l’idea delle geometrie, del “finito” in un contesto metafisico. L’airone (Heron) invece ci faceva pensare a questi animali maestosi, sempre in viaggio per il mondo, che pur intimidendo con la loro stazza, sono estremamente mansueti e solitari. Da qui, l’idea di unire questi due concetti in un nome che ci suonasse davvero bene. 

Chi ha influenzato maggiormente il vostro sound?

All’interno del sound dei The Heron Temple ci sono così tante influenze che sarebbe più semplice elencare chi non ci ha influenzati. Musicalmente siamo entrambi cresciuti con la black music (soul, blues, rock’n’roll, gospel) e moltissimi di questi elementi fanno da fondamenta al suono dei The Heron Temple. Valerio è uno sperimentatore, un avido ascoltatore che divora migliaia di nuove uscite mensili, mantenendosi sempre aggiornato sul mercato musicale. Vincent invece è più vecchia scuola e non è raro ascoltare i Rolling Stones o i Faces di Rod Stewart quando si va a casa sua. Diciamo che tutto ciò che c’è in quel segmento tra Arctic Monkeys, Paolo Nutini o Chet Faker ci unisce, ma poi ci influenziamo a vicenda condividendo i nostri artisti preferiti, sia che si tratti di elettronica o punk svedese. 

Come ha preso forma l’album W.A.U?

W.A.U è un disco che ha vissuto momenti differenti di scrittura. Alcuni dei brani presenti su W.A.U sono stati scritti in una fase ancora acerba dei The Heron Temple e sono cresciuti insieme a noi, assumendo forme e contenuti differenti durante gli ultimi anni. Altri invece li abbiamo scritti in fase avanzata, avendo già un’idea complessiva del sound e dei concetti di W.A.U. 

Qual è il principale filo conduttore del disco W.A.U?

Ci siamo resi conto che nella maggior parte dei nostri brani c’erano dei punti di unione che gravitavano intorno alle distanze, fisiche e mentali. Allo stesso tempo W.A.U (Where Are U) “dove sei?” è una delle domande più frequenti quotidianamente. Non ce ne rendiamo conto, ma queste due parole insieme hanno una forza imponente: esprimono mancanza, desiderio, bisogno, ricerca, amore, cura. Due parole che esprimono perfettamente le emozioni che ci hanno portato a scrivere W.A.U! Vorremmo fosse chiaro che W.A.U ha migliaia di sfaccettature, ma è un album prima di tutto introspettivo, il quale risponde ad una domanda che ci siamo posti davvero tante volte negli ultimi anni. 

Qual è il motto che sposate più assiduamente?

C’è una cosa che abbiamo imparato a capire negli ultimi anni, da musicisti ed esseri umani: “life is what happens to you while you’re busy making other plans” (John Lennon / Beautiful Boy). Bisogna rimboccarsi le maniche ogni giorno affrontando qualsiasi difficoltà senza esitazione. 

Progetti futuri?

Il futuro è già oggi: abbiamo da poco ricominciato a suonare dal vivo (potete trovare tutte le date di W.A.U Live! sui nostri social – date in continuo aggiornamento) e siamo felici. Contestualmente siamo già a lavoro su nuovi brani, per scrivere il prossimo capitolo della nostra storia. 

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