SETA, il nuovo singolo “Delorean”, intervista: “quello che faccio ora sicuramente ha avuto influenze dal primo Coez, Highsnob, soprattutto per certi passaggi della scrittura, ma le produzioni ed il modo in cui canto contengono influenze veramente di tutta la musica che ascolto, passando dall’emo, dalla musica elettronica, il lo- fi, fino all’indie italiano”

Seta

SETA, pseudonimo di Andrea Guerra, è un cantautore e musicista brianzolo. Si avvicina alla musica tra i banchi di scuola, grazie agli ascolti delle prime pop-punk band oltre confine. Suona da bassista in diversi gruppi, tra cui la formazione comasca Bitter Sugar ed, una volta terminata questa esperienza per lui molto importante e formativa, decide di avviare il suo progetto solista, esprimendo in testi e immaginari sonori riflessioni, emozioni, sensazioni e stati d’animo. Nel Gennaio del 2021, prende forma e vita “La Seconda Pioggia”, il suo primo singolo ufficiale, seguito, il mese successivo, da “Alaska”. Dopo un anno e mezzo di scrittura, da sempre frutto del suo vissuto personale, Seta torna nei digital store con “Tarantola”, un creepy-pop che analizza il dolore per esorcizzarlo e tornare a risplendere e “Delorean”, un chill raffinato e riflessivo che trasforma la solitudine in condivisione, riconfermandone sensibilità autorale ed un’ineccepibile abilità nel coniugare emozioni in antitesi attraverso impeccabili commistioni di parole e suoni. Abbiamo raggiunto SETA per un’esclusiva intervista.

In quale emozione ti rispecchi quando canti?

Quando canto penso poco, è quando scrivo che molto spesso provo emozioni forti, e proprio queste mi portano a prendere in mano la penna (o l’iPhone) e raccontare cosa provo. Rabbia, tristezza, nostalgia, delusione. Mentre canto invece cerco di interpretare, ma se mi trovo davanti al microfono è proprio perché certe emozioni le ho superate.

Qual è la genesi del tuo nome d’arte?

“Seta” di Alessandro Baricco, un libro che mi ha fatto rispecchiare nella complessità dell’amore. Alla fine ho iniziato a scrivere proprio per amore e continuo a raccontare soprattutto l’amore, e di questo, in particolare, le parti che piacciono di meno alle persone, le parti difficili. “Delorean” è un po’ un’eccezione da questo punto di vista perché si tratta di una lettera introspettiva da me verso chi ascolta. Le altre mie canzoni però sono per la maggior parte amore concentrato.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo iter musicale?

Difficile dirlo, perché quello che faccio ora sicuramente ha avuto influenze dal primo Coez, Highsnob, soprattutto per certi passaggi della scrittura, ma le produzioni ed il modo in cui canto contengono influenze veramente di tutta la musica che ascolto, passando dall’emo, dalla musica elettronica, il lo- fi, fino all’indie italiano.

In quanto tempo hai realizzato “Delorean”?

Questa domanda è complessa perché in realtà a produrre e scrivere il brano ci è voluto poco, ero molto ispirato e volevo scrivere di me, aprirmi. Si parla del periodo della zona rossa del 2020. L’ho accantonata per un po’ come canzone, volevo che uscisse bene. Iniziando a lavorare con Indako poi gliel’ho sottoposta. Gli è piaciuta al punto che ci ha lavorato veramente poco dal punto di vista della produzione, mi ha aiutato nella scelta dei suoni ed ha poi lavorato molto a mix e master. L’abbiamo registrata due volte, una volta in una sessione che abbiamo fatto nella mia casa di montagna, dove ha preso forma tutto il mio EP in uscita a Maggio, poi l’abbiamo rifatta in studio. Tutto questo negli ultimi mesi. Quindi la canzone è stata nel cassetto per circa un anno e mezzo prima di essere ripresa e completata.

Il tuo nuovo singolo è fortemente incisivo e innovativo, quanto troviamo di autobiografico nella lirica del brano “Delorean”?

È introspezione pura, è autobiografia, ecco quanto. Tutte le frasi, dalla prima all’ultima, raccontano i miei pensieri quando son da solo ma non vorrei esserlo. Quella sensazione che poi un po’ tutti proviamo ogni tanto. Sentirsi soli, nessuno che ci capisce. Ed iniziamo a viaggiare, chiederci chi siamo, cosa vorremmo fare, di chi ci siamo circondati. E infatti l’idea di questa canzone nasce proprio in uno di quei momenti, da solo, in macchina, in un parcheggio, tra mille pensieri. Poi, durante la zona rossa di fine 2020 ho avuto l’occasione per definire bene quest’idea sulla base che avevo appena prodotto. Ed eccoci qua.

A chi si rivolge “Delorean”?

“Delorean” è rivolta prima a chi mi sta intorno, poi a tutti quelli che vivono come me questi momenti, ai solitari. Il messaggio centrale della canzone alla fine è “Non siamo soli, siamo un solo cuore”, citazione alla mia canzone preferita “Never Alone” dei “The Amity Affliction”. Ed è questo che voglio trasmettere: quando siamo da soli tra i nostri pensieri dobbiamo ricordarci proprio che ci sono in quello stesso momento tantissime persone con gli stessi identici pensieri, bisogna solo trovare il coraggio di uscire e trovare qualcuno come noi, e non saremo mai da soli.

Qual è il motto che sposi più assiduamente?

Non c’è un motto che sposo spesso, tendo più a creare e modificare il mio stile di vita crescendo e maturando. E questo penso di trasmetterlo anche nelle canzoni, ad esempio sul mio modo di vedere l’amore. Spero tra 20 anni di poter mettere assieme tutte le mie canzoni e creare una specie di manuale che si evolve pagina dopo pagina.

Progetti futuri?

I progetti futuri per ora son praticamente presenti, perché poco manca all’uscita dell’EP, a Maggio. Sono pochi mesi in cui uscirà un altro singolo che staccherà totalmente da ciò che ho realizzato fino ad oggi e poi l’EP per chiudere il cerchio. Ho già idee per proseguire successivamente, ma mi concentro ora sulle uscite che mi aspettano nel futuro più vicino.

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