Santorosso, intervista: “siamo in campo per creare dei live e degli eventi nel 2023 con un collettivo di artisti nato digitalmente a gennaio 2022, l’Independent Music Movement”

Santorosso

Santorosso, nome d’arte di Luca Rodilosso, cantautore milanese, vive vicino Brescia, all’attivo dal 2017 ha un album e tre singoli, nel 2021 con l’ep “Matusalemme”. È stato tra i trenta concorrenti selezionati raggiungendo l’obiettivo del progetto per il Postepaycrowd Visa su Eppela.com nel 2019, ha partecipato al Tmf al C.e.t. in Umbria nel 2017, a Voci per la Libertà Amnesty nel 2018, al Sanremo Rock 2019-2020 e al Plug’n’play Lodi 2020.

Semifinalista alle selezioni online del Lusenstock 2021 con la direzione artistica di Alberto Fortis. A gennaio 2022 è tra i fondatori dell’IMM – Independent Music Movement con Metheora Comunicazione. Abbiamo raggiunto Santorosso per un’esclusiva intervista.

In quale emozione ti rispecchi quando canti?

Dipende dal brano e dal contenuto che intende trasmettere. Certamente per chi avrà intenzione di curiosare tra la mia discografia si noterà come i temi sociali o di analisi interiore sono molto presenti, in chiave ermetica e/o allegorica, in modalità ironica o seria. Pertanto, per stare sul tema dell’ultimo singolo “Epoca”, sento dentro di me il peso di quello che vado a cantare, la rabbia per un mondo feroce o indifferente, l’ansia e la paura per le contraddizioni interiori dell’essere umano – sentimenti poco approfonditi in musica e per i quali si viene subito marchiati dal mercato di massa.

Qual è stata la scintilla che ha segnato il tuo ritorno musicale?

Se prendiamo la nostra vita intera come una fiamma che arde, possiamo considerare che le scintille sono numerose, ma ve ne è una primigenia che è agli inizi della scelta di fare musica, soprattutto musica cantautorale con genere variabile e contenuti non propriamente comodi. Questo ultimo “doppio singolo” è, diciamo, un “ritorno di fiamma” su progetti che avevo in lavoro da tempo.

Come ha preso forma il progetto segnato da un doppio singolo?

I miei lavori ad oggi derivano principalmente da idee e concetti “esplosi” in un quindicennio, quello tra i miei 15 e i 30 anni, con l’eccezione di Matusalemme (il brano del singolo precedente, anno 2021) che è stato scritto attorno al 2017. Come degli abbozzi di scultura, i miei brani rimangono in deposito per lungo tempo, e col tempo li modello, a volte li ritrasformo e in certi casi creo “fusioni” di scritture precedenti. Vladivostrock è un brano “antico”, che ha tratto forza e senso nei tragici eventi mondiali di questo 2022, e ovviamente ha dovuto subire delle trasformazioni profonde ma rimane quel senso di “faglia” nello scontro tra civiltà e sistemi politici. Intonaco è più recente come lavorazione, origina da una poesia del 2020 mentre la linea melodica è sostanzialmente nuova, ma trae senso e origine da sentimenti, malesseri e riflessioni che permangono dentro di me da decenni.

Quanto sono autobiografici i tuoi brani?

Non è tanto la “biografia” il metro di misura per i miei brani, in quanto salvo alcuni richiami, comunque ermetici, a eventi generali o a nomi famosi, non parlo di eventi specifici accaduti a me personalmente. Se volessimo parlare di quanto sono autoanalitici questi brani, allora si, lo sono e molto. Le analisi, le paure, le pulsioni, sono qualcosa per la quale continuiamo a vergognarci in questo modello sociale ancora fortemente piccolo borghese.

Qual è il motto che sposi più assiduamente?

Semplice ma efficace e sostanziale – lo diceva anche mio nonno: vivi e lascia vivere.

Progetti futuri?

Siamo in campo per creare dei live e degli eventi nel 2023 con un collettivo di artisti nato digitalmente a gennaio 2022, l’Independent Music Movement, per il quale mi onoro di seguirne la parte di ufficio stampa e di aver contribuito alla sua strutturazione. Artisticamente, dopo questo nuovo singolo, intendo diffondere il più possibile la mia musica e in generale il valore della musica fatta per esprimersi e per elevarsi. Il che non toglie ovviamente il lato ludico e gioioso della vita e della musica, ma lo deve integrare a pari merito. Diversamente non ci si eleva, per richiamare Nietzsche, se prima non si affronta l’abisso in ognuno di noi.