ROCCO ROSIGNOLI, il nuovo album “MUSICA STRANIERA Le canzoni di Leonard Cohen”, intervista: “nelle canzoni ti mostri come sei, o come tu credi di essere; oppure come vorresti essere ma non sei”

ROCCO ROSIGNOLI, il nuovo album "MUSICA STRANIERA Le canzoni di Leonard Cohen", intervista:

Rocco Rosignoli, artista intenso e poetico, cantautore, polistrumentista, suona chitarra, violino, mandolino, oltre ad altri strumenti a corda, dal basso al bouzouki all’oud arabo, e si diletta con la fisarmonica.

Ha pubblicato quattro dischi di inediti, un live, una raccolta di brani a carattere politico e una raccolta di musiche di matrice ebraica. Inoltre ha al suo attivo due raccolte di poesie e un saggio cinematografico dedicato al film “Il Laureato”, oltre al saggio L’arte di Leonard Cohen tra storia, musica ed ebraismo.

Vanta innumerevoli collaborazioni con altri artisti e cantautori; collabora stabilmente con Miriam Camerini, che accompagna in Messia e Rivoluzione e con la quale ha costruito lo spettacolo di teatro canzone Le belle bandiere, dedicato a Pier Paolo Pasolini nel centenario della sua nascita. Ha inciso nei dischi di Alessio Lega, dei Mè, Pek e Barba e di Francesco Pelosi. Ha accompagnato dal vivo Max Manfredi e Lee Colbert. Abbiamo raggiunto Rocco Rosignoli per un’esclusiva intervista.

In quale emozione ti rispecchi quando canti?

Ogni volta l’emozione è differente. Ho imparato che un cantante, per essere efficace, deve essere in grado di veicolare le emozioni che il suo canto esprime al pubblico che lo ascolta. E per poterle veicolare, devono esserci, e devono essere autentiche. Non c’è artificio che tenga, non ci sono segreti interpretativi che possano supplire alla mancanza di un’emozione. Se quella c’è, e riesci a sentirla mentre canti, allora riuscirai a trasmetterla, ed è la cosa più importante. Gli errori tecnici passano in secondo piano, l’assenza di pathos no, quella è imperdonabile.

Cosa rasenta la musica nella tua quotidianità?

È il mio lavoro, e occupa il posto che il lavoro occupa nelle vite di tutti. Poi, certo, è un lavoro non alienante, ma ciò non toglie che occupi la stragrande maggioranza del mio tempo, e che mi costringa a una pratica quotidiana di studio, pratica, ragionamento. È qualcosa in cui sono immerso. A bene vedere, è la mia stessa quotidianità.

Quanto le tue canzoni riflettono te stesso?

Tantissimo. Credo che la forza del cantautore, come soggetto artistico, sia proprio quella di essere un sinolo quasi inscindibile di uomo e artista. Nelle canzoni ti mostri come sei, o come tu credi di essere; oppure come vorresti essere ma non sei. Tutto parte da un ragionamento interiore, da qualcosa che senti dentro di te.

Qual è il filo conduttore del tuo nuovo album?

Il mio ultimo cd, “Musica Straniera”, è un lavoro particolare, è un disco di sole traduzioni di canzoni del grande Leonard Cohen, che è da sempre tra i miei maestri. Nasce in seguito a un’iniziativa editoriale: la casa editrice Mimesis ha appena dato alle stampe un saggio, scritto da me, dedicato proprio a Cohen, e in particolare al rapporto di quest’artista con il suo retaggio ebraico, un rapporto profondo e molto interessante. S’intitola “L’arte di Leonard Cohen fra storia, musica ed ebraismo”. Quando Mimesis ha accettato la mia proposta, ho pensato che fosse il momento di incidere anche quelle traduzioni, le più riuscite, che negli anni avevo realizzato di canzoni di Cohen.

A chi si rivolge prettamente il tuo nuovo disco?

A chiunque abbia amato il grande Leonard Cohen. Ma anche a chi conosce già il mio lavoro di cantautore ed è interessato a sapere come ho scelto di tradurre questo genio del ‘900. E magari a chi, non sapendo bene l’inglese, vorrebbe poterlo ascoltare in italiano.

Progetti futuri?

Per ora il presente è già molto intenso: sto portando in giro il libro e il CD dedicati a Cohen, ma anche un lavoro teatrale dedicato a Pasolini, “Le belle bandiere”, realizzato insieme alla mia amica Miriam Camerini nel centenario della nascita di questo intellettuale. Sto anche scrivendo un nuovo libro, che uscirà per le edizioni Il Foglio. Ancora un saggio dedicato a un cantautore, in questo caso italiano: Francesco Guccini, un altro dei miei maestri.