Riccardo Ruiu, il nuovo singolo “Che Ridere Presidente”, intervista: “il Tour Music Fest è stata un’esperienza bella e molto interessante dal punto di vista formativo”

Riccardo Ruiu

Riccardo Ruiu, cantautore, compositore, autore e musicista, è un artista formidabile e innovativo.

Ha collaborato con la poetessa Jacqueline C. Miù (Uccelli blu, Joker man).

Il suo primo album risale al 2010,  “È l’amore”, disco contenente brani in spagnolo, italiano e inglese.

Negli anni ha partecipato a numerosi festival, dal “Tour Music Fest“, presieduto da Mogol) dove viene apprezzata dalla critica la sua particolare sensibilità espressiva nei testi, al Great American Song Contest, concorso internazionale per singer-songwriter.

Inoltre ha partecipato al John Lennon Songwriting Contest e al concorso per autori American Songwriter.

Recentemente ha preso parte al concorso “Targa Tenco” e al “Premio Andrea Parodi” con il brano in sardo “Su munnu est gai“.

Il magazine Emozionienozioni ha raggiunto Riccardo Ruiu per parlare del nuovo singolo “Che Ridere Presidente” e di tante altre curiosità.

Al “Tour Music Fest” la critica ha lodato la sensibilità dei tuoi testi. Come hai vissuto un riconoscimento così importante?

Il Tour Music Fest è stata un’esperienza bella e molto interessante dal punto di vista formativo, con tante personalità del mondo dello spettacolo che mi hanno dato tanti suggerimenti, soprattutto su cosa implica e comporta essere artisti. E ricevere i complimenti per i miei testi in quella che è stata la mia prima vera partecipazione a un contest è stata una bella emozione e allo stesso tempo un grande impulso a continuare il mio percorso cantautorale.

Riccardo Ruiu

Ti sei esibito a Berlino, quanto è diversa la percezione della musica in Germania?

Esibirsi nei locali di Berlino è sempre una bella sfida, anche perché essendo la maggior parte dei brani in italiano bisogna instaurare un rapporto ancora più empatico con il pubblico. Però devo dire che i tedeschi apprezzano tanto la musicalità dell’italiano, e questo aiuta tanto durante un’esibizione.

Riccardo Ruiu

Qual è la genesi del tuo nuovo singolo “Che ridere Presidente”?

La genesi del brano risiede nella volontà di evidenziare e denunciare i malanni e le incongruenze che affliggono la società attuale italiana a ogni livello, e già dal titolo si può intuire il suo contenuto fortemente ironico nonché sarcastico. La canzone è pertanto un susseguirsi di allusioni, doppi sensi e giochi di parole che sono un esplicito richiamo al ruolo di responsabilità dei politici a tutti i livelli, specialmente in quello sociale, politico ed economico.

Nella lirica del brano “Che ridere Presidente” canti “troppi sogni già scaduti domani”, tra illusioni e speranze…quanto ritieni che sia importante credere fortemente nei propri sogni?

Penso che i sogni siano la proiezione della nostra volontà, perché ci spingono a vedere e immaginare il futuro come mai lo avevamo visto prima, ed è proprio quell’’immensa forza propulsiva del sogno che ci permette di realizzare cose prima impensabili. Naturalmente bisogna anche conferire concretezza ai sogni, perché vivere troppo di sogni può portare a morire di realtà, se questi poi non si realizzano.

Riccardo Ruiu

Quanto sei stato implicato nella realizzazione del video del brano “Che ridere Presidente”?

Il video di “Che ridere Presidente” è stato pensato la sera prima delle riprese insieme al regista Pietro Mele, e nonostante il poco tempo a disposizione credo sia venuta fuori un’idea carina che rende bene il significato generale del brano, oltre al fatto che insieme al mio amico Arturo che ha recitato da attore consumato nei panni dell’autista messicano ci siamo divertiti un sacco. A conferma che tante volte le cose improvvisate vengono meglio di quelle programmate.

Come ha preso forma la collaborazione con Totò?

L’idea di inserire la voce di Totò mi è venuta mentre pensavo a qualcuno che potesse fare da testimonial all’ironia, a tratti caustica e irriverente che pervade il brano. E in questo, chi meglio del mitico principe della risata nei panni del politico Antonio La Trippa?

Il tuo primo disco si intitola “È l’amore”, quanto credi che l’amore possa essere il motore del mondo?

Il ruolo dell’amore è fondamentale, e quando Dante afferma “l‘amor che move il sole e l’altre stelle” non si sbaglia nel descriverlo come il motore primo delle nostre emozioni e azioni più pure e genuine. Nel mio album “È l’amore” è un tema molto ricorrente, infatti in quasi tutti i  brani dell’album si può osservare un’analisi frequente delle diverse espressioni e manifestazioni di questo bellissimo e complesso sentimento.

Il tuo album “È l’amore” contiene brani in italiano, spagnolo e inglese. Le tue canzoni nascono in italiano, le traduci in seguito, o hanno una genesi embrionale a sé stante?

I brani in lingua straniera hanno fondamentalmente una genesi a sé stante come quelli in italiano, anche se in generale non seguo sempre lo stesso modello compositivo, nel senso che a volte nascono prima le parole mentre altre volte nasce prima la melodia. Nonostante i miei studi accademici delle lingue sopra citate ma non essendo comunque madrelingua, devo ammettere che i brani in lingua straniera comportano sicuramente uno sforzo e una ricerca notevoli.

Quando hai avvertito la necessità di avvicinarti al mondo della musica?

Il rapporto con la musica è da sempre stato simbiotico, nel senso che sono sempre stato immerso nella musica e la musica è sempre stata dentro di me. Poi questa interconnessione è cresciuta a tal punto che nel momento in cui ho imparato a suonare la chitarra ho sentito la necessità di esternare i miei pensieri e le mie emozioni e così è iniziato il mio percorso artistico. Quindi per dirla con altre parole, più che avvicinarmi al mondo della musica, posso dire che c’ero già dentro ma non ne avevo la giusta consapevolezza. 

Quali sono gli artisti che hanno avuto un ascendente maggiore sulla tua formazione musicale?

I cantautori nostrani hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione artistica, da De Gregori a Guccini, da Dalla a De Andrè, da Vecchioni a Battiato, anche se facendo alcuni nomi non vorrei fare un torto omettendo quelli di altri grandissimi artisti che hanno influenzato il mio approccio al mondo cantautorale. E oltre ai cantautori italiani hanno avuto un peso importante anche cantautori stranieri come Springsteen, Cohen, Dylan giusto per rifare qualche nome.

Qual è la tua principale fonte d’ispirazione nella creazione dei brani?

Posso dire di non avere una fonte d’ispirazione in particolare ma ciò che genera l’impulso a creare un testo o una melodia è una forte emozione e un coinvolgimento emotivo speciale su un determinato tema o argomento. E quando arriva quel momento di illuminazione, a qualunque ora del giorno o della notte, capisci che devi registrare o scrivere per non perderlo o lasciarlo andare via.

Quanto avverti la responsabilità dei messaggi che trasmetti attraverso la tua musica?

Chi fa musica ha, volente o nolente,  una grande responsabilità. Questo perché oggigiorno è sempre più facile raggiungere il grande pubblico grazie alle nuove tecnologie digitali, e questo fa sì che i contenuti viaggino a grande velocità di diffusione. Questa è un arma a doppio taglio, nel bene e nel male, motivo per cui chi comunica attraverso la musica dovrebbe stare molto attento ai messaggi contenuti nelle proprie canzoni.

Come ti approcci ai social network?

I social network sono un potente strumento di comunicazione che bisognerebbe utilizzare con coscienza e nella giusta misura per non farsi assorbire troppo ed evitare che si crei una dipendenza da essi. Certo è che aiutano tanto a diffondere e pubblicizzare la propria musica, e questo è innegabilmente un grande aiuto e dà grande visibilità specialmente agli artisti emergenti che non hanno tante opportunità di farsi ascoltare nel mainstream radiofonico.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Un nuovo album in divenire insieme a tante interessanti collaborazioni con artisti già affermati del panorama musicale italiano.

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