Pì Greco, intervista: il nuovo disco “Il Rasoio Di Occam”

Pì Greco


Pì GRECO, romani, Riccardo “El Pas” Galati e Tiziano “Zeno”, introspettivi e inclusivi.

Si sa che i Pì Greco sono capaci di creare mondi nuovi, si immergono nelle elucubrazioni per raggiungere il nocciolo delle emozioni più vere con basi solide, consolidando una forte identità musicale.

Il loro nuovo disco “Il Rasoio Di Occam“, mixato, registrato e prodotto dalla Core Factory Roma, contiene canzoni sorprendenti, i Pì Greco sanno creare canzoni che regalano grandi emozioni.

Il Magazine Emozionienozioni ha raggiunto i Pì Greco per un’intervista esclusiva in cui hanno svelato i segreti della loro musica e le loro novità.

Com’è nato il nome Pì GRECO? Come vi siete conosciuti?


Riccardo rimase catturato dal film “Pì GRECO – Il Teorema del delirio” (1997) di Darren Aronofsky. Facilissimo dedurre come sia andata. Ci siamo conosciuti otto anni fa, grazie ad un amico in comune (Andrea Freda, batterista tra gli altri degli Spiritual Front, che ci accompagnerà appena possibile dal vivo).

Pì Greco

Quando avete iniziato ad avvicinarvi al mondo della musica?


Riccardo nasce con la musica in casa (suo padre è musicista), per poi cominciare effettivamente a suonare all’età di 7 anni.Tiziano inizia intorno ai diciotto anni come voce di una band dark-metal e di un gruppo punk politicamente militante che lo porta ad aprire un concerto dei DIAFRAMMA, degli AFRICA UNITED e diversi concerti degli allora poco noti 99POSSE. Poi dal 2000 al 2006 è tra i fondatori e voce/chitarra di una band noise chiamata N.I.O. (Nessun Indotto Organico), qualche anno fa è voce del progetto VANALUNA. All’attivo qualche demo ed Ep senza produzione alcuna.

Pì Greco

Il vostro nuovo disco “IL RASOIO DI OCCAM” è estremamente intenso e originale, qual è il principale filo conduttore che lega i brani?


La necessità di dire senza paura quanto tutto sia profondamente sbagliato. Quanto ci possa essere uno spazio per ognuno di noi e ci debba essere un senso per la vita di tutti.

Pì Greco

“IL RASOIO DI OCCAM” discerne la quotidianità evidenziando il valore del tempo presente con sagacia e ironia. Se fosse possibile viaggiare nel tempo, tra passato e futuro, cosa scegliereste?


Non c’è alcuna possibilità di scelta. Il passato è passato. Il futuro è in divenire. Conta soltanto il “Qui ed Ora”.

Pì Greco

Qual è la vostra principale fonte d’ispirazione? Quanto sono autobiografici i brani che compongono “IL RASOIO DI OCCAM”?


Molto autobiografici. I testi parlano di noi, consapevoli del fatto che la gran parte dei nostri problemi difficilmente si differisce dai problemi della stragrande maggioranza di miliardi di persone. Poi, alcuni problemi possono essere compresi da una minoranza, ma la sfida dell’ascolto e della comprensione non ci spaventa.

Nel brano “CI SONO COSE CHE” indagate sulle cose che restano, quanto sono risonanti e potenti le cose che non vanno via?


Le cose che restano possono essere banali come “la labarda spaziale” o decisive. Tuttavia, nel brano, giochiamo con il punto che le accomuna. “Non vanno via”.


“NON RICORDO PIÙ” è un pezzo intenso e accattivante, un’autentica carica di adrenalina. Quanto è necessario dimenticare per vivere a pieno il presente?

Sinceramente non lo sappiamo, quello che sappiamo è che dimenticare è necessario per sopravvivere.


Il brano “NON LO SO” è uno splendido omaggio alle realtà più complesse, agli invisibili afflitti da problematiche mentali. Come ha preso forma il brano?


Abbiamo sempre rispettato le diversità tutte. Quella delle problematiche mentali è una diversità “incolpevole”, ma che in questa società paga a caro prezzo la paura che provoca sulle “persone normali”. Ma chi è normale?

In L’ULTIMO TRENO vi affacciate sul connubio tra incontro e addio, la fine è davvero la fine?


Crediamo che la fine e l’inizio siano legati tra loro da un rapporto causa/conseguenza, ma siano comunque due cose distinti. Sì, la fine è davvero la fine.

“ANTE L’EVACUAZIONE” si destreggia tra i timori legati all’ignoto, qual è la vostra chiave personale contro le paure?


La chiave contro le paure in realtà è l’impossibilità di assecondare le paure stesse. Non siamo più dei ragazzini e per vivere o sopravvivere dobbiamo affrontarle in ogni caso. Ove possibile il rifugiarsi nella sorella misantropia risulta a volte fisiologico. Ma, soltanto, ove possibile.


Con chi vorreste collaborare in futuro?


Non ci abbiamo mai pensato.

Qual è il motto che sposate più frequentemente?


“Quest’epoca va nell’umido”, titolo del nostro Ep 2019 che ha anticipato di pochissimo la pandemia.

Come vi relazionate ai social network?


Dipende. In genere li utilizziamo per diffondere la nostra musica, altre volte i nostri pensieri.

Amici di Maria De Filippi, XFactor, o Tú Sí Que Vales? A quale talent show partecipereste?


Nessuno. La musica non dovrebbe essere competizione. Fare musica è un bisogno intimo e artistico. Oggi tutto è confronto, vittoria, sconfitta. La musica è un’altra cosa.

Quali sono i vostri prossimi progetti?


Suonare dal vivo. Presentare i brani de “Il Rasoio di Occam”. Nulla di troppo pretenzioso e sofisticato.

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