
Dopo aver condiviso il primo singolo “Sciumara”, Paolo Angeli presenta “NAKBA”, nuovo brano estratto dal suo quattordicesimo album da solista, Lema, in uscita il 9 maggio.
Con “NAKBA” l’artista sardo rilegge “If I Must Die” del poeta palestinese Refaat Alareer, interpretandola in gallurese grazie alla traduzione di Elena Morando. “Se dovessi morire tu devi sopravvivere per raccontare la mia storia”.
il poeta affida la speranza al volo di un aquilone immaginario, che possa nutrire il sogno di un bambino , mentre osserva il cielo di Gaza, e fargli dimenticare per un attimo l’orrore del genocidio. Il brano, interpretato da Angeli con un filo di voce, gioca per sottrazione di elementi ed essenzialità di orchestrazione, con una chitarra pressoché nuda, che evoca arpeggi mediorientali ma che, con un tremolo serrato, ricorda gli intarsi minimali dei Portishead. Il brano ha un crescendo nella parte finale, con l’archetto che sostiene la voce e che si fonde con il magma dei delay
Lema (in spagnolo motto o slogan) è una sintesi diretta, capace di inglobare la complessità di un pensiero musicale senza steccati tra i generi, in cui Paolo Angeli sviluppa i trent’anni di convivenza con la chitarra sarda preparata. L’album è un autoritratto autorevole. La separazione da un affetto profondo, diviene un elemento catalizzante per partorire un album in pochi mesi. Cogliendo questo momento naturale antico quanto l’alba, Lema serve a elaborare e rinascere.
Lema – eseguito in solo, senza sovraincisioni e senza ausilio del looper – è un dialogo tra Angeli e la sua nuova chitarra (realizzata nella liuteria Micheluttis e elaborata da Oran Guitars). Forse è la complicità con i nuovi artigiani coinvolti nell’elaborazione di un nuovo strumento a permettere un’apertura su sonorità non esplorate nei lavori precedenti. Ma ad assumere la funzione di guida è la voce – ora trasfigurata ora nella sua nitida freschezza – che si muove per sottrazione, evocando motti appartenenti ad un tempo remoto. I testi sono estratti dalla poesia popolare gallurese del 1700 e ‘800 (Don Baignu Pes, Petr’Alluttu) fino arrivare alle gare poetiche del ‘900 in logudorese (Antoni Cubeddu). Inoltre troviamo anche la traduzione in gallurese della poesia palestinese If I must Die ed estratti del contemporaneo Alberto Masala.
L’estrazione dei versi dalle poesie originali, collocate all’interno di un tessuto musicale contemporaneo, innesca dei nuovi significati, ora svelati, ora sospesi come immagini che affiorano dalla carta in una camera oscura.
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