MR PAPEL, il nuovo singolo “RICORDI CHE NON HO”, intervista: “la collaborazione con l’etichetta di Patrizia Colombo, la PaKo Music records, porterà all’uscita di altri brani che faranno parte dell’EP, ci saranno, dopo questa prima fase, nuovi concerti condivisi con artisti dell’etichetta in giro per l’Italia”

MR PAPEL

MR PAPEL, al secolo Marco Melani, è un musicista polistrumentista e cantautore romano. Inizia, senza mai abbandonarlo, lo studio del pianoforte classico in tenera età e questo determina tutto il suo mondo musicale. In qualità di fonico teatrale, collabora con molte compagnie in tournée nazionali, componendo anche alcune colonne sonore grazie alle quali si aggiudica riconoscimenti e premi in varie rassegne. Romano di nascita, ma cosmopolita per attitudine, viaggia per il mondo, stabilendosi a Buenos Aires, Londra, Parigi, New York e Varsavia. Laureato in Architettura, in ogni luogo che visita trova e trae ispirazione da forme e strutture, arricchendo il suo bagaglio personale e professionale di una moltitudine di culture e contaminazioni. Il pragmatismo appreso nel suo percorso di studi è alla base delle sue composizioni e favorisce un’originale e personalissima connessione estetica ed artistica tra musica ed architettura. Fondatore e frontman dei Papel, gruppo alternative rock con varie influenze, dai Radiohead ai Cure, dagli Smiths ai Sigur Ros, dal post punk all’elettronica, dopo moltissimi live in Italia e all’estero ed opening act a band internazionali, tra cui i Pete and the Pirates – ora Teleman – ed i Love is all, l’artista decide di intraprendere un percorso solista e, con il supporto dei Mob Studios e dell’etichetta milanese PaKo Music Records, pubblica il singolo “Ricordi che non ho”, apripista del suo debut EP. Abbiamo raggiunto MR PAPEL per un’inedita intervista.

In quale emozione ti rispecchi quando canti?

Ciao. Grazie per avermi dato questo spazio. Per rispondere alla domanda, non saprei definire… Una sorta di catarsi. Non tanto nel momento dell’esecuzione dei brani, quanto nel momento della composizione: può sembrare una esagerazione, ma ci si astrae, ci si focalizza su ciò che riusciamo a tirare fuori e in quel momento non ci sono né spazio e né tempo. Trovo che questo sia un privilegio, una fortuna. Quindi più che con una emozione lo definirei un momento di pura magia

Come stai vivendo la nuova fase della tua carriera?

Cerco di viverla spontaneamente. Non ho aspettative, ma sono sicuro che il lavoro e l’abnegazione paghino… quindi “se hai seminato qualcosa nascerà”. In questa fase mi nutro della soddisfazione di aver concretizzato un progetto che maturavo da molto. La fase più difficile di questo percorso non è mai la composizione o l’esibizione live, ma la realizzazione. E’ come essere un “architetto” della musica, il passaggio lungo e faticoso è quello del disegno del progetto e la sua realizzazione con materiali concreti, L’esserci riuscito mi dà una gioia infinita.

Come ha preso forma il brano “Ricordi Che Non Ho”?

Il brano nasce un po’ di tempo fa, quando vivevo a Buenos Aires. Si è “manifestato” da solo, non ho dovuto far altro che prendere la chitarra e tirar fuori le parole: ha bussato alla mia porta ed è entrato. Prende forma da esperienze vissute, dolorose, ma soprattutto dalla voglia di riscatto, la voglia di andare avanti e dalla consapevolezza, o meglio la certezza, che il dolore non è mai fine a se stesso, ma ci rafforza quando lo elaboriamo, che il dolore passa.

A chi si rivolge il tuo nuovo singolo?

Il brano si rivolge a tutti. La scelta più complicata è stata quella della produzione, ovvero quella di renderla POP, ma nella sua accezione migliore… cioè POPolare.  Inizialmente avrei voluto dargli una veste più “alternative”, legata a sonorità dell’indie rock di Chicago e Seattle, forse meno immediata ad un primo ascolto. Ma alla fine il risultato è questo. Forse un po’ tutti ci si possono riconoscere o condividere nel testo parte del loro vissuto. Almeno è ciò che mi auguro

Qual è il motto che sposi più assiduamente?

Decisamente “Less s more” una frase o meglio la base di un pensiero di Mies Van Der Rohe Architetto nato ad Aquisgrana nel 1886 e morto a Chicago nel 1969. Non serve che lo traduca. D’altronde solo 3 parole sono il manifesto di quello che sarebbe stato il mondo moderno. Invito un po’ tutti a vedere la sua Farnsworth house, un manufatto composto da due piani orizzontali bianchi e quattro pareti vetrate… con questi pochi elementi, minimi ha creato, contestualizzandola, pura poesia. Insomma credo debba essere un motto applicato ai nostri giorni ed anche alla sfera musicale. D’altronde il raggiungimento della semplicità è la cosa più difficile da fare, un ossimoro.

Progetti futuri?

Tra poco partiranno le esibizioni live. Suonerò a “nudo”, solo, con una chitarra e la mia voce, quindi non sono ammessi errori. Sicuramente la collaborazione con l’etichetta di Patrizia Colombo, la PaKo Music records, porterà all’uscita di altri brani che faranno parte dell’EP, ci saranno, dopo questa prima fase, nuovi concerti condivisi con artisti dell’etichetta in giro per l’Italia. Ma una cosa desidero e mi auguro più di ogni altra, quella di realizzare nuovi brani che sto componendo in questi giorni… saranno belli… Almeno io ce l’ho messa tutta

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