Masterman MC:”è la prima volta che uso il dialetto in un mio brano”- intervista

Masterman MC:"è la prima volta che uso il dialetto in un mio brano"- intervista

Abbiamo avuto l’onore di intervistare Masterman MC, artista che incarna l’essenza più autentica e viscerale dell’Hip Hop italiano. Con il suo nuovo singolo, Kill The Beat, Masterman MC non solo riscopre le radici di questo genere musicale, ma lo eleva, fondendo lingue e cultura in un viaggio sonoro che colpisce per profondità e potenza.

Attraverso un dissing a se stesso, l’artista irpino dimostra una straordinaria capacità di autoanalisi, offrendo un manifesto di autenticità e rispetto. Ogni verso risuona come un tributo alla cultura rap, ricordandoci che le vere sfide iniziano da dentro di noi. Il dialogo che segue ci ha permesso di esplorare la mente brillante e il cuore pulsante di un artista capace di sfidare se stesso e i confini del genere musicale, restituendo dignità e significato al rap contemporaneo.

“Kill The Beat” rappresenta una dichiarazione di intenti che va oltre il semplice dissing, sfidando i tuoi stessi limiti. Quanto è stato difficile mettersi a nudo in un brano così personale e carico di autoanalisi, pur mantenendo l’energia e l’autenticità che ti contraddistinguono?

Non molto in realtà, io sono sempre stata una persona diretta e critica, anche autocritica, mi è bastato semplicemente fare questo.

Nel tuo nuovo singolo, la fusione tra italiano e napoletano non è solo un espediente stilistico, ma un elemento che amplifica il pathos e le sfumature emotive del pezzo. Cosa ti ha ispirato a scegliere questa combinazione linguistica e quanto è importante per mantenerti viva la tua identità culturale nel panorama rap contemporaneo?

Partiamo dal presupposto che è la prima volta che uso il dialetto in un mio brano. Di solito la mia identità culturale è rappresentata da ciò che vivo intorno a me, quindi è molto importante. Per quanto riguarda la scelta del dialetto ho voluto ricreare una sorta di “Fight Club” nel mio pezzo in modo che le due personalità potessero scontrarsi.

La produzione di Dr.Gui arricchisce ‘Kill The Beat’ con un equilibrio tra richiami old school e modernità. Come nasce la vostra collaborazione e quale pensi sia stato l’elemento che più ha contribuito a rendere questo brano un tributo così potente alla vera essenza dell’Hip Hop?

La nostra collaborazione è nata circa due anni e mezzo fa; penso che l’elemento fondamentalmente sia stata la naturalezza. Nonostante veniamo da due stili diversi (lui nasce come Dj Techno), nessuno dei due si è snaturato ma abbiamo fuso i nostri stili.

Nel tuo testo parli di una lotta simbolica tra te e il tuo alter ego, un tema che esplora la complessità dell’autoconsapevolezza. Quale messaggio speri che il pubblico colga da questo conflitto interiore e in che modo pensi possa ispirare chi ti ascolta?

“Kill The Beat” tramite l’espediente del dissing porta una grossa critica all’industria musicale e un grosso sprone al proprio io, come a dire “non guardare i numeri non sono quelli a dare valore a ciò che sei” e questo comunemente potrebbe tradursi in “non è l’apparenza che ti descrive “. Spero che il pubblico colga quello.

Con ‘Kill The Beat’ riporti l’Hip Hop alle sue radici, sottolineando valori come rispetto e autenticità. Secondo te, quali sono oggi le principali sfide che il rap deve affrontare per rimanere fedele alla sua natura originaria in un’industria sempre più dominata dalle logiche di mercato?

Purtroppo non sono sfide che deve affrontare il rap, sono sfide che dovrebbero affrontare gli artisti. Ma viviamo in un’epoca dove molti non fanno musica per il piacere di farla ma già sono proiettati su quanto possano guadagnare in termini economici di fama e popolarità.

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