Marte: la missione degli Emirati Arabi Uniti

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Marte: la missione degli Emirati Arabi Uniti

Gli Emirati Arabi Uniti hanno lanciato la prima sonda spaziale in orbita per studiare l’atmosfera di Marte.

La sonda di nome Hope si occuperà di approfondire le conoscenze  inerenti l’energia del movimento dell’atmosfera di Marte, è la quinta entità spaziale a raggiungerlo per poter riuscire a osservarne i particolari scovando nuove prospettive dense di rivelazioni rivoluzionarie per il mondo intero. La sonda Hope era stata preceduta da alcune sonde che negli anni passati avevano raggiunto Marte, erano state fino ad oggi esclusivamente quattro le sonde catturate dalla gravità del pianeta, provenienti dagli Stati Uniti, dall’Unione Sovietica, dall’Europa e dall’India.

La navicella, Hope, ha lasciato la Terra ben sette mesi fa, nel corso di questi lunghissimi sette mesi ha dovuto effettuare una manovra d’emergenza di frenata, una manovra fondamentale per essere essere catturata dalla gravità di Marte.

Gli scienziati degli Emirati Arabi Uniti possono ora contemplare le immagini provenienti dal satellite Hope per studiare dettagliatamente l’atmosfera del pianeta.

Il celebre satellite, Hope, trasporta tre strumenti che si occupano di osservare i resti dell’acqua, in passato era molto abbondante su Marte. Inoltre tra gli altri obiettivi ci sono lo studio degli atomi neutri di idrogeno e lo studio degli atomi di ossigeno.

Hope è capace di restituire delle immagini caratterizzate da un’elevatissima risoluzione. L’avvento del satellite, Hope, è un traguardo incommensurabilmente speciale ed epico, rappresenta seriamente l’inizio di una nuova era.

“L’inserimento nell’orbita di Marte è stata la parte più critica e pericolosa del nostro viaggio su Marte – ha dichiarato Omran Sharaf, il direttore del progetto della missione Hope presso il Centro Spaziale Mohammed bin Rashid – esponendo la sonda Hope a stress e pressioni che non aveva mai affrontato prima. Con questo enorme traguardo raggiunto, ci stiamo ora preparando a passare alla nostra orbita scientifica e iniziare la raccolta di dati scientifici”.