Marco Cignoli, il nuovo singolo “Mi Devo Abituare”, intervista: “Qualcuno dice che in alcuni miei testi ci sono delle sfumature che ricordano la coppia Fossati/Bertè e la cosa, ovviamente, mi riempie il cuore di gioia”

Marco Cignoli

Marco Cignoli, cantautore, conduttore radiofonico e presentatore televisivo, classe 1988, coinvolgente e magnetico, nato in Lombardia, nella provincia di Pavia (Voghera), dal suo esordio ha immediatamente ottenuto una grande notorietà in continua ascesa.

Era il 2010 quando si è affacciato sul panorama musicale grazie al singolo a scopo benefico “Noi Siamo Qui”, scritto e prodotto da Michael Righini.

Tra i suoi più grandi successi è impossibile non citare il singolo “Can You Love Me“, brano prodotto da Alessandro Porcella.

Nel 2020 ha collaborato con Dj Sheezah per due brani straordinari, “Figlio Imperfetto” e “La mia Mercedes“.
Il 15 ottobre dello scorso anno è uscito il suo primo disco intitolato “Coccodrillo bianco”, un album polimorfo, originale e variapinto, le sue radici affondano nell’alternative rock e nel dream pop.

Il magazine Emozionienozioni ha ospitato il cantautore, Marco Cignoli, durante l’intervista si è raccontato senza filtri e ha parlato del suo nuovo singolo “Mi Devo Abituare”.

Cosa rappresenta la musica nella tua quotidianità?

Rappresenta un’alleata, una risorsa, ma senza esserne dipendente.

Marco Cignoli

Quando hai percepito l’intensità della tua passione per il mondo della musica?

È una passione che mi accompagna sin da piccolo. Da bambino organizzavo concerti in casa mia obbligando parenti e vicini di casa ad assistere a delle mie improbabili performance. Fare un progetto musicale era parte del mio destino, evidentemente…

Il tuo nuovo singolo “Mi Devo Abituare” affronta l’amore da un punto di vista inedito, indaga tra le difficoltà dei sentimenti non corrisposti e la solitudine che ne deriva. Qual è il tuo segreto personale per abituarti alle avversità?

Non ho un segreto personale perché non ho ancora imparato a gestire certe situazioni. L’amore è frutto dell’irrazionalità e l’irrazionalità è piena di sfumature, belle e brutte. Credo che imparare a conoscersi sia una chiave per “abituarsi” e stare meglio.

Nella lirica del brano “Mi devo abituare” canti “Non sei niente, sei illusione”, quanto le illusioni sono fondamentali nell’odierna realtà? Sono proprio le illusioni la chiave segreta per scoprire se stessi?

No, credo che le illusioni sortiscano l’effetto opposto. È bello illudersi per un po’, certo, ma poi bisogna tornare alla realtà, guardarla in faccia e non farsi dominare dalle illusioni.

L’album “Coccodrillo bianco” è innovativo e contemporaneamente molto introspettivo,  qual è il suo principale filo conduttore?

Credo che il filo conduttore sia la spontaneità con cui è stato scritto e realizzato. È un album genuino.

“Coccodrillo bianco” è un titolo estremamente particolare, qual è la sua genesi? Quanto sono autobiografici i brani che compongono l’album?

Il titolo prende ispirazione dal brano di Alberto Radius “Coccodrilli bianchi” dedicato ad una celebre leggenda metropolitana newyorkese. Per me, i “coccodrilli bianchi” sono tutti gli incompresi, gli emarginati, i fuoriclasse della sensibilità e della fragilità, ma sempre fieri e coraggiosi, nonostante tutto. I brani sono totalmente autobiografici.

Il tuo esordio nella musica è avvenuto con il singolo singolo corale “Noi Siamo Qui” scritto e prodotto da Michael Righini a scopo benefico. Come sei stato coinvolto nel progetto? Come hai vissuto l’esperienza?

Sono passati moltissimi anni. In quel periodo vivevo a Rimini. Conobbi Michael durante delle serate d’intrattenimento che facevo per una compagnia della riviera romagnola. Fu lui a ideare quel progetto e a chiedermi di partecipare. Fu un’esperienza molto bella e fu anche la prima non amatoriale.

Hai realizzato una collaborazione d’eccezione per i brani “Figlio Imperfetto” e “La mia Mercedes”. Com’è stato lavorare con Dj Sheezah?

È stato divertente! Apparteniamo a due mondi musicali molto diversi ma per qualche ragione si è venuta a creare una simpatia e un’alchimia che ci ha permesso di tirare fuori quello che a tutt’oggi è uno dei brani preferiti tra i miei: “Figlio imperfetto”. Purtroppo non ha goduto dell’adeguata promozione. Tengo molto sia alla canzone che al video.

In quale emozione ti identifichi maggiormente quando canti?

Dipende da cosa, quando e dove canto. In generale, quando canto mi sento libero, ma più che un’emozione è una condizione, credo.

Quali sono i personaggi che hanno influenzato maggiormente il tuo percorso artistico?

Non ti so rispondere. Ho ascoltato di tutto, dalla pop music al cantautorato italiano. Qualcuno dice che in alcuni miei testi ci sono delle sfumature che ricordano la coppia Fossati/Bertè e la cosa, ovviamente, mi riempie il cuore di gioia.

Quale canzone non tua avresti voluto realizzare?

Tantissime! “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco, per esempio. Ma anche “Spice up your life” delle Spice Girls, che è un inno divertente alla gioia, positività ed inclusione!

Amici di Maria De Filippi, Tú Sí que vales, o XFactor? Quale talent show sceglieresti?

Nessuno di questi. Non mi interessa la fama ed il tipo di celebrità a cui ti portano questi programmi.

Quanto sei coinvolto in prima persona nella realizzazione dei video che accompagnano i tuoi brani?

Ogni video ha una storia tutta sua. “Autunno centrale”, per esempio, l’ho scritto, girato e montato in completa autonomia, grazie anche all’aiuto prezioso di Cristiano Capanna ed Elena Bonini. Per gli altri singoli mi sono affidato a Fabio Cotichelli di Video Ex Machina e sono molto soddisfatto del risultato. “Cercala la notte” e “Invece scrivo canzoni” sono davvero due gran bei video!

Qual è il motto che sposi più frequentemente?

Nessun “non ce la farai” vale quanto un “non mollare”. È una barra della bellissima canzone di Cranio Randagio “Petrolio”.

Quanto avverti la responsabilità dei messaggi che trasmetti al tuo pubblico attraverso le tue canzoni?

L’ho avvertita più ora che in passato. Penso che quando si è onesti e ci si racconta senza filtri, non ci sia nulla da temere. Anzi, ogni piccola o grande storia può sempre essere d’ispirazione per qualcun altro.

Come vivi il rapporto con i social network?

Quando si pubblica un progetto musicale diventa indispensabile utilizzarli. È una cosa che soffro un pochino, perché a me piace usarli ma solo spontaneamente.

Qual è attualmente lo scenario perfetto per il tuo concerto ideale?

Hai presente il concerto Unplugged dei Nirvana? Un’atmosfera simile mi piacerebbe molto. Peccato che io non sia Kurt Cobain (ride)

Con quali artisti vorresti collaborare?

Tiziano Ferro. Lo stimo molto sia artisticamente che a livello personale.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Continuare ad evolvermi come essere umano, sperimentando nuovi spazi e nuove strade, sempre in transizione.

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