Lorenzo Santangelo, il vincitore del Premio Fabrizio De André, intervista: “Sono felicissimo di questo riconoscimento. Sono contento di averlo fatto con “L’arancio”, un pezzo a cui tengo molto, vero, che ho scritto di cuore”

Lorenzo Santangelo

Lorenzo Santangelo, cantautore, autore e conduttore radiofonico, romano, classe ’87, ha vissuto a lungo all’estero ottenendo la cittadinanza australiana.

Ha collaborato con la radiotelevisione nazionale australiana (SBS), ha ideato una seguitissima trasmissione radiofonica, conduce “Parlando di Musica“.

È un artista davvero eccezionale, Lorenzo Santangelo, in ogni suo lavoro si denota la sua grande saggezza proveniente direttamente dal cuore e dalla passione che mette in tutto ciò che realizza.

Ha già pubblicato ben due EP, intitolati “Canzoni in fuga” e “Respiro“, e un LP “L’ultimo album d’esordio“.
Recentemente ha vinto il prestigioso Premio Fabrizio De André, sezione musica, con il suo nuovo singolo L’Arancio“.

I brani di Lorenzo Santangelo trasmettono un’emozione che germoglia dentro l’anima lasciando un segno indelebile con una potenza ineguagliabile, portano immediatamente gli ascoltatori a sentire una grandissima empatia con la sua musica portatrice sana di valori e sogni, canzone dopo canzone, verso infinite nuove emozioni.

Il magazine Emozionienozioni ha ospitato il cantautore Lorenzo Santangelo per un’intervista esclusiva tra ricordi e curiosità.

Hai vissuto per un lungo periodo in Australia, quanto la permanenza all’estero ha influenzato la tua musica?

Moltissimo. Credo che sia evidente in certe canzoni come Respiro o Dal divano (è tutto più facile). Oltre all’aspetto musicale, ha influenzato soprattutto la mia visione dell’Italia. Credo sia normale, scriviamo quello che viviamo, e non vivendo più certe dinamiche dall’interno le ho potuto analizzare con un occhio più critico, meno coinvolto, forse più oggettivo.

Lorenzo Santangelo

Ti è stato conferito un premio estremamente significativo, come hai vissuto la vittoria del premio Fabrizio De André?

Sono felicissimo di questo riconoscimento. Il fatto di poter associare in qualche modo il mio nome a quello di uno dei più grandi cantautori di sempre è molto emozionante. Ma soprattutto sono contento di averlo fatto con “L’arancio”, un pezzo a cui tengo molto, vero, che ho scritto di cuore.

Una foto su instagram ti ritrai insieme al cantautore Daniele De Gregori, come vi siete conosciuti?

Daniele è un grande amico, un amico vero, oltre che un grandissimo cantautore. Nella musica non sempre si riesce a creare questi rapporti. Ci siamo conosciuti al Premio Lunezia, dove lui era in gara e io ospite, da lì non abbiamo mai smesso di sentirci e ci siamo ritrovati in molte altre occasioni, ad esempio alla finale del Premio Bertoli. Per far capire quanto siamo legati, in quella circostanza in teoria eravamo contro, ma in realtà abbiamo dormito insieme e quando lui è stato proclamato vincitore ci siamo commossi entrambi. Entrambi gioiamo delle vittorie dell’altro e ci stiamo vicini nei momenti più difficili.

Hai recentemente parlato del giorno in cui hai incontrato Lucio Dalla, cosa porterai sempre con te di quell’incontro?

La sua umanità. Era appoggiato ad un muro in Via del Corso a Roma, in mezzo a un fiume di gente e si faceva fatica a riconoscerlo. Io avevo solo 13 anni, eppure quando gli ho detto che stavo uscendo dal conservatorio proprio in quel momento, e che quindi studiavo musica, si è creato subito un legame, non mi ha trattato come il ragazzino che ferma un vip, ma come un collega musicista. Oltre a questo piccolo evento, credo che Lucio Dalla sia stato una delle cose migliori che l’arte del nostro Paese abbia partorito.

Il tuo nuovo singolo “L’Arancio” è immensamente introspettivo e profondo, qual è la sua genesi?

Nasce tutto dalla prima frase, una frase vera che mi ha detto mio nonno pochi giorni prima di andare. Quella sua richiesta mi ha accompagnato per sempre e l’ho voluta fissare in una canzone. Ho voluto parlare di lui perché era una persona normale. Credo che le nuove generazioni abbiano tanto da imparare dalla semplicità di quelle precedenti.

Tra i versi del brano “L’Arancio” ti affacci sulla tematica del tempo e sul tempo che cambia le cose, quanto credi che il tempo possa cancellare o enfatizzare i ricordi?

Questo non lo so, le dinamiche della memoria sono complesse. Quello che posso dire è che sono sempre stato in qualche modo ossessionato dal tempo che scorre, è un qualcosa che mi spaventa. Quindi cerco di parlarne per trasformare quella paura in motivazione. Il tempo a nostra disposizione non è tantissimo, ma non è neanche poco e abbiamo il dovere di sfruttarlo al meglio, anche se non sempre è facile.

Hai viaggiato moltissimo per il mondo, qual è il luogo perfetto per il tuo concerto ideale?

Credo che tutti quelli che hanno girato un po’ possano rispondere che non c’è nulla come casa tua, alla fine. Il mio sogno è suonare in un posto caratteristico di Roma, la mia città. Un luogo intimo e speciale.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?

Questa è facile! Perché il mio primo ricordo in assoluto è legato alla musica, alla prima volta che ho toccato un pianoforte a 4 anni. Da allora non ho più smesso.

Quali sono gli artisti che hanno avuto un ascendente particolare sul tuo iter musicale?

Ovviamente ce ne sono moltissimo, per semplificare dico Rino Gaetano, Francesco Guccini e Ivan Graziani.

Oltre a essere un cantautore, sei uno speaker radiofonico. Quanto l’esperienza in radio ti ha consentito di vivere la musica da una prerogativa nuova?

Quella della radio è un’esperienza bellissima e di cui sono anche molto orgoglioso. Mi ha dato la possibilità di parlare con decine di artisti che stimo tantissimo e anche, perché no, di creare contatti. Con molti di loro sono rimasto in contatto e con alcuni siamo proprio amici. La radio è un’invenzione magnifica e per me è un privilegio poterla fare a buoni livelli.

Nel processo di creazione dei tuoi brani, melodie, titoli, o testi, cosa arriva da apripista?

Ovviamente può succedere di tutto, una canzone può nascere da qualsiasi tipo di idea. Molto spesso parto da una frase che arriva da sé, già cantata, e poi ci lavoro, sviluppo, miglioro o, chissà, magari peggioro!

Qual è la tua principale fonte d’ispirazione?

Il pianoforte. Di sicuro molte canzoni sono nate senza che lo volessi, al piano, suonando, improvvisando, giocando.

Come vivi i social?

Non bene. Li uso al 90% per promuovere la mia attività musicale e radiofonica e di sicuro non mi appartengono troppo. Ma sono necessari.

Con quali artisti vorresti collaborare in futuro?

Ce n’è qualche milione… dai mi fermo a quelli che ho intervistato o conosciuto di persona e che mi hanno colpito per più motivi, anche umani, ma ce ne sarebbero molti di più: Caparezza, Daniele Silvestri, Giovanni Truppi, Fulminacci, Neri Marcorè.

Qual è il motto che sposi più frequentemente?

Forza Roma! Beh, non è proprio un motto, è più una malattia… scherzi a parte, non amo particolarmente i motti, perché nella vita ho cambiato idea molto spesso e quindi fatico a legarmi ad una frase in particolare.

Amici di Maria De Filippi, Tú Sí Que Vales, o XFactor? Quale talent show sceglieresti?

Nessuno. Non perché abbia qualcosa in particolare contro i Talent, e soprattutto contro chi ci va, ma credo semplicemente che non sia il mio, che sia un tipo di format che non possa valorizzare quello che faccio. Ma, come ho detto prima, si cambia idea, quindi non escludo nulla. Ma in passato ho rifiutato di partecipare ad alcuni Talent e credo lo rifarei.

Quali sono attualmente i tuoi prossimi progetti?

Sto lavorando al nuovo album proprio in queste settimane e stiamo organizzando un tour. Purtroppo sono tempi difficili in generale, l’attualità ci spiazza continuamente e non è facile concentrarsi su cose come la musica, ma credo sia assolutamente necessario proteggerla proprio in momenti come questi.

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