Tarci: “Tutti dovremmo interessarci del sociale”- intervista

Tarci: "Tutti dovremmo interessarci del sociale"- intervista

Nella grande giostra dell’informazione, dove verità e menzogna danzano in un vortice indistinto, Tarci ci regala “La Terra è piatta”. Un pezzo che, con una melodia accattivante e testi taglienti, fotografa il nostro tempo e invita a riscoprire il piacere del pensiero critico.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Tarci, per addentrarci nel cuore della sua ispirazione e del significato profondo che anima la sua musica. Perché, come sempre, dietro le canzoni più autentiche si nascondono le verità più intense.

“La Terra è piatta” è un brano che gioca con l’ironia per affrontare temi seri come le fake news e la distorsione della verità. Tarci, come hai deciso di combinare un tema tanto profondo con un sound così orecchiabile, e quali strumenti hai usato per mantenere l’equilibrio tra leggerezza e riflessione?

<<L’idea mi è venuta analizzando il concetto di musica che hanno oggi le persone, cioè mi sono sentito dire spesso che oggi non è più possibile ascoltare i così detti cantautori impegnati perché le persone hanno bisogno di leggerezza e non hanno tempo per mettersi ad analizzare i testi quindi ho deciso di rendere la cosa ironica giocando con una musicalità moderna ma mai banale>>.

Nel testo della canzone, esplori la difficoltà di discernere la verità in un mondo saturo di informazioni. Quanto pensi che l’arte possa avere un ruolo fondamentale nel risvegliare la coscienza collettiva e stimolare la riflessione critica in una società sempre più polarizzata?

<<L’arte è fondamentale, ma da sola non basta. Purtroppo, in questo caso, un ruolo maggiore lo gioca il ragionamento critico e il criterio con cui si riesce ad attuare e mettere in piedi un ragionamento. Il fattore aimè che è venuto meno con il passare degli anni è l’istruzione e il valore dato all’istruzione. Vedo troppa superficialità e ignoranza ed è per questo che l’arte da sola non basta. L’artista comunica, ma se dall’altra parte non si ha la capacità di interagire, si ottiene solamente un urlo senza eco fine a se stesso>>.

Il tuo approccio alla scrittura è intriso di eleganza e critica sociale. Qual è il processo che ti porta a trasformare un’osservazione della realtà in un testo musicale che riesce a trasmettere un messaggio universale, pur rimanendo ancorato alle problematiche del presente?

<<Lo studio, che non deve essere pensato solo ai libri letti a scuola ma come argomento sociale. Io non ho mai finito di studiare dopo il diploma eppure non sono laureato. Si può studiare a casa su un tavolo in cucina o in mezzo alla gente in un centro storico. Io mi reputo per esempio un ottimo osservatore, anche quello per me è studiare. Studio tutto ciò che mi circonda, sono curioso, se c’è una cosa che non so cerco di capirla e analizzarla e la mia curiosità mi porta spesso ad una ispirazione che a sua volta genera un testo che si tramuterà in canzone. Il fatto che il mio interesse si focalizza su temi sociali la prendo come una responsabilità. Tutti dovremmo interessarci del sociale. La società siamo noi>>

“La Terra è piatta” prende spunto da un periodo post-pandemico di riflessione. Come questa fase di incertezze ha influito sul tuo percorso creativo e in che modo la tua musica è cambiata o si è evoluta rispetto ai lavori precedenti?

<<Influire no, più che altro quello è stato un periodo dove i miei pensieri, che avevo già da prima, hanno avuto un riscontro esageratamente palesato perché si è davvero drammatizzato e contraddetto di tutto e di più durante la pandemia. Mi ricordo le corse e gli assalti ai supermercati là dove si evidenziava un profondo egoismo nell’appropriarsi di quanta più scorta possibile, anche se dichiaratamente sotto dosata. Cosa che mi colpì non tanto perché non me lo aspettassi, l’uomo è capace di cose ben peggiori, piuttosto perché si evidenziava l’ormai assimilata insicurezza della natura umana>>.

La canzone non è solo una critica alla superficialità delle informazioni, ma anche un invito a riscoprire il pensiero critico. Tarci, cosa speri che il pubblico tragga da questo brano, e come immagini che possa influire sul dibattito culturale e sociale attuale?

<<Ma guarda. Sperare ormai posso solo sperare che non mi crocifiggano perché sinceramente c’è ben poco da sperare e non lo dico con senso di superiorità, non mi permetterei mai, però sono davvero desolato dalla scarsità o per meglio dire inesistenza di cultura che abbiamo raggiunto. Per quanto riguarda il dibattito sociale spero che il brano possa anche solo per un secondo far riflettere. Sai quando una mente riflette su una cosa anche se poi viene scarta, è stata comunque assimilata. Le cose assimilate possono farti cambiare idea in qualsiasi istante>>.

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