
In un tempo in cui la poesia sembra smarrita tra algoritmi e distrazioni, c’è ancora chi affida alle parole e alla musica il compito di custodire la fragilità del mondo. Abbiamo avuto il privilegio di intervistare Ribaltavapori, artista dalla scrittura viscerale e visionaria, capace di trasformare il disincanto in bellezza e la denuncia in carezza. Con “Gaia”, brano nato dalla collaborazione con Acqua Distillata, ci conduce in un viaggio sospeso tra intimità e coscienza, dove ogni nota è una ferita che sa guarire. Un’intervista esclusiva, che ci ha permesso di attraversare l’universo lirico di Ribaltavapori, tra mare e malinconia, tra amore e necessità.
“Gaia” sembra un omaggio a una bellezza fragile e preziosa, un messaggio di riflessione profonda. Come hai intrecciato la tua sensibilità artistica per creare una composizione che bilancia l’intimità personale con una denuncia sociale così potente?
<<È nato tutto da un forte sentimento di rabbia, mescolata ad una grande tristezza di fondo, osservando come noi umani continuiamo a inquinare e disinteressarci del prossimo, della natura, pur coscienti di quanto sia grave, la situazione nella quale tutte le forme di vita si trovano.
Visto questo disincanto generale, ho pensato che l’unica ancora, l’unica via di salvezza dove potersi appigliare fosse l’amore per una persona>>.
La canzone esplora l’idea dell’amore come rifugio sicuro, ma con un sottile monitoraggio riguardo alla nostra connessione con la Terra. In che modo la vostra collaborazione musicale vi ha permesso di trattare questo tema universale in modo così emozionante e al contempo consapevole?
<<Questa consapevolezza nasce con l’esperienza di vivere ogni giorno in questo mondo, in mezzo ai miei simili, osservando con attenzione e sensibilità le piccole cose.
Se c’è dell’emozione autentica è dovuta ad un vero e proprio “urlo” di disperazione partito direttamente dal profondo del cuore>>.
Il vostro approccio musicale sembra evocare immagini potenti, quasi come se ogni nota raccontasse una storia in continua evoluzione. Come descrivereste la sinergia creativa che si è instaurata tra i vostri mondi sonori, così diversi e complementari?
<<È nato tutto in mondo estremamente naturale.
Ho scritto questa canzone avendo già in testa l’arrangiamento ancor prima di registrarlo. Cercavo qualcosa di classico senza tempo, il più possibile naturale, così ho utilizzato solo strumenti “veri”acustici, senza compromessi.
Poi per mia fortuna ho trovato Lucia (Acqua distillata) che ha reso le cose incredibilmente facili e con la sua voce stupenda e la sua sensibilità ha aggiunto della polvere magica ad ogni nota>>.
La città di Trieste, che ha un ruolo fondamentale nella poetica di Ribaltavapori, è un luogo che si trova sospeso tra terra e mare. Come ha influenzato questo paesaggio e la sua doppia anima nella scrittura di “Gaia” e nella sua interpretazione musicale?
<<Quando in questa canzone parlo di città e di mare ovviamente parlo della mia città d’adozione, Trieste.
Ho la fortuna di avere il mare a 10 minuti da casa e per 4/5 mesi l’anno poterci fare il bagno. La prima immagine nata per questa canzone arriva proprio da qui: Vivo con una persona stupenda che da qualche anno quando fa il bagno, (dove tocca con i piedi perché non sa nuotare) passa il tempo a raccogliere tutta la plastica che trova, trasferendola nelle varie borsette che si porta con sé. Dall’amore per lei e dalla rabbia per l’inciviltà e l’ignoranza che c’è in questo mondo è nata questa canzone>>.
“Gaia” è un brano che invita l’ascoltatore a riflettere sull’importanza di non distogliere lo sguardo da ciò che ci circonda. Come ritenete che la musica, in particolare la vostra, possa fungere da veicolo per sensibilizzare l’ascoltatore su temi tanto delicati quanto necessari?
<<Quando ho scritto “Gaia” è stato un po’ come alzare bandiera bianca, mi sentivo profondamente arrabbiato e disilluso.
Non credo più che una canzone possa sensibilizzare il pensiero degli ascoltatori purtroppo; non ci sono riusciti Dylan e De André a cambiare il mondo, figuriamoci se può farlo qualcuno nel 2025, dove la soglia dell’attenzione è di qualche secondo ed esce una quantità mostruosa di canzoni ogni giorno.
L’unica cosa che mi auguro di trasmettere a chi ascolterà davvero la canzone è quella di essere nel proprio piccolo più gentilì e sensibili verso il prossimo e di non farsi sopraffare dalla desolazione perché c’è sempre l’amore che ci guarisce>>.
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