
Abbiamo avuto il privilegio di intervistare KAWAKAMI, un’artista dalla sensibilità unica e dalla visione musicale che sfida i confini tradizionali. Con il suo nuovo singolo, “Gitana”, l’artista milanese racconta la sua personale ricerca di libertà e identità. Con una voce che si eleva attraverso il calore dei portici andalusi e l’intrigo dei mercati orientali, KAWAKAMI ci invita a intraprendere un viaggio sonoro e interiore, dove le tradizioni si mescolano con il contemporaneo. In questa intervista, KAWAKAMI, ci ha raccontato il significato profondo di “Gitana”.
“Gitana” è un brano che celebra la libertà, l’identità nomade e l’incontro di culture diverse. In che modo la tua esperienza di “hija de la calle” si intreccia con la tua musica, creando una visione artistica che sfida le convenzioni e abbatte i confini tra mondi lontani?
<<Con “hija de la calle” ovviamente non intendo il “gangsta” che va in giro con pistola e rotolo di dollaroni in tasca, non è nel mio stile, io preferisco strisciare la carta! Parlo di una vita vissuta tra le strade di mondi, culture e lingue differenti che mi hanno insegnato a guardare le cose da più prospettive e pensare fuori dagli schemi. Il cambiamento è la mia unica certezza>>.
Il mix di lingue e sonorità che caratterizza “Gitana” sembra essere un riflesso della tua continua ricerca di nuove identità. KAWAKAMI, come descriveresti il tuo approccio alla fusione culturale e musicale, e come questo arricchisce il messaggio che vuoi trasmettere al tuo pubblico?
<<Mescolare lingue, sonorità e culture mi permette di creare qualcosa di autentico e mi permette di raccontare me stessa. La fusione culturale è un arricchimento sia musicale sia umano e, per quanto possa sembrare difficile da comprendere alla società in cui viviamo, non c’è niente di male nell’autoNONdefinizione. Non sono alla ricerca di nuove identità, sono l’esatto mix di tutte>>.
Nel video di “Gitana”, il contrasto tra tradizione e modernità si fa forte e visibile. Come si inserisce questo elemento visivo nel tuo percorso musicale, che già di per sé esplora il dinamismo e la trasformazione, sia a livello fisico che interiore?
<<Tradizione e modernità convivono in me da sempre, sono elementi visivi forti, soprattutto nel video di “Gitana”. Possiamo dire che da una parte ho il “bagaglio” culturale e dall’altra la volontà di trasformarmi ed essere sempre fresca. Fa parte del viaggio, più si va avanti più si migliora>>.
Il brano alterna immagini intime e forti, trasmettendo una sensazione di continua fuga e ricerca. Quali sono le sfide emotive e artistiche che affrontano nel descrivere questo senso di movimento costante e riescono a mantenere una connessione autentica con il tuo pubblico?
<<Credo che la vera sfida sia restare se stessi. La fuga dalla propria realtà è uno degli argomenti che mi sta più a cuore, scappare da se stessi per trovare se stessi… Sono consapevole che mettersi a nudo non sia facile ma è ciò che ti fa creare una reale connessione con chi ascolta>>.
Con una carriera che spazia tra la musica e la scena indipendente, come percepisci il tuo ruolo nel panorama musicale italiano? In che modo “Gitana” rappresenta la tua evoluzione artistica, e cosa significa per te essere parte di una scena che celebra la sperimentazione e la contaminazione culturale?
<<Non credo di poter vantare un “ruolo nel panorama musicale italiano”, sicuramente mi piacerebbe averlo un giorno. “Gitana” rappresenta la mia evoluzione artistica nel senso che la prosegue, è una canzone dal sound spensierato, confermo le contaminazioni culturali e mi sento di dire che è un passo avanti verso la scoperta di novità sonore. Essere parte di una scena che celebra la sperimentazione vuol dire trovarsi un “luogo” in cui si ha la libertà di creare senza limiti e giudizi di etichette; quando vedrò una scena del genere, potrò rispondere alla domanda>>.
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