
In un presente dove le emozioni spesso vengono anestetizzate dalla velocità del quotidiano, c’è chi sceglie di affrontarle a viso aperto, trasformandole in arte. Abbiamo intervistato Giovanni Paura, un artista che ha fatto del suo stesso nome un manifesto espressivo. Con il nuovo singolo Paura, segna non solo un ritorno musicale dopo anni di silenzio, ma una vera e propria rinascita artistica. Tra ritmi rap e melodie avvolgenti, Giovanni Paura ci ha raccontato un percorso di trasformazione intima, in cui la musica diventa bussola per orientarsi tra smarrimento, consapevolezza e desiderio di autenticità. Un’ intervista esclusiva, un dialogo che è stato come aprire una finestra sulla vulnerabilità resa coraggio.
“Paura” segna un ritorno dopo un periodo di inattività. Nel titolo c’è una sorta di gioco di parole tra il tuo cognome e l’emozione che tutti affrontiamo. Quanto è stata difficile, per te, affrontare il tema della paura in un periodo in cui ti stavi reinventando artisticamente?
<<La paura nella mia vita è sempre stata una costante. Facendo un bilancio delle mie esperienze, in generale, che siano presente o passate, mi accorgo che tante situazioni le ho affrontate con la costante paura di sbagliare. Questo anche nella musica si riflette tantissimo. Mi sento perennemente sbagliato, soppresso da traguardi che credo di poter ottenere e che non arrivano. In paragone con tutto e con tutti. Ma alla fine è solo contorno. Non sono altro che musica>>.
Il brano si apre con un tappeto musicale ritmato, ma le tue strofe sono intense e incisive. Nella tua evoluzione musicale, ti sei sempre spinto a trovare un equilibrio tra la melodia e il messaggio forte. In che misura la tua musica è sempre stata una forma di autoesplorazione, un tentativo di decifrare le emozioni più intime?
<<Penso che nella musica, come nella vita, serva sempre equilibrio. Avendo da sempre una passione per la scrittura e la letteratura ho sempre cercato di concentrare tutti gli sforzi sul testo, tralasciando forse anche erroneamente tutta la parte melodica, aspetto fondamentale della musica. Negli ultimi tempi, lavorando con un team di professionisti, sono riuscito a trovare una mia identità, bilanciando l’aspetto lirico con tutta la parte musicale vera e propria. Mi rendo conto come in questo modo le canzoni funzionino molto di più e la mia voce arrivi più amplificata che mai>>.
Nel brano “Paura” tratti temi personali e una visione della società. In un mondo così complesso, dove il caos sembra prevalere, la musica per te è più un atto di resistenza, di lotta contro la frenesia, o un modo per fare ordine nel disordine che ci circonda?
<<Penso che ogni canzone contenga entrambe le visioni. Cerco sempre di parlare di quello che mi circonda, da un punto di vista “globale”. So di non poter cambiare le cose, so che una sola voce non puó modificare intere problematiche, ma penso che fin quando si riesca a smuovere anche solo qualche coscienza, il lavoro è stato svolto correttamente. Ho sempre mal sopportato le ingiustizie. Ho sempre assimilato le sofferenze altrui rendendole mie, forse anche andando a vivermi determinate esperienze in modo estremamente delicato, ma penso sia giusto così. Ora con la musica il messaggio arriva in modo più dolce, e allo stesso tempo più intenso. E non potrei essere più felice di così>>.
La scelta di passare da “Fear the Soulman” a Giovanni Paura segna un cambiamento radicale non solo nel tuo nome, ma anche nel tuo sound. Quanto è stato fondamentale questo passo per allineare la tua musica con la tua identità, cercando una sintesi tra passato e futuro?
<<Il cambio del nome è avvenuto in modo molto naturale. “Fear the Soulman” era un alias che non mi si addiceva più ed era giusto evolversi. Ho scelto Giovanni Paura (poi scelto è un parolone, ho solo aperto la carta d’identità) per dare un’impronta più personale e cantautoriale alla musica e sento di aver fatto la scelta artistica più giusta che potessi mai fare. Sento la musica e tutto il progetto molto più mio e penso che questo arrivi anche agli ascoltatori in modo molto più intimo>>.
Nel tuo percorso musicale, hai attraversato generi diversi, dal rap alla disco music. Credi che la musica sia un linguaggio universale che, attraverso l’evoluzione dei suoi suoni, possa raccontare una storia di crescita e cambiamento più autentica? E quale sarà la prossima fase di questo viaggio musicale?
<<Mi è sempre piaciuto sperimentare a livello sonoro, cercando di trovare in ogni contesto il tappeto giusto per la tematica che voglio affrontare. Sono partito con il rap perché è il genere con cui sono cresciuto e ho sempre trovato in quest’ultimo una ricerca del valore delle parole. Il prossimo futuro sarà incerto, soprattutto per me. Non voglio darmi e dare etichette e soffermarmi su un unico genere tralasciando tutta la varietà musicale che questo mondo ci ha donato. Cerco solo di mantenere la mia identità e la mia figura indipendentemente dalla musica sul quale mi esprimo>>.
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