
Abbiamo intervistato Elso. In un mondo che corre senza sosta, in cui la velocità viene scambiata per progresso e il rumore per verità, c’è ancora chi sceglie il silenzio consapevole del sentire. Con Oltre, Elso non costruisce un disco: apre una fessura. Ci invita ad attraversarla, senza fretta, senza maschere, senza la smania di dimostrare. Ogni traccia è un passo in un territorio interiore dove la fragilità non è debolezza ma lucida resistenza, e la gentilezza non è un vezzo, ma un atto rivoluzionario.
In un’epoca dominata dall’apparenza, Elso canta per chi ha ancora il coraggio di guardarsi dentro e chiamare le cose col loro nome, anche quando fanno male. Elso ci ha risposto con parole che sono già musica, verità che suonano come confessioni necessarie. Ecco cosa ci ha raccontato.
“Oltre” è il risultato di un profondo viaggio interiore, in cui hai collegato emozioni complesse come la fragilità e la speranza. Quale pensi sia il ruolo della musica nel processo di guarigione e come hai utilizzato questo album per fare i conti con le tue esperienze personali?
<<Penso che la musica abbia due ruoli fondamentali: aiutare chi la scrive e chi la ascolta.
Se faccio un disco è perché ho bisogno di liberarmi da qualcosa e mi libero solo quando riesco a parlarne liberamente. Per farlo questa volta ho intrapreso un percorso di psicoterapia che mi ha aiutato a guardarmi dentro e quindi a tirare fuori le cause di alcuni miei brutti atteggiamenti.
È un processo catartico>>.
Nel contesto della velocità e della competizione che si muoveva la nostra epoca, Oltre si propone come un invito a rallentare e riflettere. Cosa ti ha ispirato a creare un manifesto contro l’individualismo ea promuovere valori come gentilezza e altruismo?
<<Tutto parte da storie di vita quotidiana, piccoli o grandi litigi, tutte le imposizioni del periodo covid; C’è stato un momento della mia vita in cui arrivare a sera più o meno indenne sembrava un miraggio, mi sono fermato e ho iniziato ad immaginare di guardare il mondo dall’alto, molte volte i problemi ce li creiamo noi nella nostra testa, ci diamo obiettivi impossibili, ci facciamo trascinare in un vortice che non fa per noi.
I soldi, il successo, la competizione.
Ma se tutti ci fermassimo un attimo e provassimo a fare una lista delle priorità probabilmente questo mondo migliorerebbe>>.
Il tuo percorso artistico, che include esperienze così diverse come il trasferimento in Qatar e la tua carriera musicale in Italia, sembra aver plasmato un approccio originale alla musica. Come queste esperienze di vita hanno influenzato il suono e il messaggio del tuo nuovo disco?
<<Nel linguaggio sicuramente sono stati fondamentali. Romanzo pochissimo, ti sbatto in faccia la verità. Cruda. Non riesco ancora a capire se è una cosa apprezzata o meno, ma quando ti ritrovi a dovertela cavare da solo devi essere diretto, schietto e veloce. Il Qatar mi ha svoltato il modo di vedere le cose, la povertà di tanti schiacciata dalla ricchezza di pochi è l’emblema di questo mondo, le ingiustizie che vedi lì ti fatto perdere la poesia.
Il suono parte sempre e comunque da sintetizzatori mescolati a sample campionati in giro per le strade e suoni del corpo, adoro da sempre le melodie mischiate all’acidità dei suoni>>.
In un mondo in cui l’apparenza spesso prevale sulla sostanza, come pensi che l’ascoltatore possa ‘guardare oltre’ attraverso le tracce di Oltre ? Quali sono gli elementi che speri possono spingere l’ascoltatore a una riflessione più profonda sulla propria vita e sulla società in generale?
<<Io sono molto felice quando un ascoltatore mi scrive di essersi ritrovato in un testo, mi succede spesso, l’ultima volta proprio durante il concerto di Genova. Persone che si sentono sole nel loro “male” si sollevano sapendo che qualcuno ci è passato e questo gli permette di andare avanti. Ci sono persone che non potranno mai capire un disco come Oltre perché non è esattamente alla portata di tutti né come sound né come contenuti, la riflessione con un disco del genere può avvenire con anime sensibili e curiose, che improntano la propria vita sull’essere e non sull’apparire>>.
Dopo aver collaborato con artisti di rilievo e aver suonato in contesti molto diversi, come Oltre segna un punto di svolta nel tuo percorso musicale? Cosa speri che questo disco comunichi di te come artista e come individuo?
<<Mi auguro sempre di suonare il più possibile in contesti con persone che siano davanti a me perché lo vogliono e non perché ci sono capitate. Io mi auguro in generale che le persone non mangino la merda che gli propone il sistema tutti giorni ma che raggiunga una consapevolezza nella quale sia in grado di scegliere una giusta alternativa, anche sostenibile, per ritornare ad appropriarsi della propria vita con gentilezza e rispetto>>.
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