
Nel silenzio che abita la solitudine, nelle ombre che si allungano oltre il rumore del mondo, esistono voci che non si piegano, che non cercano il conforto dell’appartenenza, ma la verità della propria esistenza. DINìCHE è una di queste voci. La sua musica non è un rifugio, ma un atto di resistenza, un tentativo di dare forma all’invisibile, di nominare ciò che spesso sfugge.
Abbiamo avuto il privilegio di intervistare DINìCHE in occasione dell’uscita di Fuochi Ammare, un brano che racchiude l’essenza di una luce destinata a spegnersi troppo in fretta, di un’esplosione che si dissolve nell’indifferenza del mare. Nel suo percorso artistico, DINìCHE non cerca di compiacere, né di farsi accettare: la sua musica è un dialogo con l’assenza, una domanda lanciata nel vuoto, senza aspettarsi una risposta.
In questa intervista esclusiva, DINìCHE ci ha raccontato il peso e la bellezza della solitudine, il coraggio di restare fedeli alla propria visione e il bisogno di essere compresi. Un’intervista densa di novità, un dialogo con un’artista che non si accontenta di esistere, ma vuole lasciare un segno
Il tuo nuovo brano “Fuochi Ammare” è un autentico viaggio emotivo e sonoro, che unisce introspezione e sperimentazione. Quanto è stato impegnativo tradurre in musica quel senso di solitudine interiore che descrivi, mantenendo al contempo un linguaggio innovativo e profondamente evocativo?
<<“Fuochi Ammare” nasce dal desiderio di esplorare quella solitudine interiore che proviamo quando ci sentiamo poco considerati o apprezzati. Ho cercato di raccontare questa sensazione attraverso un’immagine evocativa: un fuoco d’artificio che esplode nel cielo per poi spegnersi e scomparire nell’acqua del mare. Tradurre questa emozione in musica è stato un processo di sperimentazione, ma anche di liberazione. Non è stato semplice descrivere uno stato d’animo così universale, ma ho trovato aiuto nel raccontare la quotidianità, nelle piccole azioni di tutti i giorni, come il non riuscire a dormire per i troppi pensieri. Scrivere e poi trasformare queste emozioni in musica mi ha aiutata a elaborarle e a lasciarle andare>>.
La tua capacità di dipingere immagini vivide attraverso la musica è straordinaria. Il parallelismo tra i fuochi d’artificio e l’evanescenza della luce nell’oceano è di rara potenza simbolica. Qual è stato il momento chiave che ha acceso questa scintilla creativa?
<<L’ispirazione per questa canzone è nata dall’osservazione di come, nella società di oggi, spesso ci si senta come una luce destinata a spegnersi troppo in fretta. Non è semplice trovare la propria strada, percorrerla e farsi riconoscere per ciò che si è. La società moderna ci vuole uniformati, ci spinge a rientrare in schemi prestabiliti, e distinguersi, farsi notare e apprezzare, è diventata un’impresa titanica, soprattutto in ambito musicale. L’immagine del fuoco d’artificio che si dissolve nell’oceano rappresenta perfettamente questa sensazione di effimera bellezza e fragilità. È stata una riflessione personale, un modo per esprimere in musica ciò che ho vissuto e sentito sulla mia pelle>>.
Il tuo percorso artistico si distingue per un’indiscutibile autenticità e una ricerca musicale che non teme di osare. In un panorama musicale sempre più omologato, quanto è importante per te mantenere questa indipendenza espressiva e quali sono le sfide che hai incontrato nel farlo?
<<Per me, l’autenticità è fondamentale. Ho cambiato stile musicale, nome d’arte e ho sperimentato molto prima di trovare la mia identità artistica. La sfida più grande è stata superare la paura di non essere compresa o di non rientrare nei canoni imposti dal mercato musicale attuale. Tuttavia, credo che sia importante restare fedeli alla propria visione, perché solo così si può creare qualcosa di davvero significativo, capace di lasciare il segno. Cantare in tre lingue mi ha aiutata a trovare il mio stile, così come produrre musica che, prima di tutto, mi facesse divertire>>.
La tua musica sembra un dialogo profondo con l’anima, capace di toccare corde emotive universali. Quali influenze, musicali e non, hanno plasmato il tuo modo di raccontare storie attraverso il suono e le parole?
<<Il mio stile nasce da una continua contaminazione. Non ho un unico punto di riferimento, ma posso dire con certezza che artisti come Labrinth, Liberato, Billie Eilish e Lorde mi hanno ispirata nel mio desiderio di rompere gli schemi e creare qualcosa di innovativo>>.
Con il tuo talento e la tua sensibilità artistica, sei riuscita a trasformare emozioni complesse in opere che lasciano il segno. Guardando al futuro, quali territori sonori e tematici ti piacerebbe esplorare nei tuoi prossimi progetti?
<<Mi piace pensare alla mia musica come a qualcosa di fluido e in continua evoluzione. Ho sperimentato con l’alternanza tra inglese, italiano e napoletano e voglio continuare su questa strada. In futuro, mi piacerebbe esplorare ancora di più il mondo dell’elettronica, creando brani che sappiano unire sonorità innovative a testi profondi e personali. L’importante per me è continuare a raccontare storie autentiche, in cui gli altri possano riconoscersi>>.
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