Annachiara Cecere: racconta “TI STUPIRÒ” – intervista

Annachiara Cecere: racconta “TI STUPIRÒ” - intervista

Abbiamo intervistato Annachiara Cecere. Talvolta, ci si imbatte in artisti che non cantano semplicemente canzoni, ma sembrano rispondere a un silenzio più profondo, quello che abita tra le crepe delle nostre illusioni. Annachiara Cecere non grida, non compiace: sussurra con la forza di chi ha attraversato il dolore senza chiedere giustizia, solo un senso. Il suo nuovo singolo, Ti stupirò, non è solo un brano d’amore, ma un esercizio di disincanto, una piccola elegia all’impossibilità del controllo nei sentimenti.

In un tempo in cui si celebra l’infallibilità emotiva, Annachiara canta il contrario: la vulnerabilità, la paura, la camicia lasciata nell’armadio come traccia residua di una presenza dissolta. E proprio in questa fragilità senza retorica risiede la sua forza. Nel corso dell’ intervista esclusiva abbiamo parlato con Annachiara Cecere di fiducia e smarrimento, di metafore e verità, della musica come unica ribellione possibile contro il vuoto che avanza. Ecco cosa ci ha raccontato.

“Ti Stupirò” è un brano che cattura il delicato equilibrio tra fiducia e illusione, tra ciò che speriamo e ciò che sfugge. Come hai trasformato un’emozione così intima in una melodia capace di risuonare universalmente?

<<Il brano è nato mentre suonavo la mia tastiera e realizzavo quanto quella persona mi avesse fatto male, sparendo senza lasciare traccia, tranne la sua camicia. Quella camicia è diventata il simbolo del nostro legame, un filo conduttore tra noi che mi ha permesso di trasformare il dolore in musica. È incredibile come un oggetto così semplice possa racchiudere così tanta emozione>>.

La camicia, simbolo dei ricordi e del legame, diventa il filo conduttore della narrazione. Quanto è importante per te l’uso di metafore così evocative nella tua scrittura? Pensi che la musica debba suggerire più che spiegare?

<<Le metafore sono molto importanti per me, ma sto anche cercando di essere più diretta, utilizzando immagini più precise. Credo che la musica debba suscitare riflessioni, sia attraverso suggerimenti sottili che tramite spiegazioni più chiare di ciò che viviamo. La musica deve poter parlare al cuore, ma anche lasciare spazio a chi ascolta per interpretarla e viverla personalmente>>.

Hai parlato di paure reali e paure fittizie, distinguendole con grande lucidità. Secondo te, la musica può aiutare a dare un nome e un volto a questi timori, aiutando le persone a comprenderli e superarli?

<<Innanzitutto, grazie per il complimento! Assolutamente sì, la musica ha il potere di rendere visibili le nostre paure, quelle vere e quelle immaginate. In un mondo in cui molti artisti si concentrano su suoni che sembrano più distanti, la musica di chi è autentico riesce a fermare l’ascoltatore e a farlo riflettere. Penso che la musica, proprio come quella di Emma Nolde, dimostri che non è il tempo a fare un brano, ma la capacità di essere sincero con sé stessi>>.

Dai primi passi nel Francesco Ruocco Vocal Studio ai milioni di stream sui social, il tuo percorso è stato segnato da crescita e riconoscimenti. Guardandoti indietro, c’è un momento in cui hai sentito davvero di aver trovato la tua voce artistica?

<<Sì, quel momento è arrivato quando ho deciso di lasciare la mia terra per intraprendere un nuovo inizio. È stato un passo fondamentale nella mia crescita, una vera e propria rinascita che mi ha permesso di scoprire la mia vera voce artistica>>.

Le tue canzoni raccontano di sentimenti autentici, spesso fragili e complessi. In un’epoca in cui tutto sembra correre veloce, pensi che l’arte abbia ancora il potere di farci rallentare e sentire davvero?

<<Assolutamente sì, l’arte è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per rallentare e riflettere su ciò che siamo e su ciò che proviamo. In un mercato discografico saturo, l’autenticità emerge sempre, e credo che se resti fedele a te stesso, prima o poi il tuo messaggio arriva. L’arte ha la capacità di toccare le persone e farle sentire veramente vive, ed è proprio questo che la rende un’ancora di salvezza>>.

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