Gianluca Amore, intervista: il nuovo singolo “Cold And Red”

Gianluca Amore

Gianluca Amore, intervista: il suo nuovo singolo “Cold And Red”

Gianluca Amore

Gianluca Amore, vocalità straordinaria e talento travolgente, un artista intenso ed innovativo.  Il suo primo singolo ufficiale è il successo intitolato “Masochist“, un brano, in inglese, estremamente originale.

La splendida hit “Senza Ragione“, intimista ed introspettiva, affronta un momento di transizione, è la sua prima canzone in italiano.

Il cantautore, Gianluca Amore, è stato allievo del soprano lirico Marina Bartoli, della cantante jazz Vivien Corti e del Maestro Andrea Tosoni, ed ha cantato su innumerevoli palcoscenici prestigiosi, dal Kioene Arena, Gran Teatro Geox, al Lumen Festival.

Lavora in Accademia Filarmonica Veneta, a Camposampiero (PD), dal 2012 ed è il direttore artistico del coro “N.A.M.E.”, inoltre si occupa dell’associazione “Coristi Per Caso“.

È un musicoterapista certificato presso l’Università “Jean Monnet” di Bruxelles, si occupa di musicoterapia collaborando con l’associazione “Musica per la Vita“.

Si intitola “Disordine” il concerto piano e voce che ha scritto ed interpretato, tra brani inediti e cover.

In occasione dell’uscita del suo nuovo singoloCold And Red“, abbiamo raggiunto Gianluca Amore per un’intervista esclusiva, abbiamo scoperto molti segreti della sua musica e ci ha parlato del suo nuovo album a breve in prossima uscita.


Il tuo primo singolo ufficiale, “Masochist”, possiede un beat decisamente originale e moderno. Com’è nato il brano? Quanto è autobiografico? Com’è avvenuta la scelta della lingua inglese?

Masochist è nato, come molte delle mie canzoni, da una suggestione musicale: ero davanti al piano, e avevo una grande voglia di soul. Gli accordi della strofa, molto immediati, sono arrivati subito, insieme alla ritmica e al groove. Il brano è totalmente autobiografico, racconta qualcosa che stavo vivendo esattamente in quel momento (ma in generale, nella vita). La lingua inglese è stata una conseguenza naturale del mood pop-soul in cui ero immerso nel momento della scrittura.

Gianluca Amore

Hai calcato palchi prestigiosi dal Kioene Arena, Gran Teatro Geox, al Lumen Festival. Quale emozione provi quando canti davanti al tuo pubblico?

Gioia. Una gioia liberatoria, pura, vera. Quando sono di fronte al pubblico, soprattutto di grandi palchi, sento che non potrebbe esistere un tempo e uno spazio più giusti per me. Mi sento libero, senza giudizio.

Gianluca Amore

Quando hai scoperto il tuo amore per la musica? Ricordi un aneddoto che ti ha reso consapevole della tua propensione per il mondo musicale?

C’è una foto che è antecedente ai miei ricordi d’infanzia, ovvero io a circa due anni, seduto di fronte alla tastierina Bontempi di mia sorella, mentre schiaccio i tasti e sorrido. Per me è nato tutto da lì, ho sempre sentito la musica come una parte di me.

Gianluca Amore

Sei musicoterapista certificato presso l’Università “Jean Monnet” di Bruxelles, ti occupi di musicoterapia collaborando con l’associazione “Musica per la Vita”. Quanto ritieni che la musica possa rivoluzionare lo stato d’animo?

La musicoterapia, disciplina meravigliosa e, in realtà, secolare, parte dall’assunto che la musica sia un linguaggio (anche non verbale) in grado di promuovere un cambiamento. In alcuni contesti, terapeutici, riabilitativi o preventivi, la musica, attraverso specifici metodi e tecniche, è capace non solo di rivoluzionare lo stato d’animo, ma di far comunicare, mettere in relazione, far esprimere persone che, di norma, per molteplici motivi e situazioni, non riuscirebbero a farlo. 

Sei stato allievo del soprano lirico Marina Bartoli, della cantante jazz Vivien Corti e del Maestro Andrea Tosoni, qual è la lezione più importante che ti hanno trasmesso? C’è un consiglio che porti con te?

Ogni maestro e ogni insegnante insegna qualcosa di prezioso e contribuisce a creare il tuo bagaglio di conoscenze. Consigli me ne porto dietro tantissimi, e cerco di assorbirne quanti più possibile; uno a cui sono molto legato, è riassunto in una frase che mi disse Vivien Corti alla mia prima lezione di canto, cioè: “lascia che la voce vada dove deve andare”. L’ho davvero compreso pienamente anni dopo, ed è qualcosa che cerco di trasmettere a me, in primis, e a tutti i miei allievi.

Quanto conta la musica per te nella tua quotidianità? Cos’è per te la musica?


Lavorando in quest’ambito, è difficile per me che passi un giorno senza musica, fosse anche solo la voce di un allievo, di un paziente, di un corista, o la mia. Anche perché noi cantiamo anche quando non ne siamo consapevoli (la risata di gioia, ad esempio, è un ottimo vocalizzo staccato sul diaframma). Quindi, la musica è semplicemente una parte del mio corpo, del mio spirito, della mia mente. 


Com’è nata la tua collaborazione con  l’Accademia Filarmonica Veneta? Quanto ha arricchito il tuo bagaglio artistico?

Lavoro in Accademia Filarmonica Veneta, a Camposampiero (PD), dal 2012. Come nei film, è nata totalmente per caso, da una sostituzione. Una mia amica cantante, insegnante, era rimasta incinta, mi chiese di sostituirla per un anno. Io facevo tutt’altro, non avevo mai insegnato canto in vita mia. Ed è diventato il mio lavoro principale. Lavorare all’interno di una scuola di musica significa lavorare insieme a ragazzi, artisti, colleghi, creare relazioni musicali e non, comprendere le fragilità di un allievo e adattarsi al suo modo di comunicare. Per me è stata anche l’occasione di dirigere un coro ed organizzare eventi. Devo molto a questa scuola, tantissimo.

Hai preso parte al progetto artistico intitolato “Canzonepoesia” di Pietro Olmeda, poeta, e di Sandro Saccocci, autore, come hai vissuto l’esperienza?

È stata un’esperienza formativa molto stimolante perché mi sono trovato ad interpretare brani apparentemente “lontani” da me, come genere musicale e come testi, ma ho cercato di farlo al meglio, cercando di dare del mio. 

Come ha contribuito alla tua formazione artistica il coro “Summertime Choir”?

Credo di poter dire serenamente che se faccio il cantante nella vita, è grazie alla fiducia che mi è stata data da Walter Ferrulli, il direttore dei Summertime, per avermi fatto entrare ed avermi fatto esibire come solista. Da quel momento ho cominciato ad avere una reale consapevolezza del fatto che avessi uno strumento, la voce, che, in effetti, poteva essere usato anche in modo professionale.

In “Senza Ragione”, il tuo secondo singolo, la tua prima canzone in italiano, canti di un momento di transizione. “Sono solo impaurito, impotente, distante, devo aspettare… Che finisca l’eterno supplizio, l’eterno romanzo, l’eterno dolore…Che mi tiene imprigionato in una cella di perché…
L’inutilità trova spazio dentro me”, dove trovi la tua soluzione ai problemi tra istinto e cuore? Qual è la tua chiave per superare il dolore?

Semplice, non lo supero, e non trovo nessuna soluzione. Il dolore si accetta, si vive, e se si riesce a coglierne l’essenza, si coglie come spunto di riflessione per evolvere.

Sei direttore artistico del coro “N.A.M.E.” e tu occupi dell’associazione “Coristi Per Caso”. Cosa consiglieresti a chi vuole approcciarsi al canto?

Dipende in che modo vuole approcciarsi, e che livello. Nel caso dei due cori di cui curo la direzione artistica, il requisito fondamentale è la voglia di mettersi a nudo con la voce, di divertirsi, di respirare insieme ad altre persone, di ascoltare il proprio battito e quello degli altri, di non avere fretta, di non puntare all’estetica che all’essenza. 

“Disordine” è il titolo del concerto piano e voce che hai scritto ed interpretato, tra brani inediti e cover. Tra i tanti brani, qual è la canzone a cui tieni maggiormente?

Di quel concerto, di cui conservo un ricordo meraviglioso, pur nella sua umiltà e semplicità, ho il ricordo di un brano di Claudio Baglioni che ho cantato in un momento di vita in cui sentivo di dover gridare quelle parole: “Fammi andar via”. 

Come interagisci con i talent show? A quale vorresti partecipare tra X Factor, Amici, o Tú sí que vales?

Mi sa che per Amici sono fuori età, ormai. X Factor, perché no?

Gianluca Amore

Quale canzone del festival di Sanremo ricordi con più emozione? Vedi il festival Sanremese nel tuo futuro?

Pezzi sanremesi che ricordo con emozione, anche se magari vissuti e guardati anni dopo, ce ne sono molti, potrei citare la terza serata in cui Giorgia cantò “Di sole e d’azzurro”. Il festival di Sanremo? Si, dai, ammetto essere uno dei miei sogni.

“Cold and red”, il tuo nuovo singolo, è un brano immensamente tormentato. Canti sentimenti forti, tra amore, passione e tristezza, la malinconia del tradimento investe l’amore e da lì scaturisce un vortice di rimpianti dolorosi. Il tradimento è una debolezza, o è una tentazione? Come ha preso vita la canzone?

La canzone ha preso vita da un sogno. Un sogno molto nitido e chiaro, che aveva come colonna sonora, quattro accordi di hammond, che sono quelli che si sentono sul brano. Il tradimento è un concetto, per quanto mi riguarda, molto ampio e complesso. Spesso condizionato da un’idea di moralità, di giustizia, di censura, che è senz’altro opinabile. Si può tradire anche solo con uno sguardo, e rimanere fedeli pur andando a letto con un’altra persona. È un argomento senz’altro articolato.

Dopo Masochist, Senza Ragione e Cold and red, quali sonorità saranno presenti nel tuo nuovo album? Quali artisti hanno influenzato il background musicale?

Nel mio primo album, che spero sentirete a breve, c’è un po’ tutto quello che mi ha condizionato nei miei primi 30 anni di vita. Ci sono gli anni Ottanta dei Queen di Radio Gaga, A kind of magic, I want to break free. C’è il soul di Whitney Houston, Giorgia, Alex Baroni, Donny Hathaway. L’r’n’b, il blues, il pop più spensierato, l’anima più intima di Claudio Baglioni. Il gospel di Kirk Franklin. Spero di essere riuscito a mescolare bene gli ingredienti.


Con quale artista vorresti collaborare?

Giorgia. 


Quali sono i tuoi prossimi progetti?


Realizzare un grande concerto, con band, parte acustica ed elettronica, archi, coristi. E cantare le mie canzoni inedite, insieme alle cover che sento più mie.

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