Fratelli Cortese, il nuovo album “Figli Del Mondo”, intervista: “il filo conduttore siamo noi, il nostro modo di raccontare la vita, le emozioni che ci attraversano, i sentimenti che proviamo, i pensieri che nutriamo e il punto di vista che abbiamo sul mondo”

Fratelli Cortese

Fratelli Cortese, sono Lucia e Gianluca Cortese, artisti talentuosi e introspettivi, cantautori, musicisti e intrattenitori, si contraddistinguono fortemente nell’attuale panorama musicale per la loro spiccata originalità. I Fratelli Cortese sono capaci di trasmettere messaggi universali, si raccontano consentendo immediatamente agli ascoltarti di scoprire se stessi e divenire protagonisti delle canzoni. Abbiamo raggiunto i Fratelli Cortese per un’esclusiva intervista vertente l’album “Figli Del Mondo“.

In quale emozione vi rispecchiate quando cantate?

Prendendo per un attimo la licenza da quelle che sono le emozioni in psicologia, crediamo che l’emozione che meglio ci rappresenti sia la complicità. Non è facile essere fratelli, vivere sotto lo stesso tetto e condividere anche un progetto artistico, quindi se non fossimo complici non sarebbe mai stato possibile.

Qual è la genesi del vostro progetto musicale?

Da piccoli, essendo molto timidi, venivamo spronati dai nostri genitori ad andare a cantare ai karaoke che ci capitavano casualmente e io (Lucia) più propensa di Gianluca, lo portavo con me quasi più per farmi coraggio, come supporto morale.

La cosa cominciava a succedere sempre più frequentemente allora ci siamo organizzati affinché potessimo cantare entrambi, oltre che farci coraggio a vicenda.

Crescendo e soprattutto appassionandoci alla musica e iniziandola a studiare seriamente, dai karaoke siamo passati ai concorsi (locali e nazionali), agli eventi (pubblici e privati) in cui suonavamo, ai live insomma e parallelamente nasceva in noi l’esigenza di scrivere cose nostre, di trasmettere le nostre storie, di raccontare le nostre emozioni. Ecco come è nato tutto.

Quando avete scoperto il vostro amore per la musica?

Io (Lucia) verso i 12 anni, grazie alla mia prof di musica delle scuole medie che aveva visto in me un potenziale canoro/musicale molto forte e pertanto mi ha subito dato grande fiducia e responsabilità all’interno delle manifestazioni che organizzava; questo mi ha dato consapevolezza e mi ha fatto scattare la scintilla.

Io (Gianluca) verso i 14 anni, grazie al mio maestro di chitarra storico, il quale mi ha trasmesso prima di tutto la passione per lo strumento, mi ha fatto venire voglia di suonare, di approfondire lo studio della chitarra e mi ha fatto conoscere il blues che per me rappresenta la “folgorazione sulla via per Damasco” perché è stato il momento in cui ho sentito che la mia passione per la musica aveva fatto il passo di non ritorno.

In quanto tempo è nato il vostro nuovo album?

In effetti, ci sono un paio di canzoni (tra cui proprio “Figli del mondo”) che hanno una storia lunga e travagliata quindi potremmo dire che l’incipit è di 7-8 anni fa, però la stragrande maggioranza delle canzoni sono molto più recenti e come anche il processo di produzione e arrangiamento con il quale è stato affrontato l’album (dopo anni di prove e studio) e soprattutto è recente l’idea di realizzare un album, quindi diciamo che è stato un progetto durato 3 anni, dal 2019 al 2022.

Qual è il filo conduttore che lega le tracce del disco “Figli Del Mondo”?

Il filo conduttore siamo noi, il nostro modo di raccontare la vita, le emozioni che ci attraversano, i sentimenti che proviamo, i pensieri che nutriamo e il punto di vista che abbiamo sul mondo.  Non è un concept album per cui non c’è dietro una storia che si sviluppa nella varie tracce, è invece un album di canzoni che vogliono raccontare in che modo stiamo al mondo in quanto “figli del mondo”.

A chi dedicate il vostro nuovo album?

Oltre che a tutte le persone che lo ascolteranno e che lo apprezzeranno, o che lo stanno già facendo, lo dedichiamo a tutti coloro che lo hanno reso possibile: da chi ci ha lavorato praticamente, a chi, pur non sapendolo ma semplicemente passando nelle nostre vite, ci ha lasciato qualcosa e ci ha dato la possibilità di sentirci vivi.

Qual è il motto che sposate più assiduamente?

“Chi chiagn fott a chi rir” che per chi non fosse napoletano significa “chi piange frega chi ride”; un detto popolare con il quale si intende che mostrarsi falsamente disperati porti più giovamento di chi invece si mostra felice, anche quando le circostanze non sono favorevoli. A noi non piace piangerci addosso, affrontiamo la vita con sorriso ed entusiasmo; se va bene, va bene e se va male, va male, sarà stata comunque vita, ma almeno ce la siamo goduta.

Progetti futuri?

Per adesso solo portare in giro il più possibile il nostro album, il nostro progetto è crescere come artisti, come musicisti, come professionisti e soprattutto come persone. Una delle poche certezze che abbiamo è che la musica farà parte delle nostre vite, perché le rende migliori e perché di cose belle ne abbiamo tutti bisogno.