Siamo felici di annunciare che abbiamo avuto il privilegio di intervistare Federica G., una giovane e talentuosa cantautrice che, con il suo primo EP Fame, ci regala un’opera musicale di straordinaria intensità e profondità. Il progetto esplora temi delicati e profondi, come i disturbi alimentari, attraverso una narrazione personale che si fa portatrice di un messaggio di speranza e rinascita. Fame di Federica G. non è solo un album, ma un vero e proprio viaggio emozionale che riflette il percorso di dell’artista, con canzoni che, grazie alla loro sincerità, toccano corde intime e universali.
“Fame” è un progetto musicale che affronta un tema complesso e intimo come quello dei disturbi alimentari, con una profondità rara nel panorama musicale odierno. Come è nato il desiderio di trasformare la tua esperienza personale in un’opera artistica così toccante e significativa?
Ho scritto moltissimi brani durante il mio percorso di cura dall’anoressia e nel periodo finale mi sono accorta di aver raccontato la mia storia attraverso le canzoni. Tra queste ne ho scelte 6, oggi contenute in “Fame”, che rappresentano le tappe principali della mia battaglia contro l’anoressia. Ho sempre sperato che potessero essere d’aiuto a chi soffre o ha sofferto di una malattia legata ai disturbi alimentari.
Ogni traccia dell’EP sembra rappresentare una tappa fondamentale del tuo percorso di guarigione. Come hai vissuto il processo creativo di mettere in musica emozioni così personali e come pensi che il pubblico possa entrare in connessione con queste storie?
Scrivere questi brani è stato terapeutico perché mi ha permesso di esplorare a fondo le mie emozioni e di descriverle agli altri attraverso un altro canale di comunicazione, la musica. Penso che forse le persone potrebbero rivedersi in qualcosa che ho scritto e sentirsi capite o meno sole.
Il titolo “Fame” racchiude un duplice significato, unendo la lotta interiore con il desiderio di riscatto e riconoscimento. Quale messaggio speri che questo gioco di parole possa trasmettere a chi ascolta il tuo EP?
Mi piacerebbe che l’ascoltatore percepisse il mio cambio di prospettiva e la determinazione con cui ho affrontato il mio percorso di cura.
Brani come “Sbarre” e “Tutto bene” rivelano una vulnerabilità e una sincerità disarmante. Qual è stato per te il momento più difficile e, allo stesso tempo, più liberatorio durante la creazione di queste canzoni?
Scrivere di me senza filtri con l’unico obbiettivo di esprimere quello che avevo dentro, senza tentare di camuffarlo.
Hai dedicato questo lavoro a te stessa adolescente e a chi sta affrontando una battaglia simile. Cosa vorresti dire oggi a chi si sente intrappolato nella sofferenza, e come speri che la tua musica possa diventare uno strumento di supporto e ispirazione?
Vorrei trasmettere il messaggio che è possibile guarire, anche se a volte sembra impensabile vedere la luce alla fine del tunnel. Spero che le mie canzoni diano la forza a qualcuno per chiedere aiuto e iniziare un percorso che conduca alla guarigione.