Elisabetta Perversi, il nuovo EP “Blalalala”, intervista: “la musica è un mezzo che mi permette di esprimermi fino in fondo”

Elisabetta Perversi

Elisabetta Perversi, cantautrice di spessore, autentica e sensibile, milanese, possiede una vocalità intensa e originale.
Ha studiato generi diversi e tecniche vocali avanguardiste fino all’incontro con Valentina Buttafarro che le ha consentito con il Voice Building Method di cementare il suo apprendimento irrobustendo la sua tecnica.

È stata premiata tra gli autori selezionati dalla “Fondazione Estro Musicale” di Milano. Inoltre è arrivata tra i finalisti del “Tour Music Fest” di Mogol.
È apprezzatissima dal grande pubblico già dal suo esordio con il suo primo singolo, “La macchina del tempo”, a oggi con il suo nuovo EP “Blalalala”.

Abbiamo raggiunto Elisabetta Perversi per approfondire il suo percorso artistico, in un’intervista cuore a cuore, la cantautrice, si è raccontata tra emozioni e ricordi.

Hai raggiunto la finale del “Tour Music Fest”, in quale emozione ti rispecchi maggiormente quando canti dal vivo?

Cantare per me è qualcosa di liberatorio. Come fare una lunga corsa e sentire poi quella sensazione di rilassamento muscolare. Mi permette di liberare quelle emozioni che tendo a tenere dentro, sia negative che positive, buttandole fuori e prendendone consapevolezza.

Elisabetta Perversi

Sei stata premiata dalla “Fondazione Estro Musicale”, come hai vissuto una meta così significativa?

È sempre una gioia ricevere un riconoscimento, rafforza l’autostima che a volte viene messa in crisi da mille incertezze. Comunque credo che al di là della premiazione, sia importante mettersi in gioco, confrontarsi con professionisti del campo per imparare e crescere sempre di più anche quando si ricevono delle critiche o non si raggiunge il risultato sperato.

Elisabetta Perversi

Cosa rappresenta per te la musica?

La musica è un mezzo che mi permette di esprimermi fino in fondo. Sono una persona introversa e difficilmente mi racconto agli altri. La musica mi aiuta a vincere questa barriera e a liberarmi da emozioni che tendo a trattenere invece di comunicare. Le canzoni che scrivo sono una sorta di autobiografia perché racconto ed esprimo quello che vivo.

Quando hai iniziato a comprendere la valenza della musica nella tua quotidianità?

Ho sempre cantato fin da piccola, ma è da cinque anni circa che ho intrapreso questo progetto personale. Tutto è iniziato in un momento particolarmente difficile della mia vita dove ho sentito il bisogno di tirare fuori quello che avevo dentro e ho iniziato a scrivere. Da quel momento non mi sono più fermata.

Quale canzone non tua avresti voluto scrivere?

Ce ne sono tante a dire il vero. Canzoni che sono vere e proprie opere d’arte. Dal punto di vista compositivo “Bohemian Rhapsody” dei Queen. Dal punto di vista del contenuto, credo “Le rondini” di Lucio Dalla.

“Ho preso una decisione intelligente” inizia così il tuo nuovo singolo “L’uomo di plastica”, qual è la decisione che hai intrapreso di cui sei più orgogliosa?

La cosa che mi rende più orgogliosa è di non aver seguito le mode, le regole del successo imposte dalla televisione e dai social, ma di aver sempre fatto musica innanzitutto per me stessa, per stare bene, e di aver intrapreso un percorso come cantautrice quando realmente ho sentito il bisogno di raccontarmi. Spesso mi chiedono “ma perché non hai iniziato prima? Perché non hai fatto un talent? Perché non hai scritto queste canzoni dieci anni fa?” La risposta è semplice: perché dieci anni fa non avevo nessuna urgenza di raccontarmi e sarebbe stata una forzatura farlo. È stato fondamentale sviscerare e capire chi ero veramente prima di espormi e ci è voluto del tempo. Ognuno ha i suoi tempi di maturazione e credo che non si debbano saltate tappe solo per arrivare prima del dovuto.

Nel singolo “L’uomo di plastica” affronti una lotta contro gli stereotipi alla ricerca dell’autenticità, come percepisci lo scorrere del tempo?

Il tempo è un tema a me molto caro, che affronto spesso anche nelle mie canzoni. Mi rende completamente impotente di fronte alla vita: tira fuori le mie paure più grandi. La paura di invecchiare, di morire, il cambiamento delle situazioni della vita. Dall’altro lato mi fa riflettere sul senso dell’esistenza, su come usiamo il tempo che abbiamo a disposizione. In che modo questo tempo possa dare frutto, costruire qualcosa di vero e di buono per noi e per gli altri. E anche, come dicevo prima, il tempo educa alla pazienza, il valore dell’attesa, a costruire giorno dopo giorno un piccolo mattone di una grande casa. Non si può costruire una casa stabile e solida in un giorno.

Quanto è stata determinante la tua collaborazione con Andrea Spilinga per il tuo percorso artistico?

Andrea è stata la persona più importante all’interno di questo progetto. Se non avesse creduto in queste canzoni fin dall’inizio, penso che avrei mollato il colpo alla prima fatica. Mi ha aiutata a comporre, mettendoci del suo, ma sempre rispettando quello che volevo comunicare. La maggior parte dei brani che ho scritto sono frutto di un duro e lungo lavoro fatto insieme.

Quali generi musicali hanno instaurato un ascendente maggiore sulla tua personale identità musicale?

Non c’è un genere in particolare a cui mi ispiro, mi piace molto sperimentare e farmi guidare dalla canzone. Sicuramente i cantautori italiani negli ultimi anni mi hanno influenzata. Anche la musica elettronica, alla quale mi sono avvicinata recentemente, mi ha aperto un mondo di suoni che non pensavo potessero incontrarsi col mio stile.

“Blalalala”, intenso e ironico, è un EP estremamente particolare, esorta a scoprire il vero significato di tentennamenti e paure, quanto sono autobiografici i brani? Qual è la tua chiave segreta per affrontare le titubanze?

I brani contenuti in questo EP sono autobiografici al cento per cento! Le paure che ho tirato fuori, grazie a queste canzoni, mi hanno aiutata a prendere consapevolezza della realtà. È come se avessero suscitato delle domande e mi hanno stimolata a mettermi alla ricerca delle risposte. Le risposte non ci sono ancora perché non le ho ancora trovate. Spero magari fra qualche anno di poter scrivere un altro disco di risposta a queste domande.

Leonardo Falasco ha prodotto il tuo EP “Blalalala”, com’è stato lavorare al suo fianco?

Leonardo non è solo un produttore di alto livello, è anche e soprattutto una persona meravigliosa. Ha saputo ascoltare, comprendere e valorizzare quello che volevo esprimere attraverso queste canzoni. Ha messo tanto del suo mondo in questo disco, lasciandosi coinvolgere e mettendo sempre al centro il contenuto. Lavorare con lui è stato un bellissimo e profondo scambio artistico e umano.

Qual è il principale filo conduttore che lega le tracce del tuo nuovo EP “Blalalala”?

Non c’è un vero e proprio filo conduttore che lega le canzoni. Ho scelto questi cinque brani da inserire nell’EP perché ognuno di essi rappresenta una tappa della mia esperienza in questi ultimi anni. Con tematiche diverse, sono come cinque pilastri che hanno segnato per me un punto di svolta stimolando quelle famose domande (di cui parlavamo sopra). Sono state come una sorta di autoanalisi del mio vissuto, delle consapevolezze che ho maturato e hanno fatto emergere dubbi e tasselli che devo ancora esplorare.

Qual è il messaggio principale che vuoi comunicare attraverso la tua musica?

Di essere sempre sinceri, innanzitutto con se stessi e di conseguenza con gli altri. Anche se non siamo soddisfatti di quello che siamo (o non lo siamo ancora), anche se non abbiamo cose belle da dire, anche se siamo imperfetti, sbagliati e fragili. Non fingere mai. Credo sia la cosa più difficile perché la tendenza che abbiamo è quella di farci vedere perfetti soprattutto quando ci si espone davanti agli altri. La mania di perfezione è una tentazione costante per me e ci lotto continuamente.

Amici di Maria De Filippi, XFactor, o Tú Sí que vales? A quale talent show sceglieresti di partecipare?

A dire il vero nessuno! Credo che i talent siano un ottimo trampolino di lancio, forse l’unico al momento, che ti permette di arrivare al grande pubblico. Ci sono artisti usciti dai talent che hanno fatto un bellissimo percorso artistico proprio grazie alla visibilità avuta durante i talent. Credo però che non sia una modalità che faccia per me. Ho bisogno di vivere la musica nella mia vita reale, nell’esperienza quotidiana. Non credo che riuscirei ad alienarmi dalla realtà per qualche settimana o mese e rimanere coerente e sincera. Tenderei a farmi vedere brava, bella e perfetta come NON sono. Sarei tentata a scendere a compromessi ed è proprio ciò che non voglio.

Come vivi il legame con il pubblico?

Inizialmente, qualche anno fa, non avevo nessuna intenzione di condividere le mie canzoni. Scrivevo per me, perché ne avevo bisogno e basta. Col tempo ho maturato il desiderio di condividere con gli altri. È stato un processo di consapevolezza il volermi raccontare e dialogare con gli altri. E devo dire che ora, a distanza di anni, non posso farne a meno.

Qual è il motto che sposi più assiduamente?

Ce ne sono tanti. In questo momento in particolare, sento molto vicino alla mia esperienza un brano di Niccolò Fabi: “Vince chi molla”. Credo che questo titolo, che esprime pienamente il contenuto del brano, possa essere il mio motto.

Quanto credi che la pandemia abbia influenzato il panorama musicale?

Purtroppo la pandemia ha messo a dura prova anche il mondo musicale. Oltre alla grave situazione economica che ha coinvolto milioni di persone lasciandole senza lavoro, c’è stata una mancanza, per più di due anni, della musica live. Per chi fa questo mestiere o vive questa passione, sa quanto sia fondamentale vivere la musica come un’esperienza viva, dal vivo. Tutto si è spostato sul digitale che ha comunque permesso di ascoltare e fare musica grazie a tutte le nuove tecnologie. Se vogliamo trovare un aspetto positivo, per alcuni artisti questi due anni sono stati motivo di riflessione e creazione. Doversi fermare (per forza) ha permesso di studiare, approfondire e lavorare su nuovi progetti. Per me è stato un periodo super produttivo, ho praticamente realizzato il disco durante la pandemia.

Quali sono attualmente i tuoi prossimi progetti?

Suonare, suonare e suonare! Vorrei portare alle persone il mio progetto cantando dal vivo. Mi auguro che questa primavera/estate si possa davvero ripartire!

Elisabetta Perversi su Instagram

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