Darman, intervista: “Faccio del mettermi a nudo e dell’introspezione i capisaldi della mia musica”

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Darman, intervista: “Faccio del mettermi a nudo e dell’introspezione i capisaldi della mia musica”

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Darman, il suo vero nome all’anagrafe è Dario Mangiacasale, è un cantautore intelligente, poetico, lucido, davvero sensazionale ed originale, la sua anima parla attraverso la sua musica.

All’interno dei suoi brani con la sua voce strepitosa e i suoi testi funzionali alla scoperta di nuove prospettive, racconta le sue passioni con sonorità e storytell dense di emozioni. È proprio così che Darman riesce a raccontare il nostro tempo e non solo, esprime l’arte in maniera schietta e volitiva, consente di vivere diverse epoche riscattando costantemente la valenza preponderante dell’autenticità e della sua perspicace personalità.

Dario Mangiacasale, Darman, ha viaggiato in giro per il mondo con i suoi concerti, da Cogito Ergot Sum European Tour fino a tutte le altre tournée.

A partire dai suoi esordi, Darman, si è distinto per il suo grande talento, ha iniziato la sua carriera in una band, Acid Noise, attualmente ha intrapreso un percorso artistico da solista, ha all’attivo ben 3 album straordinari e il quarto album ci attende nel 2022. Abbiamo intervistato Darman e ci ha regalato tante curiosità, aneddoti e riflessioni, facendoci sognare tra arte, poesia e musica.

Darman, il tuo nome è immensamente evocativo, tanto rilevante e significativo, rievoca la potenza della Legge cosmica, come una religione. Come hai scelto il tuo nome d’arte?

Ciao. Innanzitutto grazie per essere giunti a me. Hai colto bene, il riferimento al Dharma è calzante. La base di partenza è stata la semplice unione delle prime tre lettere del mio nome e del mio cognome: Dario Mangiacasale. Il merito di questa intuizione va a mio padre.

Quando hai iniziato a perseguire la tua passione per la musica?

Non c’è stato un momento esatto, sono nato con la musica addosso. Aver vissuto in una famiglia dove la musica è sempre stata importante, ha contribuito al processo di attecchimento. Ho incominciato a suonare l’armonica a bocca da piccolissimo, con mio nonno. Poi i miei genitori hanno investito tantissimo su questa mia attitudine, facendomi studiare sia la chitarra che il pianoforte che il canto. Se sono qui, devo tutto a loro.


Sei un cantautore formidabile, notevolmente introspettivo, quanto ti metti a nudo nelle tue canzoni? Quanto le tue canzoni rispecchiano le tue emozioni?

Grazie per questo attestato di stima, che mi lusinga molto. Faccio del mettermi a nudo e dell’introspezione i capisaldi della mia musica. E’ essenzialmente la missione per cui mi esprimo con le note e con le parole.

Come nascono i tuoi brani? Arriva prima un concetto astratto, o senti la musica risuonare dentro te?

Non c’è una ricetta unica. Può arrivare prima il testo e poi la musica, oppure viceversa. Ci sono anche delle volte in cui le due componenti si materializzano quasi simultaneamente. L’unico comune denominatore è la composizione ispirazionale: ciascun brano che compongo, lo faccio venire alla luce solo se dettato da un momento di puro stato emotivo ed evocativo.


Quali sono i personaggi artistici che hanno influenzato particolarmente il tuo background musicale?

Tantissimi, e mi fa piacere tu abbia parlato di “personaggi artistici” e non di musicisti, perché, amando tutte le forme d’arte, mi lascio influenzare da artisti che si esprimono con qualsiasi forma, non solo musicale. Posso citare, in flusso di coscienza, quelli che mi vengono in mente or ora: Battiato, Neil Young, Syd Barrett, Kandinskji, Picasso, De Chirico, Rodin, Canova, Monet, Caravaggio, Mattia Preti, Manuel Agnelli, Henri Cartier-Bresson. Meglio che mi fermi, continuerei all’infinito.

Con quale artista vorresti collaborare prossimamente?

Carmen Consoli.

Hai iniziato la tua carriera in una band, Acid Noise, attualmente hai intrapreso la carriera da una prerogativa nuova: percepisci diversamente il rapporto con il tuo percorso musicale da solista?

Assolutamente si. Inizialmente, la carriera solista è nata per necessità quando mi sono trasferito al Nord dopo aver terminato i miei studi in farmacia a Catanzaro. Col passare del tempo, devo dire che questa è la mia veste perfetta: ho libertà decisionale e programmativa, nonché artistica. Ovviamente, non sono certo da solo. Ho i miei meravigliosi musicisti che danno un grandissimo aiuto e sono sempre pronti a buttarsi nei miei nuovi progetti. Ho anche meravigliosi collaboratori, che mi supportano nei processi di produzione in studio di registrazione: in primis Christian Lisi (onnipresente nei miei dischi), Dirk Feistel, Kai Blankenberg e, new entry, Nick Petersen.

Hai viaggiato in giro per il mondo con i tuoi concerti, da Cogito Ergot Sum European Tour fino a tutte le altre tournée che hai regalato al tuo pubblico. Qual è il posto più bello in cui hai cantato?

Sicuramente e senza ombra di dubbio l’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, a Carlopoli (CZ), gemma di inestimabile valore e dall’atmosfera incommensurabilmente eterea e onirica.

Nell’estate 2021 sei stato vicinissimo ai tuoi estimatori, anche ai tempi del covid, con il tour “Cerchi nel blu”, come hai vissuto la tournée?

E’ stata una tournée molto bella, molto intima. Ho scelto con cura certosina i luoghi dove esibirmi. E’ nata una serie di concerti dove l’incontro col pubblico ha avuto una componente di magia e di intimismo davvero unici e impagabili. Era tanta la voglia di tornare a suonare per me e di venirmi ad ascoltare del pubblico, dopo che ho dovuto annullare il tour italiano ed europeo del 2020, che avrebbe accompagnato l’uscita del mio terzo album “Necessità Interiore”.

Hai affermato che una delle cose più emozionanti della vita è il senso di attrazione per un mistero semi – celato, quanto credi che il mistero dell’universo possa essere tangibile nella musica?

L’Universo si muove, pulsa e risuona per merito di leggi armoniose e perfettamente regolate da meccanismi in parte conosciuti e in parte misconosciuti o ancora ignoti. La musica è la massima rappresentazione di quelle risonanze, di quelle pulsazioni e di quei movimenti, che con le loro magiche regole riescono a regalare la bellezza più tangibile e manifesta.

Nei versi di “Strana Creatura” attingi alla relatività del tempo, “Ma surreale è lo scandire sciolto del tempo che penzola su quel ramo che si fa spazio dentro di me come un abbraccio”. In un ipotetico viaggio nel tempo: sceglieresti come destinazione il passato o il futuro?

Che bella domanda. Credo che farei salire sulla navicella tutti coloro che mi amano e che sono qui con me, poi inizierei il viaggio a ritroso per recuperare tutte le persone che vorrei accanto a me e che non sono più tangibilmente presenti nel mio quotidiano e, solo in quel momento, partiremmo tutti insieme a razzo verso un futuro ignoto ma radioso e gioioso.

Il tuo singolo “Chioma di Berenice” si è guadagnato la nomination a due festival internazionali di cinema Near Nazareth Festival 2017, Sarajevo Fashion Film Festival 2017 e al Cefalù Film Festival 2018. Riscontrando anche un grande successo sulle piattaforme on-line, Chioma di Berenice ha immediatamente oltrepassato le 130.000 visualizzazioni. Com’è nata la canzone?

Hai scelto di parlare di uno dei brani più importanti, per il sottoscritto. “Chioma di Berenice” l’ho scritta dopo aver perso mia zia Berenice. Un giorno scoprii che la costellazione della “Chioma di Berenice” si trova tra quella della Vergine e quella del Leone. Essendo nato proprio a cavallo tra quei due segni, l’ispirazione mi ha suggerito di regalare una dedica a mia zia, giocando con la storia e i miti legati alla costellazione della Chioma di Berenice.

Sei stato protagonista indiscusso sui palchi più famosi, hai anche partecipato al concerto del Primo Maggio: cosa ricordi dell’esperienza?

E’ stata un’esperienza molto bella, che mi ha formato parecchio, anche in virtù del fatto che suonai per primo. Era appena incominciata la mia carriera solista. Ricordo perfettamente di aver iniziato il concerto con Biasimo, che poi avrei lanciato ufficialmente nel mio primo album “Four-Leaved Shamrock”. Le emozioni di quella giornata rimangono indelebili.

Il brano “Dora e Picasso”, è uno splendido elogio al Pittore e alla sua musa. Come ha preso forma la canzone?

Molto spesso, si tende a descrivere lo stato d’animo o, comunque, le gesta dei cosiddetti “protagonisti” di una storia. In realtà, nella realizzazione di un’opera, ci sono tanti attori che giocano ruoli essenziali nel risultato finale. In “Dora e Picasso”, ho cercato di descrivere sia lo stato d’animo del pittore che di colei che veniva dipinta. Ho voluto mettere in risalto il fatto di come questo gioco traversale influenzasse sia le pennellate del pittore e sia, di riflesso, i sentimenti e le sensazioni della donna in posa.

“Idoli falsi che rivedi in giro affissi ai muri con lo sguardo da cretino ti vuoi così o vuoi reagire”,  inizia così il tuo brano “Pubblicità Riflesso”, quanto il mondo dei social network ti ha ispirato per la stesura del testo? Come vivi il tuo rapporto con i social?

La miccia ispirazionale di “Pubblicità Riflesso” è stata una gigantografia pubblicitaria affissa nel centro di Torino. Da lì, poi, ho giocato anche col tema dei social network e dell’allontanamento dalla vita extra-schermo. Cerco di vivere il mio rapporto coi social in maniera equilibrata, scindendo tra vita professionale e vita privata nei contenuti che regalo alle persone che sono interessate alla mia arte.

Il tuo singolo “Spash” illustra l’amore in maniera impeccabile, le sue sonorità incalzanti consentono di lasciarsi rapire completamente dal brano. “Dipingi ciò che hai dentro, poeta col pennello. Parole in quei colori “splashate” contro al muro, che crolla senza il peso di sinestesia sporca”, in quali colori identifichi la tua musica?

Viola, arancione, rosso e verde su tutti.

Qual è il tuo parere riguardo il mondo dei talent show? Parteciperesti a X Factor, Tú sí Que Vales, o Amici di Maria De Filippi?

No, non parteciperei. Il mio parere è che le carriere nate e vissute sul “campo” siano centinaia di volte migliori di quelle nate in un talent show. Lo definisco percorso dal basso, diametralmente opposto rispetto a quello offerto da queste trasmissioni di spettacolo. Si sta perdendo di vista la differenza tra l’essere bravi interpreti ed essere degli artisti che hanno qualcosa da dire, a modo loro. Nell’arte conta moltissimo il contenuto, conta la maniera peculiare con cui ci si esprime. Tutto questo, in quei contesti, viene messo drammaticamente da parte, mettendo in risalto la performance vocale e scenica, aspetti sicuramente importanti, ma non di certo gli unici.

Il tuo terzo album, “Necessità interiore”, è un album magnetico ed estremamente raffinato. La necessità costituisce un’amara virtù o una risorsa nascosta?

Decisamente una risorsa.

Nel tuo ultimo singolo “Viaggio Miraggio”, i sentimenti regnano in maniera assoluta. Quanto credi che l’amore sia il motore del mondo oggigiorno?

Mai più che adesso abbiamo bisogno di veridicità, di punti di riferimento positivi e reali, di amore incondizionato e puro. Per fortuna siamo ancora esseri umani, non dimentichiamocelo mai.

Quali sono i tuoi prossimi progetti per il futuro?

Sono a lavoro sul quarto disco, che uscirà nel 2022. Sarà un disco completamente acustico, sull’onda di questi ultimi due anni che mi hanno visto riscoprire la mia parte più cantautorale. Vi do un’anticipazione: oltre che con Christian Lisi in veste di ingegnere per le registrazioni, per l’editing e per il mixing, sto collaborando con Nick Petersen per il mastering del disco, che ha masterizzato, tra i tanti, “For Emma Forever Ago” dei Bon Iver, uno degli album acustici meglio riusciti degli ultimi anni. Non vedo l’ora di potervelo fare ascoltare.

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