Danilo Arena, intervista, da “Che Dio Ci Aiuti” a “Il Cacciatore”: ‘Quello di cui ho davvero bisogno è sempre un altro personaggio da portare in scena’
Danilo Arena, è nato a Catania, attualmente vive a Roma, ma proprio in questi giorni è tornato nella sua Catania in occasione di una celebre premiazione Europea.
Emozionante, vero e sorprendente, possiede un’attitudine innata per la recitazione, un grande talento davvero sconfinato, Danilo Arena, con estrema naturalezza travolge con la sua vocazione eccezionale facendo riaffiorare istantaneamente il reale.
Il suo debutto è avvenuto in Rai con una delle fiction più amate della storia della televisione “Che Dio ci aiuti 4”, in onda su Rai Uno, in seguito ha partecipato al videoclip “I tuoi particolari” del cantautore Ultimo, ha preso parte alla serie televisiva “Romulus”, firmata Sky, ed ha recitato nella terza stagione della serie tv che ha catalizzato ed emozionato il pubblico di Rai Due, “Il Cacciatore 3”, inoltre tra i suoi film per il cinema è impossibile non ricordare la splendide commedie “Cambio tutto!” e “Prima che la Notte”. È un attore che riesce a dare grandezza ai suoi personaggi, si misura in maniera impeccabile con i ruoli raggiungendo un’autenticità straordinaria e una profondità che riesce a manifestare nitidamente le idee dei registi, Danilo Arena, rivela concretamente la vera identità di ogni personaggio.
L’attore, Danilo Arena, è un artista intenso e profondo che padroneggia il suo talento, attraverso la recitazione esprime la sua essenza, interpretando magistralmente i diversi ruoli rende visibile la sua meravigliosa anima, che cambia drasticamente forma, da una storia all’altra, diventa tangibilmente l’anima dei suoi personaggi.
Tra i tanti premi che ha ricevuto, la premiazione a Catania è uno tra i premi più importanti, è stato premiato dalla città che rappresenta il legame indissolubile con le radici dei suoi sogni e del suo temperamento. Danilo Arena, ha ricevuto un importantissimo riconoscimento, è stato premiato come miglior attore, gli è stato conferito il premio “Catania Film Festival“.
È un attore che si proietta con il pensiero e con il cuore nelle vite dei suoi ruoli, è portentoso, Danilo Arena riesce a emozionare profondamente con la sua recitazione. Crea un collegamento mistico, entra nel personaggio e la sua anima vola, Danilo Arena diventa un tutt’uno con ogni suo personaggio, riesce con la sua immensa tempra emotiva a rendere concreti tutti i suoi ruoli.
Danilo Arena, coraggioso e intraprendente, si cimenta continuamente in nuove sfide, riesce a dare il massimo in ogni ruolo che interpreta coinvolgendo ed incantando gli spettatori, è uno dei maggiori esponenti tra gli attori attualmente presenti nel panorama cinematografico internazionale, il suo percorso artistico è un’autentica risorsa per la cultura della settima arte e prestissimo lo vedremo in tante nuovi capolavori.
Abbiamo raggiunto Danilo Arena e nel corso dell’intervista, ha parlato con Laura, si è raccontato tra aneddoti, segreti e programmi futuri.
Il tuo talento è qualcosa di travolgente ed estremamente eccezionale, riesci a emozionare profondamente e a diventare un tutt’uno con i personaggi che interpreti. Quando hai scoperto il tuo amore per la recitazione?
Ti ringrazio di cuore per l’ospitalità e per le belle parole che mi hai detto. Per essere me stesso ho bisogno di essere qualcun’altro, quindi questo è il motivo per cui quello che faccio mi riesce bene. È questo quello che ho scoperto, per essere me stesso ho bisogno di essere qualcun’altro, questo è l’amore che provo e che ho bisogno di provare in quello che faccio.
La tua carriera è costellata di successi. C’è un attore in particolare che ha ispirato il tuo background artistico?
Diversi attori, diversissimi attori. Al Pacino di sicuro, Elio Germano, e poi anche un attorato che in Italia forse ancora non è uscito del tutto ed è un po’ la mia proposta. Forse questo attore che è terra toccabile quasi con mano, l’attore quasi che non recita. È questo l’attore che io voglio essere, voglio vivere i personaggi, voglio essere i personaggi che mi fanno interpretare. Questo è l’attorato a cui mi ispiro e quelli sono gli attori a cui punto per raggiungere il loro livello.
Sei giovanissimo, ma sei già amatissimo e hai dimostrato ampiamente le tue straordinarie capacità artistiche. Quando reciti possiedi una naturalezza disarmante, osservare le tue scene è ammaliante, riesci a incantare con il tuo carisma magnetico. Come convivi con i ruoli che hai interpretato? Restano con te nella quotidianità?
Non lo so, forse i ruoli che interpreto non li interpreto, ma li vivo. Questo mi porta a fare qualcosa di diverso, a vivere qualcosa di diverso, li vivo dentro di me, in me, durante la preparazione, durante il set, e poi quando finiscono ognuno di loro mi lascia improvvisamente solo. Vanno via, lasciano spazio ad ulteriori personalità che devono entrare dentro al mio essere.
La tua recitazione consente agli spettatori di lasciarsi assorbire completamente da scenari nuovi che portano lontano, riesci a fermare il tempo catalizzando l’attenzione sul tuo personaggio. Qual è l’emozione in cui ti rispecchi più frequentemente quando sei sul set?
Io lascio entrare dentro di me l’energia del personaggio, i pensieri. Impongo al mio cervello i pensieri del personaggio, successivamente sul set non ho pensieri oltre a quelli del personaggio. Le emozioni che provo sul set sono le emozioni della vita del personaggio che sono, solo così riesco a non interpretare, a non recitare, ma a vivere e riesco a farmi seguire poi successivamente dallo spettatore. Tenendo conto di tutto, di cos’è successo prima al mio personaggio, perché è successo, perché vado lì, cosa mi è successo prima, se ho caldo, se ho freddo, se ho fatto una doccia, quanti soldi ho in tasca, qual è il mio obiettivo? Tutta una serie di domande per riprodurre un fatto realmente esistito, o inventato dall’autore. Sul set, io sono il personaggio che devo interpretare.
In ogni tuo ruolo è possibile vederti vivere nuove vite da prospettive inedite, riesci ad apparire costantemente nuovo. Cosa ricordi del tuo primo provino?
Diciamo che è il gioco che tendo a portare in scena, la non ripetizione. Per me, ogni personaggio da interpretare è una trasformazione da fare, questo mi permette di raggiungere prospettive inedite e di apparire logicamente nuovo, personaggio dopo personaggio. Il mio primo provino ufficiale fu un self tape per la fiction “Che Dio Ci Aiuti 4” che girai e dopo qualche giorno mi dissero che ero io il ragazzo che avrebbe interpretato Tommaso. Fu bello, in generale non avevo ancora del tutto la consapevolezza, avevo finito il primo anno dell’accademia. Quindi ancora ero di sicuro molto acerbo, però fu bello, girare questo video provino. Fu bella più la speranza, fu bella più l’attesa della risposta che sembrava non arrivasse mai, ma alla fine è arrivata e fu positiva.
Hai partecipato a una delle fiction più amate, ti sei distinto su Rai Uno, qual è l’anedotto che ricordi con più affetto dei giorni trascorsi in compagnia del cast della fiction “Che Dio Ci Aiuti”?
Ricordo con più affetto la bugia che dissi alla produzione, dicendo di avere appoggio a Roma, ma non era vero. Ricordo che per amore di andare a fare quella scena, erano 3 scene ma due furono tagliate, mi feci il biglietto aereo e pagai di mia tasca il b&b per andare a fare quella scena, perché per me era importantissimo, era il primo traguardo raggiunto. Ci fu una bella aria sul set, lì ci fu Lino Guanciale, quando finimmo di girare, scese giù e mi disse “Mi raccomando, continua, continua a studiare, perché sarebbe un peccato”. Lo salutai, promettendomi nella mia testa che lo avrei fatto, e poi ritornai a Catania.
Nella terza stagione della serie “Il Cacciatore” hai interpretato un personaggio con una storia complessa, hai commosso e hai toccato le corde più profonde dell’anima rendendo tangibili le sensazioni che ha vissuto il tuo personaggio. La sensibilità del tuo personaggio, Davide, ha commosso lasciando un segno indelebile ed inoltre la sua tenacia nel perseguire i sogni ha lanciato un grande messaggio. Com’è stato per te recitare in una serie che aveva già un grandissimo seguito? Quanto hai avvertito la responsabilità del messaggio che trasmette la storia di Davide?
Sì, quello fu il personaggio, quello fu proprio il personaggio come l’hai descritto tu in questa domanda. Io sono onorato di essere riuscito a commuovere, di essere riuscito. Sono onorato che la gente mi abbia creduto in questo percorso ed abbia creduto al percorso di questo personaggio. Recitare in questa serie è stato bellissimo, io come dico sempre l’ho canalizzata energeticamente, perché ho vissuto le prime due stagioni da fan. Mi dicevo e ridicevo che volevo con tutto me stesso prendere parte a questa serie. La responsabilità al 100% l’ho avvertita esattamente un’ora prima di girare la mia prima posa di set. Ero in albergo, aspettavo il runner che mi portasse sul set, scoppiai a piangere. Ho sentito addosso tutta la responsabilità della grandezza del personaggio e ho sentito addosso l’opportunità che invece Danilo aveva di fronte a sé. Sono felice di aver scaricato con quel pianto prima, da lì iniziò un percorso meraviglioso che mi portò a un’esperienza, a un bagaglio, a un’avventura di cui tuttora ho i ricordi annebbiati, perché il set lo affronto diversamente, lo vivo da personaggio, non da Danilo. Qualcosa che credo e spero fortemente mi rimarrà per sempre. La responsabilità della storia per l’appunto di Davide era importante e ci ho creduto da Davide e anche da Danilo, prima nel prepararlo, mi ha affascinato moltissimo il suo lato umano, il suo non c’entrare nulla con tutto quel mondo. L’opportunità di avere un personaggio che mandi un messaggio, che faccia antimafia, è ad oggi l’opportunità più grande che mi sia capitata.
Incanti per il tuo immenso talento e per la tua bellezza stravolgente. Il tuo viso è talmente espressivo, egemonizza lo schermo, riesce a comunicare mille stati d’animo diversi. Quali nuovi ruoli vorresti recitare in futuro?
Le emozioni che comunico sullo schermo le comunico perché penso, penso davvero, perché credo e credo davvero a quello che sto facendo, ci credo forte, forte, davvero. I ruoli che vorrei interpretare sono quei ruoli che necessitano di una vera e propria prestazione attoriale da fare. Quindi, tutti. Mi farebbe piacere avere una prestazione attoriale vera, una fatica da affrontare, un qualcosa che tu fai affronti, ti toglie magari 5 anni di vita, ma poi rimane per sempre. Come Cacciatore che rimarrà per sempre ed altri progetti che rimarranno per sempre. È questa la bellezza del cinema e della televisione, o dell’audiovisivo in generale, rimangono per sempre. Quelli sono i ruoli che vorrei interpretare in futuro, un ruolo, dei ruoli che abbiano una vera fatica da affrontare.
Al Pacino ha dichiarato che “Come attore devi pagare un certo prezzo per tornare al mondo reale, tanto che diventa quasi più facile rimanere nella parte per tutto il tempo”. Ritieni anche tu che la recitazione sia il motore del mondo?
Diciamo che c’è una fatica da fare per attaccare la spina ed essere il personaggio, e staccare la spina, e far sì che il personaggio vada via da te. Sicuramente nel periodo di set essere il personaggio è la cosa che porto avanti, è l’ideale che porto avanti. Forse, Al Pacino, era questo di cui parlava, era questo quando parlava di un prezzo da pagare, perché in generale dalla gente potresti essere frainteso, oppure essere preso per la persona che magari non sei. È un po’ come entrare dentro a un provino, io molto spesso dentro a un provino non entro come Danilo, entro da personaggio, per dare direttamente una visione chiara ai registi. Poi è logico che conoscendosi e conoscendo, le persone capiscono, scoprono le tue sfaccettature, le tue tante personalità, conoscono magari il tuo modo di lavorare. La recitazione è il motore umano, noi viviamo avvenimenti che realmente esistono, quando andiamo a recitare sostanzialmente in parte “re- citiamo”, quindi ripetiamo degli avvenimenti di vita realmente esistiti, o inventati dall’autore. Recitarli nel senso di ripeterli, di riviverli, non solo nel senso di recitarli come recitazione e basta. Io la chiamerei anche rivita, oppure vita.
Hai recentemente pubblicato dei brani, da Cruciverba e Caffè a Pomeriggio Strano, la tua splendida voce arriva dritta al cuore. Cosa rappresenta per te la musica? Come prendono vita i tuoi brani?
La musica mi è stata da sempre impartita da mio padre. Sono cresciuto a pane e Battisti, pane e Cocciante, pane e Renato Zero. La musica è quella cosa che mi fa essere me stesso, soprattutto per quello che dico, per quello che vado poi a scrivere, perché parlo della mia vita e di quello che provo. I miei brani prendono vita con i miei reali e personali pensieri che suonano, è questo per me la musica, uno sfogo, una maniera di dire sono come sono, ho bisogno di essere qualcun’altro per essere me stesso, ma ci sono. Posso avere anche una parte mia vera, una parte di Danilo, ma poi invece la lascio e continuo per la mia vita, perché quello di cui ho davvero bisogno è sempre un altro personaggio da portare in scena.
Sei Siciliano e hai viaggiato moltissimo per il tuo lavoro. Qual è il posto del mondo che porti nel cuore? C’è una città in particolare in cui vorresti recitare in futuro?
Nasco e cresco a Catania, adesso vivo a Roma e Roma la amo un sacco, la amo tantissimo, Roma mi ha dato tante opportunità che sono riuscito a prendermi e voglio tanto bene a Roma. Ad oggi non so se riuscirei a non vivere più a Roma. Però se ti dovessi dire dov’è la città in cui vorrei recitare è: Catania, la mia città natale, in cui qualche giorno fa sono stato premiato come miglior attore protagonista, del cortometraggio “L’oro di famiglia” e ho detto che il premio ricevuto a Catania è stato uno dei premi più belli che io abbia mai ricevuto. Mi ha fatto capire che io e questa città ancora ci vogliamo bene, vorrei recitare in un film da protagonista nella mia città natale. È questo quello che vorrei fare per riprendermela del tutto dentro al cuore.
Hai già lavorato con nomi che hanno segnato la storia della cinematografia internazionale. Prossimamente con quali registi vorresti collaborare?
Il regista con cui voglio collaborare sarà sempre il regista che crede in me, che mi dà la fiducia di poter interpretare una vera e propria prestazione, una vera e propria fatica. Sarà sempre il regista che crede in me, nel mio trasformismo, lui, quel regista, o quella regista, io ho bisogno solo di fiducia, ho bisogno di essere creduto. Non ho mai deluso nessuna produzione, nessun regista, e non intendo farlo, perché non intendo deludere né me, né il pubblico a cui mi rivolgo, né il mio attorato, né la mia arte, né Dio. Ho solo bisogno di opportunità.
Quali sono i tuoi più grandi sogni nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è vincere il David Di Donatello, l’ho sempre detto e sempre lo dirò.
Quali sono attualmente i tuoi programmi per il futuro?
Vivere. Il mio programma per il futuro è vivere, altrimenti rischierei di portare una patetica ripetizione in scena.