BOB BALERA, il nuovo album “Pianeti”, intervista: “la presentazione dell’album, il 10 Dicembre al VINILE di Rosà, data che stiamo cercando di curare nel minimo dettaglio, con una band di spessore che ci accompagnerà sul palco; ci auguriamo poi di portare il più a lungo e il più distante possibile questo album suonando un po’ in tutta Italia”

BOB BALERA

Bob Balera, nato come progetto elettro-pop da un’idea del cantante Romeo Campagnolo e del polistrumentista Matteo Marenduzzo, vanta un’attività live intensa che porta la band ad esibirsi in varie zone d’Italia riscuotendo sempre un buon successo.

Nel 2017, entrano a far parte della scuderia Dischi Soviet Studio e sfornano il loro album d’esordio È difficile trovarsi. Successivamente, grazie all’incontro con il produttore Claudio Corradini, danno vita ad un progetto musicale pubblicando il singolo Non chiami mai per poi dedicarsi anima e corpo ad un lavoro discografico più lungo e complesso. Purtroppo, la tragica scomparsa del mentore Corradini, avvenuta nel 2021, rallenta l’evoluzione di questo percorso della band, ma il tutto trova riscontro in una nuova guida musicale grazie al produttore Sandro Franchin, che sposa un’immagine un po’ più rock della stessa mantenendo però inalterati i connotati originali. Abbiamo raggiunto i Bob Balera per un’esclusiva intervista, hanno risposto in ordine sparso ROMEO CAMPAGNOLO (Voce) e MATTEO MARENDUZZO (Basso, Chitarre).

Come ha preso forma il titolo del vostro nuovo album?

Il titolo ce l’avevamo in mente da diverso tempo. Ci piaceva l’idea di pensare a ogni canzone come a un mondo a sé.

Qual è il filo conduttore del disco “Pianeti”?

Dal punto di vista dei testi sicuramente il tema dell’amore, un argomento che ci è piuttosto caro. Per quel che riguarda la musica, sicuramente un sound più strutturato e marcatamente rock del primo disco. 

Quali sonorità ritroviamo maggiormente nell’album “Pianeti”?

“Pianeti” è un disco fondamentalmente pop rock, figlio della tradizione italiana, prendendo come riferimento le sonorità degli anni ’70 e ’80, riviste in chiave moderna. Le influenze sono quindi molteplici, ma la matrice è la medesima. Se parliamo di ispirazione, doveroso citare in prima istanza Lucio Battisti, di cui peraltro proponiamo una cover del pezzo “L’Aquila”, arrangiato cercando di fare una sorta di studio filologico della trasformazione del sound di Battisti: il brano fa parte dell’album “Il MIo Canto Libero”, datato 1972, in cui forte era ancora la connotazione cantautoriale classica della scrittura della coppia Lucio/Mogol, mentre la nostra versione è stata pensata come scritta nel 78, periodo “Una Donna Per Amico”, caratterizzato da un’anima decisamente più “funky”. Ma all’interno di “Pianeti” credo sia possibile trovare riferimenti sparsi di Enzo Carella (soprattutto), Gianna Nannini, Matia Bazar, Fred Bongusto, Donatella Rettore, Loredana Bertè, l’italo-disco, e chi più ne ha ne metta. Onestamente qualcosa di non più così battuto come territorio musicale, nonostante sia nel DNA di chi, come noi, comincia ad avere un po’ di esperienza sulle spalle. L’intervento di Sandro Franchin in fase di produzione, dopo la morte di Claudio Corradini (che ha curato tutte le pre-produzioni), ha dato poi maggior risalto alle chitarre, spostando il baricentro verso un sound più prettamente rock, sposando allo stesso tempo la nostra idea di creare un disco ambizioso, “ricco” di suono, con arrangiamenti stratificati, che in alcuni momenti sfociano quasi nel sinfonico/orchestrale.

Qual è il motto che sposate più assiduamente?

Lo custodiamo gelosamente, e, dato che siamo anche piuttosto scaramantici, non ve lo sveleremo nemmeno ora. Detto questo, non ci ha mai portato particolarmente fortuna, dovendo fare un bilancio. Bando all’umorismo di discutibile qualità, in realtà non abbiamo un nostro motto vero e proprio, ma, nonostante le avversità, teniamo duro e perseguiamo i nostri obiettivi, questa se non altro è una nostra caratteristica.

Con quali nomi vorreste collaborare prossimamente?

Sono molti gli artisti italiani che stimiamo. Dovendo fare dei nomi direi: Baustelle, Zen Circus, Iosonouncane e Brunori. Matteo, segretamente ma non troppo, direbbe Umberto Tozzi: la sua “Stella Stai”, in tenera età, lo ha avvicinato all’ascolto della musica pop rock italiana.

Progetti futuri?

Intanto la presentazione dell’album, il 10 Dicembre al VINILE di Rosà, data che stiamo cercando di curare nel minimo dettaglio, con una band di spessore che ci accompagnerà sul palco; ci auguriamo poi di portare il più a lungo e il più distante possibile questo album suonando un po’ in tutta Italia, siamo pronti a rispondere a tutte le chiamate. Possiamo anche anticipare che uscirà per Natale un ambizioso “Songbook”, curato dal nostro fotografo/grafico Antonio Campanella, di cui però avremo modo di parlarvi più dettagliatamente nel prossimo futuro, e siamo al lavoro per i prossimi videoclip con Michele Piazza. Nel mentre, stiamo cominciando a produrre qualche pezzo che andrà forse a comporre il nostro terzo album, ma questa è un’altra storia.