Benna MC, il nuovo singolo “Nato Pirla” feat Nicholas Manfredini, Mirino, intervista: ‘sento la necessità di cambiare, di studiare cose nuove e raccontare cose diverse’

Benna MC

Benna MC, il suo vero nome è Marco Benati, artista profondo e rivoluzionario, è un cantautore capace di reinventarsi restando fedele a se stesso.

La musica di Benna MC nasce da un costante lavoro denso di dedizione, amore e ricerca. Non si prefissa lo scopo di seguire le mode del momento, ma insegue i suoi sogni, abolendo i muri e infondendo una luce di speranza nel panorama musicale, con genuinità e libertà arriva dritta al cuore.

Il magazine Emozionienozioni ha avuto il privilegio di chiacchierare con Benna MC, nel corso dell’intervista il cantautore, Marco Benati, ha parlato del suo percorso artistico e del suo nuovo singolo “Nato Pirla” feat Nicholas Manfredini, Mirino.

“Nato Pirla” è un brano introspettivo, evocativo ed immensamente travolgente, qual è la sua genesi?

Intanto un grande saluto a voi e a chiunque stia leggendo! Ora partiamo: “Nato Pirla” nasce dall’amore per una canzone di Guccini che mi fece conoscere mio padre, ovvero “L’avvelenata”. Ho sempre avuto voglia di rifarla, di metterci le mani, perché è una canzone che mi accompagna da sempre e nella quale mi rivedo moltissimo. Finalmente sono riuscito a trovare la chiave per farla un po’ anche mia. E poi alla fine ho chiesto a Nicholas Manfredini di scrivere ed interpretare il ritornello, perché avevo bisogno della sua penna e della sua vocalità. Il rischio è stato mettere il tutto su una strumentale vagamente reggaetton, anche se poi è comunque una base lenta che accompagna bene il testo. La cosa buffa è che Guccini ha più volte detto di non amare particolarmente la sua canzone, mentre per me rientra tra le “canzoni della vita”

Sei un artista speciale, hai un animo entusiasta, giovane anagraficamente, ma artisticamente sei fortemente maturo e rivoluzionario. Quali personaggi hanno influenzato il tuo background musicale?

Non sono sicurissimo di essere anagraficamente così giovane, ma sono sempre stato affascinato dalle canzoni che portassero con loro dei messaggi, delle basi che mi permettessero di sviluppare un pensiero critico verso qualcosa. Così è quando scrivo, nel senso che se sento di non aver nulla da dire, allora non scrivo. Ho sempre ascoltato i cantautori ed ho sempre cercato di comprenderne a pieno le parole ed è loro che mi ispiro quando faccio la mia musica. “Nato Pirla” ne è una prova lampante, non solo per il brano a cui si rifà, ma perché dentro, sparsi nei versi, ci sono anche De Gregori, Battiato, i Modena City Ramblers… Non è un rap che faccio in controtendenza con i brani che si sento oggi, per me è proprio naturale. Sono prima uno scrittore che un cantante e l’importanza della scrittura e di quello che voglio esprimere è già più del 50% della canzone che poi ne nasce.


Con quali artisti vorresti collaborare in futuro?

Ce ne sono tantissimi, in effetti, ma sono tutti più “grossi” di me quindi mi rendo conto sia difficile che si avverino questi desideri. Mi piacerebbe molto riuscire a collaborare con Dutch Nazari, una penna finissima con la quale vorrei confrontarmi, poi Willy Peyote, Dargen D’Amico (giuro, lo seguo da prima di Sanremo), Mannarino. Potrei andare avanti ancora, ma intanto mi fermo a questi, che sono tutti artisti che influenzano anche il mio modo di scrivere.

Benna MC

Sonorità innovative e un approccio accurato contraddistinguono il tuo nuovo singolo “Nato Pirla”, un brano riflessivo e diretto che tocca con spensieratezza argomenti difficili. Quanto sono autobiografici i versi di “Nato Pirla”?

“Nato Pirla” fa parte di un album molto intimo e quindi molto autobiografico, per cui lo sono tanto. Come ho detto mi rivedo tanto nel brano di Guccini e di conseguenza non posso che rivedermi in quello che ho scritto. In generale credo comunque che le mie canzoni siano sempre autobiografiche almeno nel concetto, perché anche quando faccio storytelling parto da una base di qualcosa che conosco, ovvero io e quello che ho intorno, poi magari da quello allargo attraverso le immagini e le metafore, il racconto. In questo caso credo che si possa ricondurre all’esperienza di tanti “signori nessuno” come me, persone che tante volte si chiedono se sia davvero giusto continuare a fare musica, ma che alla fine vanno avanti perché sanno che c’è un motivo. “Il motivo è un motivo” dice Nicholas, è proprio così.

Il tuo nuovo singolo è estremamente peculiare ed emblematico. Quale emoticon sceglieresti per identificare “Nato Pirla”?

Vediamo.. diciamo che potrei usare la faccia del pagliaccio e il boccale di birra. La prima perché i cantanti, in un certo senso, sono come i giullari di corte, magari passano notti a scrivere una canzone di tre minuti che poi viene giudicata soltanto per quello che l’orecchio dell’ascoltatore riesce a percepire. Ma lo sappiamo, lo amiamo. È come diceva De André: “e poi se la gente sa e la gente lo sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare”. Poi ci mettiamo il boccale di birra, perché nel brano originale Guccini diceva che gli piace bere vino, io l’ho trasformato in birra, che mi piace di più e il caso vuole che sia in assonanza con “pirla”, quindi mi ha fatto anche comodo!

Tutte le cose grandi all’inizio sono piccole, un grande fiume inizia da una piccola sorgente, un albero frondoso comincia da un piccolo seme, un libro da una piccola lettera, quando hai sentito nascere in te l’amore per la musica?

Forse quando ho capito che la musica è come una puntina, serve per fissare i ricordi al muro, per sempre. Ogni mio ricordo è in qualche modo riconducibile ad una canzone, quindi non è che è nato l’amore per la musica, ma meno romanticamente, la musica è intorno a me e non se ne andrà mai. Diverso è l’amore per il fare musica, quello nasce dalla mia voglia di mettere alla prova le mie capacità unito al mio bisogno di esprimermi. Tutti abbiamo delle necessità ed un modo di esprimere le nostre emozioni, non sono gli artisti o presunti tali. Io ho la scrittura e la mia scrittura è in forma canzone, la lunghezza giusta in cui amo esprimere quello che penso è concentrato in pochi versi, possibilmente in rima.

Qual è stato il momento più intenso da quando hai intrapreso la tua carriera nel mondo della musica?

Ce ne sono stati tantissimi, per fortuna. Diversi palchi mi hanno emozionato tanto, i viaggi per raggiungere mete sperdute per concerti da poche decine di persone, addormentarsi per terra dopo un live, ma anche quello che succede in studio. Dalla musica è nata la mia relazione, in qualche modo. La mia compagna canta e attraverso la musica si è stretto il nostro rapporto. L’amicizia con Nicholas è nata attraverso la mia musica ed è un regalo grande. Il più grande dei miei figli ha duettato con me ed averlo in studio è stato magnifico (per il più piccolo serve ancora qualche anno, ma arriverà anche lui, anche se una sua risata compare già in “Perenne”. Credo che tutte le cose più intense che ho vissuto nella musica siano legate alle persone che ho incontrato lungo il cammino, anche perché le emozioni sono più belle quando possiamo banchettarci in tanti.

Nella lirica “Nato Pirla” canti “Vivo dentro l’universo dell’assurdo”… quanto mettersi alla prova consente di raggiungere l’impossibile nonostante i paradossi a cui assistiamo quotidianamente?

Forse è il motivo che fa si che si metta alla prova a rendere possibile le utopie, ovvero gli stimoli che ci fanno fare quello che facciamo. Se io ad esempio volessi fare musica per “fare soldi”, banalmente ricercherei dei trend di mercato e non avrei gli stimoli giusti per trovare nuovi modi di esprimere le emozioni, proprio perché oggi il mercato è abbastanza stereotipato. Il mio sogno invece è che le mie canzoni vengano ascoltate da chi è in grado di ricercare il significato di quello che scrivo. Il motivo invece per cui scrivo e lo faccio così tanto è una necessità espressiva e quindi sono portato sempre a studiare molto, per non ripetermi. Il mio universo dell’assurdo è credere che questa mia passione possa essere, per quando in controtendenza, apprezzata.

All’interno del tuo nuovo singolo “Nato Pirla” affermi “Per ogni volta che scrivo i miei fantasmi scompaiono”… le vulnerabilità possono soffocare le ali dei sogni? Quanto il peso delle parole è in grado di arginare fragilità?

Queste parole le ha scritte Nicholas, nel ritornello, ma si credo che le vulnerabilità possano soffocare le ali dei sogni, perché per inseguire qualcosa, per metterci la faccia, per dare alla gente qualcosa di te da poter giudicare, serve una grande fiducia in se stessi. Io per tanti anni non ho pubblicato nulla proprio perché non avevo questa fiducia nella mia musica, nella mia scrittura. Per fortuna, una delle cose belle dell’invecchiare è che il giudizio degli altri diventa relativo. Nicholas ad esempio è incerto sulle sue qualità, umane ed artistiche e quindi fatica a buttarsi. Io cerco, come amico più anziano di lui, di dargli la spinta necessaria per esprimersi. Non che non abbia carattere, anzi, lo ha ed è molto centrato, ma io so che qualcosa posso fare e quel qualcosa lo voglio fare. Vorrei che alcuni suoi fantasmi sparissero. Gli altri glieli lascio perché sono quelli che gli permettono di tenere viva la sua sensibilità.

In “Nato Pirla” affronti molte tematiche delicate, “Ho raccolto delusioni”, tra rimpianti e rimorsi, quanto conta davanti ai propri sbagli non giudicarli?

Sarebbe importante che ci rendessimo conto che dove gli errori sono commessi in buona fede, sono perdonabili, mentre spesso invece tendiamo a non farcene una ragione. Almeno, per me, è così. In questo verso per delusioni parlo di giudizi degli altri, non tanto di autocritica, ma è difficile essere così lucidi da capire che il giudizio di una persona che non ci conosce non dovrebbe pesarci così tanto, quando invece, soprattutto quando siamo proprio noi a metterci in mano al giudizio di tutti, ogni parola ci ferisce. Però poi alla fine queste delusioni servono a migliorarsi o, nella peggiore delle ipotesi, a formarci, umanamente. Io ci ho messo tantissimo, ma finalmente ho capito il valore di tutte le delusioni che ho ricevuto nella musica ed ora le benedico.

Tra i versi di “Nato Pirla” troviamo molti messaggi notevolmente significativi ricchi di una profondità vera e importante, avverti la responsabilità dei messaggi che comunichi attraverso la tua musica? Il tuo nuovo singolo “Nato Pirla” vanta un featuring d’eccezione, com’è nata la collaborazione con Nicholas Manfredini?

Ah, ho parlato di Nich fino ad ora e non sapevo ci fosse una domanda specifica! Comunque, intanto dico che si, avverto una fortissima responsabilità quando scrivo. Anzitutto verso i miei figli che ascoltano le mie canzoni, che mi hanno come esempio di adulto e che non voglio deludere. E poi verso la musica, che mi ha dato così tanto in tutto questo tempo e che io sento di dover ricompensare in qualche modo e quel modo è tentare di dare il meglio di me in ogni testo e in ogni brano. Infine, anche se sono poche, voglio che le persone che mi ascoltano possano avere spunti di riflessione, senza essere necessariamente d’accordo con me, ma che possano ascoltare qualcosa di sincero e che possa far ragionare. Altri artisti lo hanno fatto involontariamente con me e lo fanno tutt’ora, io voglio metterci quello che posso. Per quanto riguarda Nicholas, beh io e lui siamo amici e lavoriamo insieme ad ogni pezzo da ormai quasi tre anni. A volte lui è totalmente dietro le quinte, a volte interpreta cose che scrivo io, qui avevo bisogno di lui in tutto e per tutto e lui è stato grande. Ma come dico sempre, Nich c’è anche quando non c’è, se la mia musica è così il merito è anche suo, così come di Mirino, che produce tutte le mie canzoni.


Hai seguito il Festival di Sanremo? Quali canzoni hai apprezzato maggiormente?

Certo che ho seguito il Festival! A maggior ragione quest’anno perché ero in cerca di stimoli musicali nuovi. Beh il mio brano preferito è “Dove si balla” di Dargen D’Amico, perché conosco lo spessore dell’artista e credo che dietro questa canzone, travestita da hit, ci siano tanti significati importanti e una visione del futuro piena di speranza. Spero che ci troveremo presto in quel futuro in cui lui ripensa a “che brutta fine le mascherine”. Poi c’è Elisa, che vocalmente è stata meravigliosa e che credo avrebbe dovuto vincere, ha uno spessore artistico troppo superiore a tutti gli altri concorrenti. In generale non ho trovato molte cose originali, ma diverse apprezzabili. Devo citare anche Giovanni Truppi che ha portato la canzone d’autore sul palco e che, nella serata delle cover, ha proposto “Nella mia ora di libertà” che è una delle mie canzoni preferite in assoluto e mi ha impressionato la forza con cui Sangiovanni ha avuto il coraggio di cantare “A muso duro” di Pierangelo Bertoli. Ci sono canzoni che ti possono schiacciare, lui si è messo alla prova e credo abbia stravinto la sfida.

Parteciperesti a Sanremo? C’è una canzone della storia Sanremese che porti nel cuore?

Ci andrei di corsa, a condizione di poter portare una canzone scritta da me, a modo mio e possibilmente duettando con Nicholas, in modo che l’esperienza sia condivisa, che sia un’altra nostra avventura da raccontare e raccontarci anni dopo mentre ci beviamo una birra. Resta comunque un palco importante, forse il più importante che ci sia in Italia e, anche se da giovane ribelle lo detestavo, adesso capisco che allora sbagliavo. Non ci sono canzoni passate dal Festival tra le mie preferite, ma in realtà forse è un puro caso. Ho però bei ricordi di serate con i miei genitori a guardarlo e anche quest’anno, con la mia compagna, sul divano a parlare di musica e quando parlo di musica io sto sempre bene.

A quali progetti ti stai dedicando attualmente?

Musicalmente sto studiando. Ho fatto 4 dischi in 4 anni, scritto per altri artisti, ho fatto qualche collaborazione e ora sento la necessità di cambiare, di studiare cose nuove e raccontare cose diverse. Ho parlato tanto di me nell’ultimo disco, mi sono raccontato del tutto, adesso vorrei parlare di chi ha poca voce. Ho un progetto in testa, ma non so quando sarà il momento di farlo diventare pubblico, per ora non ho fretta. Però dall’altra parte, qualcosa voglio farlo, perché ne sento la necessità. Magari sarà solo una canzone o qualche canzone, ma ormai sono passati 4 mesi dall’uscita del disco e ho voglia di presentarmi con qualcosa di nuovo. Nuovo inteso come inedito, ma anche come diverso da quello che ho fatto fino ad ora e ci sarà un particolare che farà capire quanto per me questa cosa sarà un taglio abbastanza netto con il passato. Quello che so è che quando sarà il momento, Mirino e Nicholas saranno al mio fianco. Scusatemi se mi sono dilungato tanto, ma come ho detto, parlare di musica mi fa stare bene e voi mi avete dato questa possibilità, quindi grazie con tutto me stesso!

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