AlOne, dal 18 Marzo il nuovo singolo “Cuori Di Carta”, intervista: “Il Festival di Sanremo è la manifestazione più importante nel panorama musicale italiano e poterla vivere per qualche giorno da vicino è stato fantastico”

AlOne

AlOne, il suo vero nome all’anagrafe è Alessandro Ferrari, è un giovanissimo cantautore e musicista polistrumentale, autentico e prodigioso, cresciuto a Varese ma la sua musica non ha confini e arriva dritta al cuore.

Reduce dalla recente partecipazione a Sanremo New Talent presso Casa Sanremo (hospitality RAI) nel corso della settimana del 72° Festival della città dei fiori, AlOne ritorna con una super sorpresa per il suo pubblico.

Abbiamo avuto il privilegio di ascoltare in anteprima il nuovo singolo di AlOne,  davvero mirabile, una splendida poesia in musica. Il protagonista del brano “Cuori Di Carta” ripercorre la fine di una relazione, con un innovativo arrangiamento che spazia dalle sonorità pop al rock, tra nostalgia e nuove consapevolezze, riflette sulla fine della storia d’amore con la speranza che lei possa tornare indietro, la sua porta è sempre aperta per lei per rivivere il loro sogno d’amore.

Il 18 marzo 2022 uscirà il suo nuovo singolo “Cuori Di Carta”, sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming, digital download.

AlOne presenterà il brano in anteprima in un Release Party che si terrà il 17 Marzo alle 20:30 presso l’Arlecchino Show Bar di Vedano Olona per una serata ricca di musica tra inediti e cover di numerosi musicisti ospiti dell’evento.

Il magazine Emozionienozioni ha ospitato AlOne per scoprire tutte le curiosità del suo nuovo singolo, “Cuori Di Carta”, e non solo.

AlOne il tuo nome d’arte è molto ambivalente, oltre alla traduzione dall’inglese evocativa della solitudine, qual è la sua genesi?

Il nome AlOne è nato quasi per scherzo, insieme a Stefano (il ragazzo che cura tutte le mie copertine), cercando di dare un’immagine al mio progetto solista nato dopo la “fine” degli Al Quadrato; duo acustico con Alice Piombino. Scherzando sul fatto che fossi rimasto solo quindi alone in inglese e sul fatto che degli “Al” (Alessandro e Alice) di Al Quadrato ne fosse rimasto uno solo quindi Al One è nato il nome AlOne.

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Sei nato a Varese, quanto il luogo in cui hai vissuto ha determinato il tuo percorso artistico? Hai mai pensato di dedicare un brano alla tua città?

Mi devo confessare: i primi mesi di vita li ho passati in provincia di Milano ma sono poi cresciuto in provincia di Varese, vivendo per amicizie e musica tanto sia il panorama della città sia quello della provincia. Varese è stata una tappa fissa nel periodo delle band in cui si girava di locale in locale a consegnare il cd demo a mano, è stata poi la casa di tanti live durante il periodo acustico e dalla provincia di Varese ripartirò con i live il 17 marzo dopo due anni di stop. Una canzone si potrebbe scriverla, magari cantandola con altri artisti della città!

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Oltre a essere un grande cantautore, sei anche un sorprendente musicista, suoni dal pianoforte alla chitarra, qual è il primo strumento musicale a cui ti sei avvicinato?

Il mio primo strumento è stato proprio il pianoforte, abbandonato dopo due anni e riscoperto durante il liceo. La chitarra è arrivata subito dopo l’abbandono del pianoforte e non l’ho più abbandonata.

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Quali sono i personaggi che hanno avuto un ascendente maggiore sulla tua formazione musicale?

Sono cresciuto in una famiglia dove la musica è sempre stata un comune denominatore oltre ad aver avuto la possibilità di viverla come “normale” fin da piccolissimo. Sicuramente la band di famiglia sono i Pooh che mi hanno ispirato non solo sotto il profilo musicale ma anche scenico e manageriale: da loro ho iniziato a vedere la musica come un mondo grandissimo dove l’arte è solo la punta di diamante che esiste grazie a tantissime figure professionali in vari ambiti. Da lì è partita la passione per la musica e la scoperta di un settore professionale è stata la chiave di volta per decidere che vivere di musica è possibile.

Il tuo esordio discografico risale al 2017, con il duo “Al Quadrato” e il brano “Ma Che Ne Sai”, com’era nata la collaborazione con Alice Piombino? Quanto cambia l’approccio alla musica nella prerogativa da solista? Fin dal tuo debutto come AlOne hai immediatamente ottenuto grandi riscontri, sei riuscito a raggiungere l’ambita top 100 di iTunes. Come hai vissuto un traguardo così importante?

La collaborazione con Alice Piombino nasce alla fine dell’estate del 2015. Dopo un anno di collaborazioni in acustico con Giulia Roncato volevo portare avanti il percorso live in acustico (stava iniziando a diventare un lavoro) e mi sono messo alla ricerca di una nuova cantante. Mi è capitato il profilo di Alice dopo aver sentito un paio di suoi video su YouTube ci siamo incontrati per un caffè: due giorni dopo eravamo in sala prove e dopo 7 anni ci sentiamo quotidianamente (o quasi), ci facciamo lezione reciprocamente di canto e chitarra e collaboriamo a vari progetti insieme. Lavorare in duo o lavorare individualmente è un processo completamente opposto fin dalla fase creativa: dallo scrivere pensando alle caratteristiche di un duo o di una band ti concentri solo sulle tue voglie musicali, nel bene e nel male. Come mi piace definirmi sono un “animale fortemente sociale” e mi manca il confronto o la condivisione del progetto soprattutto nella sua fase creativa (la pre-produzione) e sul palco ancora di più; ma questo percorso solista mi sta facendo mettere in gioco in prima persona sotto vari profili, esponendomi e dandomi la possibilità di condividere e raccontarmi senza filtri e compromessi con il pubblico. Entrare in top 100 iTunes è stata una scarica di adrenalina pazzesca: probabilmente non ho chiuso occhio per una settimana! Qui devo ringraziare Francesco Palma, Daniele Feliciotti e Alessandro Tinelli che sono stati fondamentali per raggiungere questo obiettivo.

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Hai collaborato come compositore e producer per altri artisti firmando diversi brani, come per Noemi Romiti (Emozioni Live, Cantagiro) e per Rachele con Riccardo Castiglioni (Radio Zeta e RTL 102.5) al brano “La Mia Cura”. Cosa provi quando ascolti i tuoi brani cantati da qualcun altro?

Scrivere un brano per qualcun altro lo trovo estremamente stimolante perché mi permette di confrontarmi con altre teste e crescere musicalmente dovendo creare una canzone che racconti l’emozione di qualcun altro. Alla fine nascono dei pezzi che sento come fossero parte della mia produzione ma col vantaggio che non cantandoli io posso ascoltarli quanto voglio godendo delle emozioni che gli artisti che li cantano sanno regalarmi.

Sei stato tra i protagonisti di Casa Sanremo nella manifestazione Sanremo New Talent. Qual è l’aneddoto legato a Sanremo che porti nel cuore? Cosa rappresenta per te la kermesse canora della città dei fiori?

Il Festival di Sanremo è la manifestazione più importante nel panorama musicale italiano e poterla vivere per qualche giorno da vicino è stato fantastico. Mi sono trovato immerso in una città che vive di musica 24 ore su 24, dove per strada incontri solo addetti ai lavori, fans di artisti e media e dove finisci a cena alle 22 in un ristorante seduto a un tavolo di distanza da Ditonellapiaga e “un tizio biondo con dei tatuaggi in faccia”… si, al momento non l’ho riconosciuto! Nel cuore mi porto l’esperienza fatta e le persone conosciute, le jam session alle 3 del mattino e un’esperienza che credo sia tra le più formative sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista umano che mi sia capitato di vivere fino a oggi.

Sei il direttore della “La Verdi Accademia Musicale Del Seprio”, quanto credi che sia fondamentale coltivare il proprio talento musicale?

Coltivare il proprio talento musicale è fondamentale tanto quanto lo è coltivare un talento se si ha la fortuna di accorgersi di avere un talento e la possibilità di studiare per non sprecarlo; perché precludersi l’opportunità di vivere facendo ciò che ci piacerebbe fare? Più in generale suonare credo sia estremamente formativo non solo dal punto di vista culturale ma anche sotto il profilo umano. La musica è un linguaggio molto diretto che sa raccontarci e sa farci esprimere insegnandoci allo stesso tempo ad ascoltare e capire. La musica è anche collettività perché la si studia da soli per poi suonarla insieme e insegna che la canzone funziona bene se tutti quanti suoniamo allo stesso tempo, supportandoci e lavorando per il risultato finale ciascuno tramite il proprio strumento; concedendoci qualche assolo ma senza eccessi o pretese individuali.

Dal 18 marzo 2022 il tuo nuovo singolo, “Cuori Di Carta”, sarà in rotazione radiografica e sarà disponibile su tutte le piattaforme di streaming, digital download. In quale emozione ti rispecchi più assiduamente quando canti?

In Cuori Di Carta vivo un mix di emozioni: da una parte l’emozione positiva che solo i brani che ti piacciono di più sanno regalare; dall’altra parte un’emozione contrastate perché è un brano che tocca una cicatrice importante che mi porto dentro. Ma come dicevo prima la musica è proprio questo: la musica è un linguaggio che sa raccontarci e sa farci esprimere.

Quanto troviamo di autobiografico nel testo di “Cuori Di Carta”?

In Cuori Di Carta ci troviamo tanto, forse troppo, di autobiografico. È nata di getto al pianoforte proprio nei giorni in cui stavo vivendo la fine di quella che a 25 anni è la storia più importante che uno possa avere avuto, quella che a conti fatti è durata per un quinto della tua vita fino a quel momento e in cui iniziavi a pensare di poter riporre qualche prospettiva un po’ più lunga. Nella canzone canto questo: la richiesta di provare a guardare il bello che c’è stato perché è il fondamento di quello che potrà essere; senza cedere a un percorso individualista ma salvandosi insieme, come è giusto che sia in una coppia.

In “Cuori Di Carta” affronti la fine di una relazione tra tribolazioni e dubbi, è meglio avere rimpianti o rimorsi?

È senza dubbio meglio avere il rimpianto di aver detto una parola di troppo o essere stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso piuttosto che avere il rimorso di non essersi spesi fino in fondo per ciò in cui si crede.

“Siamo cuori di carta e con un soffio andiamo via”, quanto credi che l’amore possa essere il motore del mondo?

L’amore è il motore del mondo, verso noi stessi e verso gli altri. Verso noi stessi per poter amare gli altri al massimo e verso gli altri per imparare ad amare un po’ di più noi stessi.

Come vivi il mondo odierno dei social network?

Il mondo odierno dei social network è parte del nostro mondo e va vissuto; personalmente è il mezzo con cui posso stare in contatto con chi mi segue ed è l’occasione di far arrivare la mia musica e le mie emozioni a chiunque. Grazie ai social network sto costruendo dei rapporti che vanno oltre la musica. Però quando poi un rapporto diventa personale ha bisogno di essere coltivato nel mondo reale. Credo che una delle pecche più grandi del mondo odierno sia che ciascuno di noi è l’unico abitante del suo mondo virtuale, dimenticandoci che siamo persone in carne e ossa con una responsabilità civile e umana verso le altre persone. Mi piace vivere questo: guardarsi in faccia e viversi realmente.

Qual è la frase che sposi più frequentemente?

Ultimamente “ho sonno”…  ho troppi progetti in mente e troppo poco tempo a disposizione.

Con quali artisti vorresti realizzare un featuring?

Degli artisti attuali ho un debole per Fulminacci: mi accontenterei anche di scrivergli un brano!

Qual è il tuo punto di vista vertente vertente il talent show?

Credo che il Talent Show sia un’ottima vetrina per un artista che ha già un percorso e può sfruttare quei minuti di celebrità per raccontarsi a quanta più gente possibile. Se non hai ancora un progetto, un’identità e una personalità definita rischi di raccontare il “niente” e bruciare un’occasione.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

I miei prossimi progetti sono pubblicare tanti brani pronti nel cassetto e soprattutto fare tanti, tanti ma tanti live. Mi manca tantissimo il palco e non vedo l’ora di ricominciare dal 17 marzo all’Arlecchino Show Bar di Vedano Olona!

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