A due settimane dall’uscita di “Quando passa il temporale”, il cantautore Alberto “caramella” Foà ci regala un’altra piccola chicca con il brano “Alla fine dei colori”.
Una ballad originale, tra folk e la più classica canzone d’autore, anche questa parte dell’album “TRANSEAT” di prossima pubblicazione, in doppio formato (cd e vinile).
La copertina è ancora una volta del bravissimo Paolo Passoni, l’arrangiamento del maestro Agostino Celti che insieme alla sempre più convincente Elisa Alloro, ai cori, sottolinea la voce, qui forse volutamente meno calda che in altre occasioni e il testo emotivamente importante capace di indagare e raccontare i pensieri prima della fine, le immagini, più o meno immaginate, delle persone care e delle situazioni di qua e di là della porta, in una simulazione di emozioni senza tempo, segnate appunto tra i colori e il bianco e nero, a tratti intenso fino all’aurora ed oltre, di ombre e di luci.
C’è la madre (“io volevo dirti grazie ma ho lasciato sempre stare con la scusa che non serve, tanto è amore”), c’è l’amore della vita (“c’è un portone senza chiavi che si apre se sorridi perché sai spostare i venti che mi soffiano sul cuore, tu ragazza che lo fermi e lo sai far ripartire”), c’è il ricordo del padre (“e che ha quasi sempre fame ma è una scusa come un’altra per mangiare”) e, alla fine dei colori, c’è l’arcobaleno (“con le volte che ridevo o invece ho pianto, coi cavalli che ho scommesso e le volte che hanno vinto ma se perdono è lo stesso, metto in conto”)…
I cavalli ed il passaggio tra la vita e quell’altra cosa, sono presenti in tutte le canzoni di questo secondo album dell’artista, e in questo pezzo in particolare; la stanza immaginata come un limbo dove si può fischiettare “ha finestre sull’inverno che non punge ma ci sfiora, c’è una luce che ci avvolge, come fosse primavera”…
Dopo il dialogo con Dio di “Quando passa il temporale” e quello con la morte in vacanza di “Joe Black”, qui la poesia di Alberto “Caramella” Foà descrive quello con se stesso nel momento del consuntivo e del giudizio su tutto quel che è stato.
La vita come una corsa di cavalli -appunto- su cui si è continuato a scommettere e la sentenza finale è che comunque è sempre stata vita e le volte che si ha vinto bene ma va benissimo anche quando si perde, tutto va messo in conto. Da sè e dagli altri, che di quella vita hanno fatto -e fanno- parte.
La produzione è ancora di Engine Records, la piccola etichetta indipendente immersa in progetti di qualità.
Anche “Alla fine dei colori” sarà in scaletta nel “Transeat Tour” che prenderà il via la sera di venerdì.