Cristiano Pucci, il nuovo singolo “Wild Bloom”, intervista: “le figure fondamentali a far ispirare la mia musica sono state in Primis il primo Gianluca Grignani della Fabbrica di Plastica, Kurt Cobain e Jim Morrison”

Cristiano Pucci

Cristiano Pucci, cantautore profondo e avanguardista, con la sua indole peculiare e originale attacca la musica british alle radici e brano dopo brano sorprende sempre più.

Il magazine Emozionienozioni ha raggiunto Cristiano Pucci per un’intervista esclusiva in concomitanza con l’uscita del nuovo singolo “Wild Bloom”.

Qual è il tuo primo ricordo legato al mondo della musica?

Fondamentalmente mia madre mi ha trasmesso la musica: Queen, Anna Oxa ma anche gruppi moderni. I Miei cugini metteva Vasco Rossi e Smashing Pumpkings non stop a casa di mia Nonna. Uno dei pezzi che comunque mi segno profondamente fu Angie dei Rolling Stones che sentii alla radio una domenica mattina.

Cristiano Pucci

Quali figure sono state fondamentali per far ispirare la tua musica?

Le figure fondamentali a far ispirare la mia musica sono state in Primis il primo Gianluca Grignani della Fabbrica di Plastica, Kurt Cobain e Jim Morrison. Intorno al 2006 Francesco Sarcina delle Vibrazioni e un grande alone di Vasco Rossi durante tutta la mia vita. Dal 2011 al 2014 Luca Carboni e Raf ma anche Richard Ashcroft e gli U2 si sono aggiunti alla lista. Da dopo il 2017 sto ascoltando Marc Bolan, David Bowie e Freddie Mercury Unico.

Cristiano Pucci

Quali generi musicali hanno scalfito il tuo iter artistico?

Sono nato con input Acustic Psichedelico degli anni Novanta ma poi ho vissuto un lungo periodo Grunge che si è trasformato in Stoner. Nel 2003 ho iniziato a studiare a piano e canto lirico al Conservatorio di Firenze provando a dare l’esame di ammissione senza successo. Allo stesso tempo avevo una band Indie Rock molto Afterhours. Ho sempre cercato di raffinare le mie sonorità’ e il mio istinto cantautoriale. Non sono mai stato distruttivo o troppo aggressivo nei suoni, diciamo che il Glam rock è il genere che si avvicina di più a quello che vorrei suonare ma di questi tempi sento che il grunge che sta per tornare.

Hai vissuto a Londra per un lungo periodo, cosa porti con te delle sonorità londinesi?

Direi cosa è rimasto delle sonorità’ italiane? Ho ancora le radici italiane dentro di me ma il mio modo di percepire la musica ora è totalmente diverso. In una città come a Londra c’è bisogno di aumentare il ritmo e l’energia per affrontare la frenesia dello stile di vita. In Italia sento molto questo modo appoggiato di suonare quasi a voler calmare gli animi e addormentare un po’ quella vitalità o forza di reazione ad una situazione.

Il tuo nuovo singolo, “Wild Bloom”, è fortemente incisivo, qual è la genesi del brano?

Ho scritto il brano in molte fasi: la parte melodica è arrivata durante le prove prima di un concerto del 2018. Un anno dopo era tra i pezzi presi in considerazione per il progetto della Rue Music Record che sarebbe iniziato nel 2020. In realtà il pezzo era molto grunge e somigliava molto a “You know you’re right “dei Nirvana. Quando lo studio mi chiese la pre-produzione mandai un demo acustico ecco perchè Simone Sandrucci (Produttore e arrangiatore) ha ristrutturato la canzone con tutt’altro sound. Arrivati in studio per registrare mi imposi molto per farla rock ma alla fine mi fidai della produzione e aumentammo soltanto un po’ la velocità e la tonalità di esecuzione. Nicola Baronti (produttore artistico) infine ha creato la magia aggiungendo una parte molto molto alternativa sul finale dando al pezzo la sua completezza.

Il videoclip del tuo nuovo singolo, “Wild Bloom”, è un autentico capolavoro, quanto sei stato coinvolto nella preparazione del video?

In realtà la preparazione è stata solo mentale nel cercare di avere una visione delle reazioni dei passanti. Noi abbiamo solo creato le circostanze per farlo succedere. Il videomaker Mat Green è stato un vero professionista e ha saputo cogliere le angolature giuste e i primi piani che rafforzano un po’ la parte estetica del video. L’idea era semplice e ripresa da “Bittersweet Simphony “dei “The Verve” ma con una vena più poetica e Glam.

Qual è il luogo ideale per il tuo concerto perfetto?

Il luogo ideale per il mio concerto è un locale piccolo e al chiuso, dove si possa vivere a pieno l’atmosfera underground, dove le vibrazioni possano rimbalzarti addosso.

Qual è il motto che sposi assiduamente?

Il mio motto è work work work!!!

Come vivi i social?

Non odio i social perché mi fanno compagnia ma non è come socializzare in un bar. Le persone dal vivo sono ben diverse.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Al momento sto lavorando sul prossimo album e mi sto preparando per il minitour di aprile.

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