30 ANNI DI RIGHT TEMPO: IL 4 MAGGIO MARIO RUSCA IN CONCERTO AL BLUE NOTE MILANO

30 ANNI DI RIGHT TEMPO: IL 4 MAGGIO MARIO RUSCA IN CONCERTO AL BLUE NOTE MILANO

30 ANNI DI RIGHT TEMPO – Per celebrare i trent’anni di attività dell’etichetta Right Tempo Il pianista Mario Rusca si esibirà in trio e con due ospiti speciali al Blue Note il 4 maggio. Nel corso della sua longeva carriera Rusca ha suonato tra gli altri con Tony Scott, Steve Lacy, Chet Baker, Gerry Mulligan, Lou Donaldson, Lee Konitz, Stan Getz, Toots Thielemans e ancora con Enrico Rava, Tullio De Piscopo e Gianni Basso. Una vita dedicata al Jazz e alla sua didattica. Pianista ufficiale al leggendario Capolinea, Mario Rusca è da sempre un pilastro del Jazz italiano.

In questa importante occasione il suo trio è composto da due leoni del Jazz quali Riccardo Fioravanti al basso e Maxx Furian alla batteria, mentre ai fiati ci sono Gabriele Comeglio e Flavio Boltro, in qualità di ospiti speciali. In poche parole si tratta di un affare di famiglia tra grandi protagonisti della scena jazzistica nazionale e non solo.

A rendere ulteriormente speciale questa serata il Blue Note ospita in via eccezionale il DJ set, con vinili rigorosamente originali per l’assoluta qualità del suono dell’epoca,  di Vittorio Barabino (Easy Tempo) che ha partecipato per anni alla trasmissione radiofonica ‘Mono Jazz’ per la radio di Gilles Peterson Worldwide FM.

Una serata all’insegna del Jazz d’autore: dal vivo e attraverso il culto dei vinili originali.

Il concerto è organizzato da Right Tempo in collaborazione con Novara Jazz.

La Right Tempo, fondata nel 1993, è la casa discografica Italiana che ha rappresentato per prima l’Italia nel network internazionale dell’Acid Jazz.  La sua etichetta Easy Tempo ha iniziato l’onda mondiale delle colonne sonore con piglio soul, funk e jazz collaborando personalmente e riportando alla luce compositori del calibro di Piero Umiliani e Piero Piccioni.

NovaraJazz, organizzato dall’associazione Rest-Art, arriva nel 2023 alla sua ventesima edizione. Negli anni, il Festival ha ospitato molti artisti internazionali di rilievo ed eccellenze italiane, ha prodotto in anteprima assoluta diversi spettacoli e ha accolto anteprime europee o italiane. NovaraJazz firma anche una stagione di eventi nel territorio di Novara e a Milano e, come associazione Rest-Art, ha dato vita al nuovo Centro di Produzione Musica We-Start, recentemente riconosciuto dal Ministero della Cultura.

FORMAZIONE

Mario Rusca: pianoforte

Riccardo Fioravanti: contrabbasso

Maxx Furian: batteria

Special guests:

Gabriele Comeglio: sassofoni

Flavio Boltro: tromba

E’ raro poter trovare oggi musicisti della vecchia guardia del jazz italiano ancora fortemente entusiasti di poter incidere nel tempo la propria creatività.

Il nome di Mario Rusca si può certamente annoverare tra questo circoscritto manipolo di eroi.
Nato a Torino nel 1937, già a nove anni inizia a flirtare con il pianoforte. Il primo impatto con il jazz non è dei più promettenti: un amico gli regala un 78 giri di Charlie Parker e Dizzy Gillespie che lo lascia sconcertato. E’ ancora troppo giovane per poter apprezzare la dirompente vulcanicità dei boppers. La folgorazione per il sacro fuoco del jazz arriva però poco dopo: compresa la difficoltà di Mario, l’amico gli consegna tra le mani un disco in trio di Bengt Hallberg che gli cambierà la vita. Quel modo genuino e rilassato di suonare diventerà, negli anni, il cardine del suo stile pianistico morbido e al contempo effervescente, votato a una ricerca armonica sempre in costante levitazione tra brezze melodiche e frantumazioni improvvise.

Rusca ha fatto tesoro delle capacità compositive di Ellington e del sound brillante di Hampton Hawes, lasciandosi incantare dalle invenzioni armoniche dei grandi pianisti degli anni cinquanta e sessanta: da Bud Powell a Bobby Timmons, sino a Wynton Kelly e Bill Evans. «Quello è il jazz, ecco», afferma.

«Il jazz ti deve divertire», continua, «ti deve far battere il piedino!». «Se ti diverti tu fai divertire chi ti ascolta», conclude. E subito visualizzo Mario sul palco del Capolinea – il più importante locale di jazz italiano degli anni settanta e ottanta – che con il suo magnetico entusiasmo fa agitare il pubblico in sala durante infuocate jam sessions. Davanti a quella fumosa platea milanese di amanti del dixieland e dell’hard bop, studenti universitari e coppie borghesi, dal 1971 al 1977 Mario si esibirà con organici sempre diversi, incrociando assoli con il gotha del jazz nazionale e internazionale. Lungo l’arco della sua carriera, i suoi chorus non scintilleranno solo tra le mura del Capolinea, ovviamente. Si esibirà in importanti contesti nazionali e internazionali – rappresenta l’Italia come “Piano Solo” al “Festival Internazionale” di Varsavia e partecipa con il suo quintetto nel 1985 al “Festival Internazionale” di Montreal – e collaborerà con una moltitudine di nomi prestigiosi: Chet Baker, Curtis Fuller, Gerry Mulligan, Lou Donaldson, Art Farmer, Bob Berg, Lee Konitz, Dusko Gojkovic, Al Gray, Kay Winding,; e poi ancora: Stefano Bagnoli, Enrico Rava, Tullio De Piscopo, Kenny Clarke, Stan Getz, Jimmy Owens, Toots Thielmans, Gianni Basso, Pepper Adams, Steve Lacy, Steve Grossman, Franco Ambrosetti, Woody Shaw, ed Eddie L. Joe Davies. Ognuno di loro ha segnato, in piccole o grandi dosi, il cammino jazz del pianista verso una sempre maggior consapevolezza dell’utilizzo dello strumento e del modo di negoziare le variazioni con stile. Nessuno di loro va trascurato, perché, mi dice Mario, «sono stati tutti importanti per me».

Arruolando altri musicisti o lavorando in trio o quintetto sono i modi in cui Mario Rusca trovava sempre la sua strada per far rendere al meglio ogni componente e creare della grande musica. Alcuni fulgidi esempi sono “The Echo of Ego trio” o i dischi in quartetto con Enrico Rava (DNA) e in trio e archi (Smiling in Hollywood), La Big band, il trio e il quintetto sono le formazioni che preferisce, il modo migliore per permettergli di esprimere il suo approccio luminoso e avvincente.  Come nel caso del Mario Rusca Quintet, che gli “rimane nel cuore” e che gli ha permesso di vincere la Coppa del Jazz nel 1985 insieme a Flavio Boltro, anche lui presente in questa importante serata.